La meteorologia applicata all'agricoltura/Parte prima/1

Parte prima - Capitolo primo

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CAPITOLO PRIMO.

Dell’influenza dell’Atmosfera sulla vegetazione per mezzo delle sue qualità generali.

2. La presenza dell’aria è tanto necessaria agli animali, e ancor più ai vegetabili, che senza di essa non potrebbero nè vivere nè nascere. Io dico ancora più ai vegetabili; poichè il feto si forma e vive nella matrice, o nell’ovo, senza respirare, mentre che per molte esperienze si sa, che molti grani non germogliano nel vuoto, e quelli che vi germogliano periscono in breve tempo: ma se si lascia entrar l’aria nel recipiente, quelli che non avevano germogliato, levano presto, e prontamente crescono, Parimenti nel vuoto, e nell’acqua spogliata d’aria, le piante periscono, come i pesci. All’opposto, molte semenze germogliano senza terra, nelle limature di ferro, purchè godano del benefizio dell’aria con un poco d’umido, crescono, prosperano, portano fiori e frutti: testimonio l’erbe, le piante, gli alberi stessi, che non hanno radici se non nelle muraglie, nelle fissure delle pietre vive, anche sotto coperto, ove non traggono certamente alimento se non dall’aria. In generale si può comprendere, quanto contribuisca l’aria alla vita delle piante, riflettendo, che le circonda, e le preme da tutte le parti, le affetta col suo peso, col suo elaterio, col suo calore, colla sua umidità, secchezza ec. Ma più immediatamente ancora, l’aria concorre a nutrir le piante colle sostanze che contiene, e che loro porge in alimento. Ciò dimanda d’esser meglio dettagliato.

3. Atmosfera significa la sfera de’ vapori, e dell’esalazioni; ciò è che una prodigiosa quantità di particelle si distacca continuamente dalla superficie [p. 15 modifica]dell’acque, di tutta la terra, di tutti i corpi, sopra tutto de’ vegetabili, e degli animali, per il calor del sole, per li fuochi sotterranei, per le fermentazioni, massimamente per l’azione del fluido elettrico. Tutti questi corpicelli elevandosi, vanno a mescolarsi coll’aria, che Aristotele per ciò chiamò con ragione il gran mare, l’oceano, dove vanno a terminare tutte le correnti di tutti i vapori, ed aliti della terra. Quivi, se bene in questo gran caos facciasi un’infinita confusione di tutte queste materie volatili, non ostante è da credere, che li corpicelli d’ogni specie ritengano la propria loro natura; per esempio le particelle acquose la natura dell’acqua, le saline del sale ec. e parlando dell’emanazioni delle piante, è probabile, che esse ritengano la loro natura vegetabile non solo, ma ancora il proprio carattere di ciascuna pianta; poichè, come colla distillazione si estraggono l’essenze di rosa, di garofano, di menta, d’altri semplici, fermando col coperchio del lambico gli spiriti che sarebbero dissipati nell’aria, in simil guisa gli spiriti, che si spandono per l’aria per mezzo dell’evaporazione naturale, non è da dubitare, che non sieno veri spiriti, per esempio di rosa, di menta, di garofano ec. Gli odori lo provano; per esempio, quando a molte miglia di distanza in mare sintesi la fragranza delle piante aromatiche all’Isole Moluche.

4. Almeno si accorderà ciò, che non si può negare, che tutte le parti le più fine, le più sottili, le più volatili delle piante, presto o tardi, o per la traspirazione continua, o per l’ultima dissoluzione volano nell’aria, e che quivi ritengono almeno una gran disposizione per rientrare nello stato, in cui erano poco fa, di esser vegetabile, certamente con maggior facilità che altre materie straniere, crude, grosse, indigeste.

5. Si accorderà ancora senza difficoltà un’altra co[p. 16 modifica]sa; che ogni corpo che si nutrisce, deve essersi nutrito delle sostanze che contiene, o di cui è composto; e che è composto delle sostanze, nelle quali per la sua distruzione finale si risolve.

6. Io non dirò già, che l’analisi chimica possa mostrarci chiaramente tutti i diversi ingredienti che entrano nella composizione d’un corpo naturale, o artificiale: la nostra arte non arriva forse a graduare le sue operazioni in maniera di non confondere le decomposizioni. Ma parlando delle piante, e anche degli animali, che si faccia la loro decomposizione coll’arte chimica o colla soluzione naturale, le specie sommarie delle sostanze che ne caviamo sono le seguenti: 1.° delle parti solide d’una terra fissa che sembra formar la base di tutti i corpi viventi; 2.° delle parti sottili e volatili, sensibili almeno al gusto e all’odorato, che sembrano esser le vere forme sostanziali, le anime delle piante; queste, essendo leggiere e volatili, vanno tutte nell’aria; 3.° molta acqua: serve essa di veicolo alle parti fisse, e di glutine alle parti volatili; perciò l’acqua esce la prima, senza di che non si farebbe dissoluzione. Io non parlo nè dell’aria, nè del fuoco che probabilmente si fissano nelle piante, e che certamente appartengono all’atmosfera.

7. Ora, affine che le piante possano germogliare nutrirsi e crescere, vi vuole il concorso di questi elementi. Se la terra somministra le parti fisse, la parte umida e ’a spiritosa certamente viene tutta dall’atmosfera, benchè forse nell’origine la prima sorgente ne sia stato il caos confuso della terra.

8. Supponiamo un suolo esaurito per una lunga serie di produzioni, come arriva in fine ai fondi più grassi: vediamo, come l’industria del coltivatore si regola per introdurvi di nuovo la fertilità. Due maniere vi sono di migliorare le terre esauste; i concimi, e i lavori. [p. 17 modifica]

9. Cosa vuol dire concimare, o ingrassare le terre? vuol dire introdurvi un nutrimento abbondante e proprio per le piante; i concimi lo somministrano, ecco come. I concimi di qualunque specie non sono altro che sostanze di vegetabili putrefatti, o consumati, come le ceneri, la fuligine de’ camini, gli escrementi, e le parti degli animali (i quali in ultima vengono a nutrirsi tutti di vegetabili, anche i carnivori) o pure di terre composte delle parti disciolte degli animali, e de’ vegetabili, come le marne, le torbe, i fanghi, i terruzzi ec.

10. I fondi si esauriscono a forza di nutrir piante, perchè? Perchè spendono a poco a poco tutta quella sostanza propria a convertirsi in pianta che contenevano. Questo solo basterebbe a convincerci, che tutte le piante non si nutriscono promiscuamente d’ogni terra, d’ogni succo comune. Comunque sia, la terra non fruttifica più, se non le vengono restituite quelle sostanze vegetabili, che avea perdute, o di simili: i concimi contengono queste stesse sostanze, e per questo fertilizzano le terre.

11. Ma gl’ingrassi non sarebbero d’alcun profitto alla terra, senza le benigne influenze dell’atmosfera, vale a dire, se la terra non ricevesse dall’aria l’umido, e lo spirito, che forma l’anima della vegetazione. Questo è lo scopo dell’altra parte della coltura, che consiste in moltiplicare i lavori, voltare, rivoltare, dividere, triturare, polverizzare le terre senza queste operazioni i concimi non sarebbero quasi niente; ma senza i concimi, i lavori fanno molto, moltissimo; e v’è qualche sistema celebre d’agricoltura, che non richiede se non questo. In che consiste dunque il benefizio de’ lavori? Eccolo.

12. La terra voltata, divisa, e triturata, riceve prima meglio l’acqua delle pioggie, delle rugiade, delle nevi, e dell’altre meteore umide; in secondo luogo assorbe insensibilmente gli elementi fecondi, [p. 18 modifica]sparsi, come si è detto, in sì grande abbondanza dell’atmosfera. Io non dirò, che ogni specie di terra fissa attragga quella specie di spiriti, che le sono proprj ed omogenei, ciò non sarebbe assurdo, queste affinità tra sostanze e sostanze essendo cognitissime in natura; ma è fuor di dubbio, che la terra si carica di tutte le deposizioni dell’aria.

13. Se i lavori operassero solamente attenuando le terre, si potrebbe replicarli tutti in un giorno, e basterebbe. L’attenuazione e la sottile divisione delle terre, è bensì attissima e necessaria per se stessa, affine che possa abbracciare le semenze e le radici, e dar un facile passaggio all’umidità, ai succhi, agli spiriti nutritivi: ma finalmente, ripetiamolo, la sola attenuazione servirebbe poco senza l’influenza dell’aria, e i pigri lavoratori avrebbero qualche ragione di dire, che le tavole dell’aratro non ingrassano le terre. Ora i lavori moltiplicati sono vantaggiosi: purchè passi tra loro un certo intervallo di tempo, questo tempo è necessario affinchè la porzione di terra esposta all’aria possa imbeversi degli spiriti vegetabili di cui era priva. Quando questa porzione può essersi impregnata, si volta di sotto con nuovo lavoro, è si espone all’aria un’altra porzione, che riceve una bonificazione simile, e così di seguito. Ecco il frutto de’ lavori: donde si comprende anche che utile è seminare alla superficie, dove si raccoglie la sostanza feconda che viene dall’aria. Se poi penseremo, che i concimi istessi, e le terre fertili ma crude, si preparano, si digeriscono, si maturano per mezzo dell’azione del sole e delle meteore; si confesserà, che la fecondità della terra dipende intieramente dall’atmosfera, e dalle sue modificazioni, che sono le meteore istesse.1 [p. 19 modifica]

14. Sin qui s’è parlato dell’alimento, che le piante succhiano per mezzo delle radici. Bisogna dir una [p. 20 modifica]parola di quello, che traggono immediatamente dall’aria per mezzo dei pori e dei vasi assorbenti [p. 21 modifica]della corteccia e delle foglie. Le osservazioni dei Signori Hales, Guetard, Bonnet, Duhamel, ed altri Fisici, non ne lasciano dubitare. Non parlo della sostanza propria dell’aria, che le piante inspirano per le loro trachee, che circola probabilmente con il succo, e si fissa forse in sostanza: parlo dell’aria, qual è nell’atmosfera, una mescolanza di esalazioni e vapori d’ogni spezie, spezialmente vegetabili. Dunque assorbono le piante per mezzo delle foglie, che son come tante radici aeree, un umido succulento e sostanzioso, che le nutrisce e le vivifica, ancora meglio che il succo della terra. La rugiada certamente non s’attacca se non che alle foglie, ai fiori, alla corteccia, e pure fa un gran bene alle piante, al che non basta un semplice rinfresco; ma, perchè la rugiada viene da esse assorbita, diventa un delicato nutrimento.

15. I gran Newton pensava, che oltre l’aria e l’etere, le piante assorbono le particelle del fuoco, e della luce. Il Sig. Franklin ed altri Fisici sono [p. 22 modifica]lo stesso parere. Secondo questi gran Filosofi, restano fissati e conglutinati nelle piante questi sottilissimi fluidi, e da essi probabilmente provengono gli odori e sapori delicati dei fiori, dei frutti, e le altre virtù spiritose delle piante.

16. Diciamo una parola del moto egualmente necessario alla vegetazione, che l’atmosfera imprime ai succhi. Ho accennato qui sopra, che il peso e l’elaterio dell’aria deve influir molto a movere i fluidi nelle piante. Ma il calore ed il freddo, producendo un’alternativa di rarefazione e di condensazione, tanto nell’aria, che nei succhi istessi, devono contribuirvi ancor più. Questa alternativa prepara i succhi nella terra; il corpo spugnoso delle radici gli assorbe, il calor del giorno li rarefà, e con ciò gli spinge avanti; il fresco della notte li condensa, e con ciò fa luogo ad altri liquori per introdursi. Finalmente, correndo un’eguale alternativa di dilatazione e di contrazione nei canali delle piante, ne risulta una specie di moto peristaltico, o di fistole e di diastole, che promove il progresso, e forse la circolazione dei fluidi per tutto il corpo delle piante.2

17. Per osservazione de’ Fisici Botanici niente v’è di più favorevole alla vegetazione, che un calore accompagnato d’umidità; l’umidità presta la materia, il calore il moto. Una tale costituzione ha luogo nei tempi coperti, variabili, piovosi, burrascosi: perchè in questo tempo più frequente è più forte è [p. 23 modifica]la sopraddetta alternativa di condensazione e rarefazione. Perciò in questo stato dell’atmosfera, le piante crescono più in una settimana, talora in un giorno, che in un mese in altre circostanze. Forse vi ha parte una dose più grande di elettricità.

18. Sembra esser l’elettricità un quinto elemento, più sottile, più penetrante, più attivo di tutti gli altri, anche del fuoco. Circolando questo tra l’aria e la terra (forse tra la terra, e gli astri) egli è il principal istromento di tutto ciò che la natura produce nell’aria e nella terra. Certo pare che entri nell’opera della vegetazione, nella quale contribuisce in due maniere.

19. I. Mediatamente, in ciò, che il fuoco elettrico, come si proverà quì dopo, produce tutte le meteore ignee, e in gran parte le acquose che sono tanto necessarie per la vita delle piante. II. Immediatamente colla sua propria azione, penetrando ed agitando i fluidi ed i solidi di tutti i corpi viventi, ajutando la circolazione de’ fluidi ne’ piccoli canali, e nei tubi capillari, colla sensibile ed insensibile traspirazione3. Ora egli è certo, che nei tempi va[p. 24 modifica]riabili piovosi e burrascosi, l’atmosfera dà le più vive marche di elettricità. Allora è, che s’incontra [p. 25 modifica]tanta difficoltà a concentrare il fuoco elettrico nelle nostre macchine, perchè viene assorbito dai vapori [p. 26 modifica]umidi dell’aria. Allora è, che tutti i corpi si trovano in una specie di fermentazione ed agitazione interna: altri s’inumidiscono, altri si disseccano, perchè il fuoco elettrico dà, o toglie ai corpi, secondo la loro differente natura, sostanza e moto. Gli animali, gli augelli sopra tutto, sensibili ai più sottili moti dell’aria, trovansi allora agitatissimi, o tristi, o allegri, a proporzione che acquistano o perdono di questo fuoco animatore. Le piante stesse danno de segni visibili di cambiamento e di alterazione.

20. In questi tempi variabili e rotti, è da osservarsi, che le irrigazioni istesse diventano più efficaci, e più vantaggiose ai campi ed ai prati, che in altri tempi. E questo è curioso, che le piante acquatiche, che stanno sempre sotto acqua, risentono anche esse il beneficio delle pioggie. Sono questi due fenomeni, che non si possono spiegare, se non col mezzo del fuoco elettrico, che penetra ed avviva l’acqua, e si dispiega con maggior forza e abbondanza ne’ tempi piovosi.

Questo è quanto io avevo a dire dell’influenza generale dell’atmosfera sulla vegetazione. Bisogna ora far vedere l’influenza particolare di ciascuna spezie di meteore.

Note

  1. Circa la fertilizzazione delle terre per mezzo degli ingrassi, delle misture, de’ lavori, ec. merita leggersi il Libretto del Sig. Alessandro Wilson (Londra 1780. S.) che ha per titolo Some Observations relative to the influence of climate on vegetable and animal bodies. Eccone qualche idea al nostro proposito.
    1. Le parti separate per la putrefazione delle sostanze vegetabili, ed animali, vengono riunite e ricombinate per l’azione del Sole e della Luna in varie forme, che compongono il regno vegetabile.
    2. L’acqua di pioggia nutrisce le piante molto meglio che quella di pozzo, o di riviera, il che proviene dal flogisto, che l’acqua piovana trae dall’aria, perchè l’aria flogisticata resa dai polmoni, che riesce mortale agli Animali, è ottimo nutrimento delle pianta: e dopo d’essere stata assorbita dalle piante stesse, diventa aria deflogisticata e salubre, (il Sig. Senebier con una serie di delicatissime sperienze, ha provato, che questa mirabile operazione delle piante di rendere deflogisticata l’aria mefitica, dipende dalla luce, e non dal calore: veggasi il suo dotto Libro). E dunque il flogisto l’elemento vitale delle piante: questo flogisto per la sua affinità coll’acqua viene portato nell’aria dai vapori; e i vapori cadendo in rugiada, pioggia, ec. lo restituiscono alla terra, e alle piante. Quindi la fertilità delle terre nelle Città, e presso le abitazioni, ove gli aliti flogistici abbondano; quindi la nutrizione delle piante, che mancano di radici, come ne’ muri, ec., quindi le piante meglio prosperano ne’ gran continenti, che nelle piccole Isole dell’America; perchè ne’ continenti la gran copia del flogisto svolto dalle piante, e dagli animali, vi è ritenuta, quando nelle Isole rimote viene dissipata da’ venti.

    3. Le sostanze vegetabili ed animali non contribuiscono all’aumento delle piante, se non diventando putride: allora, col processo della putrefazione, si disciolgono le parti componenti, e quelle che ritengono il principio flogistico riescono più, o meno buoni concimi in proporzione di questo principio medesimo: perciò le sostanze animali, che ne contengono in maggior copia, riescono ingrassi migliori, che le vegetabili.

    4. Le terre alkaline ed assorbenti, marne, calci, ecc. vengono considerate come concimi; ma l’azione loro sulle piante è molto differente da quella delle sostanze vegetabili ed animali marcite: queste contengono in se stesse i principj necessarj per la riproduzione delle piante; le terre non agiscono se non istrumentalmente, operando lo sviluppo appunto del flogisto, e promovendo la putrefazione: la cosa in due parole si riduce a questo.
    5. Le terre alkaline sono avide degli acidi: gli acidi sono veri antiseptici, o sia preservativi dalla putrefazione: tale è l’aria fissa, l’aria nitrosa, ambe specie d’acidi. L’effetto dunque delle materie alkaline ed assorbenti, marne, terre calcaree, ec., applicate ad una massa di materie vegetabili, è questo, di assorbire l’aria nitrosa di esse materie vegetabili, estrarne l’aria fissa, che impediva la tendenza di esse softanze a putrefarsi; sicchè dopo resta libero il processo putrefattivo, lo sviluppo del flogisto, e così queste sostanze diventano alimento proprio per le piante nuove per vegetare.

    6. Se queste terre sono in uno stato caustico, cioè senza quegli acidi, che le raddolciscano, possono uccidere le piante istesse, rubbando loro quel poco di vitale, che contengono. Lo stesso in senso opposto può succedere se ne siano troppo pregne; poichè allora con eccesso d’alimento ingorgano e soffocano semenze, e piante, non solo novelle, ma anche vecchie. Quindi il pericolo di applicare alle piante, terre o troppo magre, o troppo grasse, i fanghi de’ fossi appena scavati, o gli sterchi prima che sieno digeriti dal tempo, e dall’Atmosfera.

    7. Le sostanze animali per putrefarsi, o decomporsi, non hanno tanto bisogno di questi ajuti. Ma se loro si aggiunga in discreta dose delle terre assorbenti, assorbendo queste la loro aria fissa, verrà accelerata la putrefazione, come gettando calce sui sterquilinj, nei sepolcri, mondezzaj, ec., quindi pronti e sostanziosi ingrassi per le piante.
    8. L’effetto de’ lavori nelle terre, è pur quello di assorbir dall’Atmosfera il principio flogistico, presentando terre nuove, che fa meno proveduta di questo elemento, e così abbia maggiore affinità o attrazione con esso.
    Si può riflettere come le nuove dottrine porgano lume e chiarezza a quelle cose, ch’erano state confusamente travedute nel Testo di questa Dissertazione.
  2. Questa circolazione del succo nelle piante è stata di recente mostrata e posta fuor di dubbio nella pianta acquatica detta Cara, dal Sig. Ab. Corti Lettor di Filosofia nel Collegio di Reggio, ora Rettor benemerito del Nobile Collegio di Modena.
  3. „Primieramente il Sig. Mainbray in Edimburgo elettrizzò due mirti per tutto il mese d’Ottob. 1746 ed osservò che vegetavano più presto de’ mirti compagni non elettrizzati; dal che eccitato, il Sig. Ab. Nollet provò, e vide a spuntare più presto i semi in un vaso elettrizzato, e circa lo stesso tempo il Sig. Jalambert, il Sig. Boze, il Sig. Ab. Menon fecero sperienze simili, e primamente il Sig. Jalambert notò, che l’elettrizzamento, mentre promovea la vegetazione, promovea similmente la evaporazione: lo che vedea facilmente pesando le caraffe piene d’acqua, sulle quali avea poste le cipolle di diversi fiori, e confrontandone i pesi residui delle non elettrizzate“. P. Beccaria Elettricismo artificiale pag. 277. Sec. ediz. Si può vedere un fatto ancora più marcato nel Giornale del sig. Ab. Rozier Decembre 1771. Circa l’influenza dell’Elettricità sui vegetabili, veggasi la Memoria Latina coronata dall’Accademia di Lione 1782. del Sig. Dottor Gardin, valente Fisico del Montferrato; e l’altra Francese del Sig. Ab. Bertholon Parigi 1783. in 80. In queste due Memorie si trova quanto un mai può desiderare su di questo argomento: quella del Sig. Dottor Gardin sembra più solida, precisa, ragionata, ed appoggiata a formali esperienze.
    Ecco una piccola idea di questa Dissertazione. Il Sig. Dottor Gardin schiera due serie di cose, una è quella della vegetazione, l’altra quella dell’elettricità atmosferica.
    Ecco il progresso della vegetazione delle piante: 1.° L’incremento delle piante nello stato mediocre ed ordinario di vegetazione, dentro lo spazio di 24.ore, arriva ad una o due linee. 2.° Nello stato di maggior vigore, arriva a 8. 10. fin 12 linee. 3.° Nello stato languido appena si discerne di qualche decima di linea. Sono queste le regole generali, le quali poi si modificano secondo le diverse specie di piante, il tempo, il luogo, il clima, e particolarmente secondo la condizione di piante annuali, o perenni: l’avena, il frumento, ecc. talora crescerà in un giorno più d’un pollice, talor appena una decima di linea: i rami delle piante perenni la metà, un terzo, talor nulla.
    A ciel sereno le piante, in opportuna stagione sempre crescono, se non sia l’aria troppo secca, perchè allora all’opposto talora calano; quando è nuvolo crescono, quando dal nuvolo, e dall’umido si passa al sereno, la vegetazione si avvalora; così quando è caligine bassa ed umida; ma se sia una nebbia secca e torrida non promove vegetazione, può anche divenir caustica e micidiale per la ruggine.

    La mattina crescono le piante finchè dura l’umido; dopo và scemando col crescere dell’asciutto: cessa verso mezzodì col secco, ripiglia la sera colla rugiada, la notte è vigorosissima.

    Quanto alle stagioni; a tutti è noto, che le piante cominciano a muoversi, crescere, e vegetare in Primavera, quando cominciano ad apparire le nuvole procellose, che la vegetazione si minora la State col secco; che si ravviva un poco sul principio dell’Autunno; è termina finalmente, quando coll’Autunno partono dal cielo le nuvole Elettriche. Questa è la serie della vegetazione. Ecco ora le vicende della Elettricità atmosferica.
    Di rado avanti il levar del Sole l’Elettroscopio in dica veruna elettricità.
    2. Dopo il levar del Sole insorge appoco appoco, e si rinforza, a misura che l’Igrometro mostra secco, si mantiene fino alla sera al cominciar dell’umido, che s’indebolisce: cessa affatto nella notte.
    3. L’Elettricità diurna in Primavera è continua; comincia la mattina più presto; finisce la sera più tardi; è così intensa, che nè vento leggiero, nè nebbia la distrugge: ma in Autunno vien diminuita e da vento, e da nebbia.
    4.° Molto più l’Elettricità procellosa prevale in Primavera.
    5.° Finalmente la somma dell’Elettricità atmosferica tanto blanda diurna, che procellosa, di Primavera supera la somma dell’Elettricità estiva; questa quella dell’Autunno; e questa finalmente quella del Verno.

    Si vede dunque che la vegetazione procede secondo il progresso dell’elettricità atmosferica: ma si rimarchi, che l’azione, o applicazione ne è inversa; mentre nel tempo che l’Elettricità si spiega più negli Elettroscopj, che vuol dire quando risiede nell’aria, come nelle ore calde del giorno, la vegetazione languisce; e viceversa, quando non si scopre elettricità nell’aria, come nella notte, la vegetazione opera assai. Il fatto è, che veicolo dell’Elettricità è l’umido: l’umido dunque nel giorno nelle ore calde ed asciutte si disperde nell’aria, allontanandosi dalle piante e seco porta l’anima della vegetazione, ch’è il fuoco Elettrico; viceversa la mattina, la sera, la notte, in tempo siroccale, l’umido, la rugiada, la pioggia applica questo istesso fuoco alle piante, in certo modo ve lo infonde, e così produce il vigore della vegetazione.

    Senza attribuire tutta la vegetazione all’Elettricità, come sembrano volere questi Autori nel caldo della loro trattazione di tal materia, si vede però spiegata l’azione dell’Elettricità sulle piante, qualunque sia.