La madre (Deledda)/Capitolo 20

Capitolo 20

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Le ombre salivano rapide dalla valle, e in breve avvolsero i tre viandanti. Ma allo svolto del sentiero, dopo il fiume, una luce lontana che veniva dal paesetto illuminò loro la strada. Pareva che lassù ardesse un incendio. Grandi fiamme brillavano sul ciglione, e la guardia distinse con la sua vista acutissima molte ombre che si agitavano nella piazza della chiesa.

Era un sabato e quasi tutti gli uomini dovevano essere tornati in paese; ma questo non spiegava il perchè dei fuochi e dell’insolita agitazione.

— Io so il perchè — disse Antioco con gioia. — Aspettano il nostro ritorno e vogliono festeggiare il miracolo di Nina Masia.

— Oh, Dio! Dio! Sei ben sciocco, Antioco — gridò il prete, guardando quasi [p. 139 modifica]con terrore la china sotto il paese illuminata dai fuochi.

La guardia non si pronunziò: ma nel suo silenzio sdegnoso scosse la catenella del cane e il cane abbaiò: urli rauchi echeggiarono nella valle e al prete, nella sua angoscia, parve che una voce misteriosa protestasse contro di lui, rimproverandogli di abusare della semplicità dei suoi parrocchiani.

— Che ho fatto di loro? — si domandò. — Ho fatto scempio di loro, come ho fatto scempio di me. Dio, salvaci tutti.

E lo assalirono propositi eroici: fermarsi, all’arrivo, in mezzo ai suoi fedeli, e confessare il suo peccato, la sua miseria; aprirsi il petto, davanti a loro, e far brillare il suo cuore miserabile ma ardente della fiamma del suo dolore più che i fuochi di sterpi sul ciglione.

Una voce però gli saliva dalla coscienza:

— È la loro fede che festeggiano: festeggiano Dio in te. Tu non hai diritto di metterti con la tua miseria fra loro e Dio. [p. 140 modifica]

Ma ancora da più in fondo un’altra voce gli diceva:

— Non è questo: è che sei vile. Hai paura di soffrire, di ardere davvero.

E a misura che si riavvicinava al paesetto, agli uomini, si sentiva più smarrito che mai. Che fare? Gli pareva che le ombre e le luci che i fuochi del ciglione sbattevano tutto intorno, sopra ogni pietra, sopra ogni stelo, uscissero dalla sua coscienza: ma qual’era la verità: la bianca o la nera?

Ricordava il suo arrivo al paesetto, anni avanti; la madre che lo seguiva trepida come si segue un bimbo che fa i primi passi.

— E io sono caduto davanti a lei.... E lei crede di avermi rialzato, ma sono ferito a morte. Dio mio. Dio mio....

E ad un tratto provò un senso di sollievo pensando che quella festa improvvisata lo distoglieva dalla sua pena, forse anche dal pericolo....

— Farò venire qualcuno in casa: così passerà la sera. Si farà tardi.... Se passa la notte sono salvo. [p. 141 modifica]

Già si distinguevano, in alto, le punte nere dei cappucci degli uomini affacciati al parapetto dello spiazzo; e le fiamme, più su, da una parte e dall’altra della chiesetta, sventolanti come bandiere rosse: le campane non suonavano, come l’altra volta, ma una fisarmonica accompagnava col suo strido melanconico il tremolìo del chiarore intorno.

Ed ecco sul campanile apparve un astro d’argento che immediatamente s’infranse e si disperse accompagnato da uno scoppio che rintronò nella valle. Seguì un grido di gioia e poi altri sprazzi di splendore, e rombi di schioppettate. Si sparava in segno di giubilo, come nelle sere di festa solenne.

— Sono diventati pazzi — disse la guardia. E si slanciò di tutta corsa in avanti, col cane che abbaiava cupo, come se lassù ci fosse una rivolta da domare.

Antioco, invece, aveva voglia di piangere. Guardava il prete, alto sul cavallo, neri tutti e due nel chiarore dei fuochi, e gli pareva fosse un santo di processione. [p. 142 modifica]

— Mia madre stasera farà affaroni con tutta questa gente allegra — pensò tuttavia.


E si sentì tanto felice che spiegò la cappa e se la gettò sulle spalle; poi volle la cassettina, ma non abbandonò il bastone; e così rientrò in paese, simile ad uno dei Re Magi.

La nipote del vecchio cacciatore chiamò il prete dalla sua porta e chiese notizie del nonno.

— Tutto va bene.

— Il nonno sta meglio, dunque?

— Il tuo nonno a quest’ora è morto.

Ella diede un grido: e fu la sola nota stonata della festa.

Già i ragazzi scendevano incontro al prete; circondarono il cavallo come un nugolo di mosche e così in gruppo risalirono fino allo spiazzo. Lassù la gente non era poi tanta come appariva di lontano moltiplicata dalle ombre; la presenza della guardia col cane aveva messo un certo ordine attorno: gli uomini si tenevano in fila presso il parapetto, sotto [p. 143 modifica]gli alberi battuti dal chiarore dei fuochi, e alcuni bevevano davanti alla piccola bettola della madre di Antioco: le donne, con bimbi addormentati in braccio, sedevano sui gradini della chiesa, tenendo in mezzo a loro Nina Masia, tranquilla come un gatto sonnolento.

La guardia col cane, in mezzo allo spiazzo, sembrava un monumento.

All’apparire del prete tutti si mossero per circondarlo: il suo cavallo però, spronato di nascosto, affrettò il passo tentando di scendere dalla parte opposta della chiesa, dov’era la casa del suo padrone.

Allora questo padrone, ch’era uno dei bevitori davanti alla bettola, s’avanzò col bicchiere in mano, e fermò la bestia per la briglia.

— Ehi, ronzino, a che pensi? Sono qua io.

Il cavallo si fermò di botto, allungando le labbra in mezzo al morso quasi volesse bere il vino del suo padrone: e il prete fece, un movimento per smontare, ma l’uomo lo tenne fermo per una gamba. [p. 144 modifica]e ricondusse cavallo e cavaliere davanti alla bettola, porgendo il bicchiere verso un compagno che teneva la bottiglia in mano.

Tutti, uomini e donne, s’erano aggruppati intorno. Sullo sfondo dorato della porta della bettola la figura alta e zingaresca della madre di Antioco, col viso che al chiarore dei fuochi pareva di rame, guardava sorridendo la scena: i bimbi svegliati in braccio alle madri si torcevano un poco spauriti, facendo coi loro movimenti scintillare gli amuleti di corallo e d’oro di cui tutti, anche i più poveri, erano adorni: e fra l’ondulare grigio della folla il prete alto sul cavallo sembrava davvero il pastore in mezzo alla sua greggia.

Un vecchio con una barba bianca gli mise una mano sul ginocchio e volse il viso alla gente:

— Gente — disse con voce commossa — questo è veramente un uomo di Dio.

— E allora beva e faccia crescere il vino — gridò il padrone del cavallo [p. 145 modifica]porgendo il bicchiere che Paulo prese e accostò subito alle labbra: sotto però i denti gli tremavano, e il vino rosseggiante al riflesso del fuoco gli parve sangue.