La chioma di Berenice (1803)/Coma Berenices/Versi 77-78

Coma Berenices - Versi 77-78

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Quìcum ego, dum virgo quondam fuit, omnibus expers
     Unguentis, myrrhae millia multa bibi. 78

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varianti.

Versi 77-78. Tutti quanti gli editori sino al Vossio omnibus expers Unguentis una millia multa bibi. Altri, temendo a torto che l’expers non corra talvolta col sesto caso, Unguentorum una millia multa bibi. Vossio primo Murrae in vece di una; soli il Volpi lo sieguono ed il Valcken. il quale però cangia l’expers dell’esametro in omnibus expleta unguentis. Teod. Marcilio omnibus aspersa . . . una millia. Heinsio omnibus expersam . . . una. Aurato, e Passerazio.

     Quicum ego, dum virgo quondam fuit ominis expers,
          Unguenti Assyrii millia multa bibi.

Mss. Ambrosiani concordemente una millia. — Al verso 77 il solo Volpi servendo al solo Vossio quum per dum.

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note.

Quìcum etc. Ecco la interpretazione. Con la quale mia donna quand’ella era vergine, io priva di tutti unguenti, ho bevuto assai tesoro di mirra. Senza la lezione myrrhae o conviene disordinare il lesto, o non intendere affatio. Il Pagnini tradusse

    » Con lei, priva d’odor, finchè fu vergine
    » Mille bevvi in un dì profumi e balsami.

Come se l’uso degli odori non fosse conceduto anche alle vergini! Ecco a quali strette questo passo interpolato ridusse il più elefante ed esatto traduttore de’ greci. (di questa versione del Pagnini ti sarà detto altrove, poichè quando si stampava il discorso i, non ci era ancora nota). Il Conti lascia nel testo la lezione volgata una millia multa, ma traduce la Vossiana, la quale non è se non una congettura, appoggiata per altro a tale dottrina che se non fa credere genuina la lezione, la fa [p. 139 modifica] almeno abbracciare come la men assurda. Egli prova che le vergini non usavano d’unguenti composti, bensì di mirra schietta. Molti, e fra gli altri il Valckenario combattono contro al Vossio; spero nondimeno di avere prosciolte tutte le opposizioni nella nostra considerazione xiii, ove si prova che la mirra era diversa dagli unguenti composti , anteriore nell’uso, e la sola conceduta alle vergini regali. — Leggo myrrhae, invece di murrae; poiché la murra o marrha non era presso a’ latini oglio distillato da una pianta, bensì una pietra odorosa scavata nella terra de’ Parti; ed ebbe forse questo nome per la sua fragranza: gli antichi latini, prima di accogliere le lettere greche, usurpavano la U per la Y. — Frattanto recherò alcuni versi dell’inno di Callimaco sopra i lavacri di Pallade, ove ella come Dea vergine e magnanima sdegna gli unguenti, ed usa dell’oglio schietto.

Pergite, Achaïades, non myrrham, non alabastrum;
     (Audin’ vocales ut cecinere rotae? )
Palladi non myrrham, Lotrices, non alabastrum;
     Illa fugit mixtis diffluere unguinibus.
 — Facili duravit corpus olivo
     Illi de propria quod satione redit.
Quare olei vim ferte modo, quo Castora scimus
     Ungi quo magnum Amphitryoniada.

Scrivo la versione di Giovanni Checcozzi Vicentino per notare lo sbaglio ch’ei prese traducendo la voce μίρα del testo greco per myrrham poiché μύρος suona unguento; ed unguenta traduce il Poliziano, e l’interprete latino: ma di ciò più abbondantemente nella considerazione xiii. Tuttavia la versione del Checcozzi ayanzii quella del Poliziano, ed adegua l’originale.