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note. Verso 78. | 139 |
almeno abbracciare come la men assurda. Egli prova che le vergini non usavano d’unguenti composti, bensì di mirra schietta. Molti, e fra gli altri il Valckenario combattono contro al Vossio; spero nondimeno di avere prosciolte tutte le opposizioni nella nostra considerazione xiii, ove si prova che la mirra era diversa dagli unguenti composti , anteriore nell’uso, e la sola conceduta alle vergini regali. — Leggo myrrhae, invece di murrae; poiché la murra o marrha non era presso a’ latini oglio distillato da una pianta, bensì una pietra odorosa scavata nella terra de’ Parti; ed ebbe forse questo nome per la sua fragranza: gli antichi latini, prima di accogliere le lettere greche, usurpavano la U per la Y. — Frattanto recherò alcuni versi dell’inno di Callimaco sopra i lavacri di Pallade, ove ella come Dea vergine e magnanima sdegna gli unguenti, ed usa dell’oglio schietto.
Pergite, Achaïades, non myrrham, non alabastrum;
(Audin’ vocales ut cecinere rotae? )
Palladi non myrrham, Lotrices, non alabastrum;
Illa fugit mixtis diffluere unguinibus.
— Facili duravit corpus olivo
Illi de propria quod satione redit.
Quare olei vim ferte modo, quo Castora scimus
Ungi quo magnum Amphitryoniada.
Scrivo la versione di Giovanni Checcozzi Vicentino per notare lo sbaglio ch’ei prese traducendo la voce μίρα del testo greco per myrrham poiché μύρος suona unguento; ed unguenta traduce il Poliziano, e l’interprete latino: ma di ciò più abbondantemente nella considerazione xiii. Tuttavia la versione del Checcozzi ayanzii quella del Poliziano, ed adegua l’originale.