La Canzone del Carroccio/XI. Il Papa
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XI.
IL PAPA
E il vento soffia, dell’autunno, e stacca
le foglie ai pioppi della strada e a gli olmi,
di quando in quando. Cadono le foglie
stridule sopra le armi e sul Carroccio.
5Ecco e il Carroccio e il Popolo s’arresta;
e lancie e spade sono volte a terra.
Sonate, o trombe! Squilla, o martinella!
Edi il Carroccio ammaina la bandiera.
Son là di contro i sacerdoti rossi,1
10vescovi, preti, diaconi di Roma.
Guatano appena, parlano tra loro
sommesso e grave, o coi marchesi e conti
lor lancie e spade. Vinsero. Per loro
Dio combattè. La fronte atterra e gli occhi
15muto solleva il Popolo di ferro,
lassando i suoi ronconi e talavazzi.2
Tra il rosso delle porpore, tra il lampo
d’armi dorate, alto tra terra e cielo,
in suo cospetto, avvolto nel suo pallio,
20è, tacito, il Gran Prete.
È il successore di Simon Bar Iona
che a Gesù disse primo: Tu se’ Cristo!
di Pietro a cui lasciò le chiavi in terra,
del cielo, il Dio che ritornava al cielo.
25È il Cristo che rimuore e che risorge
perennemente, è il Cristo del Signore,
l’Unto nel capo, il Verbo che rimase
in terra Carne, e che tra noi dimora.
Di qua da Dio, di là dall’Uomo, è l’Uno
30degli invisibili angeli più grande,
poi ch’egli in terra è giudice del cielo,
dei Troni e delle Dominazioni.
È il Dio che Dio creò su Faraone
dal duro cuore, e lo mandò coi segni
35del suo giudicio, e gli affidò la verga
che si fa serpe e si disnoda e fischia
appiè dei re; che dove si distende,
i laghi in sangue, muta i fiumi in sangue,
ogni acqua in sangue, e nella terra intiera
40fa che non sia che sangue.
Ora il Gran Prete alza la mano, e parla:
«La terra esulta e si rallegra il cielo:
dov’è colui ch’era nemico al Cristo?
dov’è il gigante di Babel, possente
45in faccia a Dio, saettator dei giusti?
dove il Nerone, dove il nuovo Erode?
dove il Soldano me’ che imperadore?
Scendeva un maglio ad or ad or sul mondo.
Non s’ode più. Cadde di mano al Fabbro.
50Spada di Pietro, lancia di Maurizio,
e’ si voltò contro la Croce e Pietro.
E Dio lo franse. Egli dovea le notti
schiarar, del sonno e degli errori, Luna
che da noi Sole ha, quant’ella ha, di luce;
55nè volle; e invase, ombra deforme, il giorno.
La notte eterna or lo riprese e cinse.
Noi pose in Roma trionfal suo carro
Dio! Pose a noi Dio stesso nelle mani
destra e sinistra, le due briglie lunghe
60del cielo e della terra!»
Torna il Carroccio e il Popolo nel chiaro
lume d’ottobre. Splendono le rosse
pampane intorno, splendono le vesti
rosse e l’argento delle curve mazze.
65Dice Innocenzio: «E voi sterpate il seme
del reo Nembròd, ch’e’ non rimetta ancora».
Dice Innocenzio: «Buoso da Dovara
vuo’ che da voi, per amor mio, sia sciolto».
E un Anzïano: «Noi teniam due terre3
70di Santa Chiesa. Averle amiamo in dono».
«No» dice il Papa. Alcun de’ Lambertazzi
stringe più forte il pomo della spada.
Presso è Bologna; e già si son rideste,
tra grida e canti, tutte le campane.
75Splende lassù, per un momento, a oro,
nel sol morente il capo del re Enzio.
Poi cala il grido e il murmure: poi cessa.
Parla ai biolchi, tetri, sulla porta,
ilare Zuam. Mugliano stanchi i bovi
80appiedi dell’Arengo.
Finisce
la Canzone del Carroccio,
la prima delle Canzoni di re Enzio,
composta da Giovanni Pascoli
adornata da Alfredo Baruffi
edita da Nicola Zanichelli,
il MCMVIII nel mese
di ottobre
Note
- ↑ [p. 87 modifica]Fu Innocenzio IV che primo diede ai cardinali la veste rossa e la mazza d’argento.
- ↑ [p. 87 modifica]Il Mur. nella diss. 26ª, riporta dagli Statuti di Ferrara, tra le altre denominazioni di armi offensive e difensive, anche Tallavacium sive bonam Targetam.
- ↑ [p. 87 modifica]Vedi Savioli, III i, p. 246.
E così in lui è il racconto del Carroccio che va incontro al Papa trionfante. Come era uso. Per esempio narra il Griffoni (Mem. Hist., ad a. mcccxxvii), che incontro al cardinal legato Bertrando fu mandato il carroccio cum x militibus bononiensibus et ducentis bagurdatoribus noviter indutis ad unum intaglium. Così a Firenze incontro al cardinale Pelagrù andò il carroccio con armeggiatori. Vill., VI, 77, Comp., III, 85.