La Colonia Eritrea/Introduzione

Introduzione

../Spiegazione dei vocaboli indigeni ../Parte I IncludiIntestazione 1 ottobre 2020 100% Da definire

Spiegazione dei vocaboli indigeni Parte I
[p. xi modifica]

INTRODUZIONE.



Il movimento d’espansione coloniale iniziatosi quattro secoli or sono per parte della Spagna e del Portogallo dopo le grandi scoperte geografiche che illustrarono il passaggio dall’evo medio all’evo moderno, ha raggiunto nel secolo presente uno sviluppo così grande da formare una delle principali cure di quasi tutte le nazioni europee.

A determinare questo grande fenomeno concorsero varie cause naturali e speciali che possono riassumersi come segue:

a) Gli istinti dell’umana specie.

b) L’aumento della popolazione.

c) Il progresso della civiltà.

La specie umana nella sua lenta evoluzione è costretta da ineluttabile necessità ad una continua lotta per l’esistenza e per ricavare dalla natura che la circonda, e che concede con parsimonia i suoi favori, il benessere materiale e morale.

Nel dibattersi in questa lotta fatale, essa pur sentendo anche gli istinti di generosità, di amore e di fratellanza sociale, è predominata da quello dell’egoismo, che forma la base principale di tutto il suo funzionamento vitale e che ne dirige gli sforzi secondo la linea della maggiore utilità e della minore resistenza.

Questo predominio dell’egoismo sull’altruismo desta cupidigie, rivalità e concorrenza in ogni ramo dell’attività umana, trasformando l’ambiente sociale in un vasto agone ove è un’affannarsi di individui o di masse che tentano di [p. xii modifica]sopraffarsi a vicenda, dando il primo impulso alle imprese ed alle conquiste d’ogni specie e talora anche porgendo l’esca al divampare delle violenze che desolano l’umanità.

A rendere più aspra e violenta questa lotta egoistica dell’umana specie ed a creare nuovi impulsi ai movimenti dei popoli, concorre potentemente anche l’aumento generale della popolazione.

Se anche si debba ritenere che la teoria di Malthus pecchi di esagerazione nell’affermare che la popolazione umana, quando nessun ostacolo le si frapponga, tenderebbe a raddoppiarsi in ogni periodo di 25 anni, aumentando cioè secondo la progressione geometrica 1. 2. 4. 8 ecc., mentre nello stesso periodo di tempo la produzione alimentare aumenterebbe solo secondo la progressione aritmetica 1, 2, 3, 4 ecc, è tuttavia ormai constatato che quando le guerre, le epidemie, i cataclismi ed altri malanni non perturbano la società, essa cresce in un modo spaventoso, superando di molto l’aumento che malgrado il perfezionamento agricolo e industriale può aversi nei prodotti alimentari.

Abbiamo esempi in questo secolo di nazioni europee, tra le quali è anche l’Italia, le quali malgrado le guerre sanguinose, le non poche emigrazioni e le visite del morbo asiatico, hanno dato un sensibilissimo aumento nella popolazione, mentre le statistiche dei prodotti alimentari hanno segnalato dei risultati tutt’altro che floridi.

Questo aumento di consumatori non secondato da un corrispondente aumento dei mezzi d’esistenza promuove l’esodo di molti individui che trovansi a disagio o che vedono troppo ristretto o conteso il campo delle loro aspirazioni, e dà una spinta all’emigrazione la quale è una delle forme d’espansione coloniale.

Se dalle predette cause generali, che sono in massima comuni a tutte le razze, derivarono gli impulsi naturali al movimento d’espansione dei popoli; la spinta maggiore e la forza per effettuarlo vennero loro date dalla civiltà.

Finchè l’Europa fu avvolta nella semibarbarie del medio evo, non diede alcun segno di forza e di vitalità. Lacerata [p. xiii modifica]dalle continue lotte tra imperatori e papi, tra principi e vassalli, tra padroni e schiavi, piuttosto che ad invadere si trovò pronta ad essere invasa.

Pochi sprazzi di luce colle crociate, e colle conquiste di Venezia e quasi null’altro.

Per poco non restava anch’essa inghiottita dall’elemento Arabo che nella Sicilia, nella Spagna, pei nostri mari e sulle nostre coste spadroneggiava minaccioso.

Ma poi sorse il Rinascimento col prosperare delle lettere, delle arti e delle scienze, coll’invenzione della stampa, col perfezionamento della bussola, colle scoperte geografiche e colla costituzione delle nazionalità; e nacquero le prime colonie trapiantate dall’attività europea in un nuovo mondo. Ed alle colonie in un nuovo mondo progredendo col Risorgimento la civiltà, fecero seguito altre in un mondo nuovissimo, e le prime avvisaglie coloniali nei continenti antichi; finchè col trionfo della libertà causato dalla rivoluzione francese, essendo tolto ogni freno all’attività umana, la civiltà avanzatasi a passi giganteschi, determinò nei popoli europei una tale esuberanza di forza e di vitalità, che non potè più essere contenuta nei loro confini naturali e politici, e dovette prorompere e diffondersi per tutto il mondo.

Infrante le catene che tenevano schiavo il pensiero, la società si è slanciata con sommo ardimento nel culto delle scienze positive, spingendo i suoi sforzi nello studio dei più grandi problemi che interessano l’umanità. Schiere di filosofi, naturalisti, economisti ed altri scienziati di alto valore si sono dati con febbrile attività ad indagare le più ardue sorgenti del vero, a scandagliare nelle viscere della natura e a scoprire i fenomeni pei quali si evolvono l’universo, l’individuo e la società; e ne hanno ricavate le più utili dottrine pel bene individuale e collettivo.

Ciò servì di stimolo al concepimento di grandiose idee, a tentare dei colossali progetti di utilità pubblica, a compiere viaggi e scoperte geografiche nelle più remote regioni1, [p. xiv modifica]a instituire missioni e propagande d’ogni specie e a intraprendere spedizioni scientifiche ed anche militari per istruire e convertire i popoli, per diffondere ed imporre la civiltà: una corrente di benefica luce si spande pel mondo e tende ad abbracciare ne’ suoi fasci luminosi tutti i popoli della terra, traendo la sua prima forza dal movimento d’espansione coloniale2.

Al progresso scientifico ha fatto seguito quello industriale.

L’applicazione dei nuovi portati della scienza e l’adozione dei macchinari hanno determinato un grande sviluppo nelle industrie, e creato nuove necessità economiche e commerciali, esercitando un’influenza diretta sulla colonizzazione.

La produzione europea delle stoffe, delle armi, delle macchine, delle navi, e di infiniti altri oggetti di utilità pubblica e privata è divenuta così abbondante da esuberare di molti i bisogni interni, e tanto perfezionata ed economica da vincere ogni concorrenza esterna: perciò si è resa necessaria e vantaggiosa la diffusione di tali industrie per tutto il mondo; mentre per rimediare all’enorme consumo di materia prima che in esse si impiega, essendo insufficiente quella locale, si impone la necessità di farne incetta là dove inerte essa abbonda.

Così, pel risparmio di fatica ottenuto coll’uso delle macchine e per l’impiego che si può fare con esse dell’opera delle donne e dei fanciulli, il progresso industriale ha pure creato un nuovo equilibrio tra le braccia e il lavoro, esercitando il suo contraccolpo sulla distribuzione della popolazione e sull’emigrazione.

Altri fattori, e prodotti ad un tempo, della moderna [p. xv modifica]civiltà europea, e che influiscono direttamente sul movimento d’espansione coloniale, sono i nuovi mezzi di viabilità e di comunicazione creati in questi ultimi tempi.

La navigazione a vapore, le ferrovie, i telegrafi, i tagli di istmi e di gallerie, hanno stabilito quasi il contatto tra le più lontane regioni e dischiuse nuovi orizzonti all’attività umana. Le vie sono divenute più brevi; più celeri e meno dispendiosi i trasporti; gli scambi e le comunicazioni facilissimi. L’apertura del canale di Suez, chiamò l’Europa ai traffici col lontano oriente, ed accrebbe l’importanza dei mari di transito e specialmente del Mediterraneo, le cui coste ed il cui predominio sono divenute il pomo del desiderio, dell’invidia e della discordia di quasi tutte le nazioni europee.

Dall’agitarsi delle predette cause naturali e speciali derivarono gli interessi economici, commerciali, religiosi, morali, politici e militari che formano si può dire la base dell’odierno movimento di colonizzazione.

Le sue forme principali sono le seguenti.

a) Le colonie d’emigrazione. — Esse sorgono dall’ esodo pacifico di individui e di famiglie che si recano in estranei paesi, e vi crescono e vi si industriano all’ombra delle leggi e sotto l’autorità dei governi locali. Nelle relazioni colla madre patria fanno capo ai rispettivi consoli.

b) I protettorati coloniali. — Sono regioni o Provincie sulle quali, in seguito a trattati stipulati per amore o per forza, colle autorità indigene, una nazione assume la diretta ingerenza, specialmente nelle relazioni internazionali, e l’obbligo di protezione e di difesa. Generalmente hanno lo scopo palese di proteggere la vita e l’opera dei coloni, ma sovente hanno anche quello occulto di predisporre le Provincie e regioni stesse all’annessione definitiva sotto il dominio della nazione protettrice.

c) I possedimenti coloniali. — Sono lembi di continenti di coste, isole, stretti, porti, o bacini fluviali sottratti definitivamente alle autorità indigene, mediante acquisti o conquiste od anche in seguito a libera elezione dei nativi o dei coloni sovr’essi prevalenti. [p. xvi modifica]

A seconda dell’utilità che presentano, si distinguono in Colonie agricole, o commerciali, ed in Stazioni militari o navali, ed a seconda delle necessità locali e dei criteri delle nazioni dominanti, sono retti da governi civili o militari o misti, cui sottostanno coloni e indigeni.

d) Le occupazioni militari — Sono una nuova forma di espansione coloniale, determinata generalmente da interessi politici, e che ha per iscopo di tutelare e difendere colla forza la regione occupata in un periodo di crisi o di pericoli, per impedirne i danni o prevenire le brame di qualche altra potenza. Dovrebbero aver carattere provvisorio ma bene spesso, malgrado le opposizioni e gli incidenti internazionali, finiscono per diventare veri possedimenti coloniali. L’esempio più importante di questa forma d’espansione coloniale è l’occupazione inglese dell’Egitto.

Ritenendo inutile di parlare del pacifico svilupparsi delle colonie di emigrazione sparse per tutto il mondo, si accennerà per sommi capi alle altre imprese e lotte coloniali sostenute in questo secolo dall’Europa.

Furono loro teatro tutti gli altri quattro continenti, ma non in tutti colla stessa intensità, cogli stessi scopi e risultati.

L’America, fatta ormai civile per la laboriosità della razza bianca affluitavi da tutte le parti e che al nord è già prevalente sull’elemento indigeno, ha iniziato da oltre un secolo il movimento di riscossa per sottrarsi al dominio degli europei; e non solo v’è ormai quasi completamente riuscita, ma per parte degli Stati Uniti, che è una delle nazioni più civili del mondo, si è già cominciato a concorrere alle gare coloniali colle altre nazioni europee.

Chi sopportò le maggiori spese di questa lotta d’emancipazione degli Americani, furono l’Inghilterra, la Spagna ed il Portogallo che dovettero cedere gran parte dei loro domini.

Ma le terribili lotte intestine tra bianchi e indigeni, specialmente nell’America centrale e meridionale, determinarono bene spesso l’intervento delle nazioni europee a difesa dei connazionali e dei propri interessi coloniali. [p. xvii modifica]

Nel 1829 la Spagna portò le sue armi contro le repubbliche del Messico e fu battuta; nel 1830 la Francia più fortunata, bombardando San Giovanni d’Ulloa ed occupando Vera Cruz, poteva imporre alla stessa repubblica un trattato favorevole ai coloni francesi; più tardi dal 1838 al 1843 la Francia e l’Inghilterra dovettero intervenire nel Plata contro Roxas tiranneggiante la Confederazione Argentina; Francia, Spagna e Inghilterra nel 1861 impresero una nuova campagna contro il Messico che fu poi proseguita dalla sola Francia, e terminò infelicemente nel 1867 colla fucilazione dell’imperatore Massimiliano. Altre guerre dovette sostenere la Spagna dal 1861 al 1866 contro l’isola di Haiti che occupò e poi dovette abbandonare, e contro il Perù ed il Chili desolati dalla guerra civile; e finalmente la stessa nazione fu costretta a sostenere una lotta ventenne gigantesca contro l’insurrezione di Cuba e la recente guerra cogli Stati Uniti, che ha dato l’ultimo tracollo alla vecchia sovrana di quasi tutte le Americhe.

Nell’Oceania le imprese coloniali furono condotte per parte della Francia, dell’Inghilterra e dell’Olanda.

La Francia arrivò a stendere il suo dominio sull’Arcipelago di Taiti e quindi nel 1880 ad annetterselo definitivamente; l’Inghilterra dal 1840 al 1871 sostenendo due guerre sanguinose contro gl’indigeni affermò il suo possesso sulle isole della Nuova Zelanda; l’Olanda si è annessa il sultanato di Atchin nell’isola di Sumatra.

Ma dove le lotte e le imprese coloniali degli stati europei si esplicarono maggiormente fu in Asia e in Africa.

Nell’Asia l’Inghilterra si è annesso l’immenso dominio dell’Indostan e la Birmania; la Francia si è stabilita in Cocincina, nel Candboge e nell’Annaam; Inglesi e Francesi uniti nel 1860 entrarono in Pechino e forzarono il celeste impero ad aprire i suoi porti alle navi europee. Nel 1858 gli stessi, col concorso della Russia e degli Stati Uniti, avevano imposto altrettanto al Giappone.

La Russia, dalle regioni settentrionali dell’Asia, si è spinta fino alle regioni dell’Indo ed al mare del Giappone, meravigliando il mondo coi suoi progressi coloniali. [p. xviii modifica]

In Africa, l’Inghilterra ha fatto un vice reame dell’antica colonia del Capo, ha esteso il suo dominio sopra una parte della Senegambia, sulla Sierra Leone, sulla Costa d’oro, sulla Nigrizia e sulla Zambesia, ed ha portato il suo protettorato nell’Amatonga, nel Zanzibar e tra i Somali. Finalmente nel 1882 occupò militarmente l’Egitto. La Francia si è annessa l’Algeria, il Senegal, le Rivières du Sud, la Costa dell’Avorio, i possedimenti del Gabon e del Congo francese, la Costa di Obok e del golfo di Tagiura; ed ha messo il suo protettorato nella Tunisia, nel Madagascar e nel Gran Popo ed Agouè.

Il Belgio gettava le basi di un grande stato Africano: il Congo; il Portogallo, si annetteva una parte della Senegambia ed allargava il possedimento di Cabinda; ed anche la Spagna si impadroniva del governatorato del Rio d’oro.

Finalmente anche la Germania entrava in lizza impiantando stabilimenti nel Togo, annettendosi il Camerun, il Lüderitsland, una parte del Zanzibar ed imponendo il suo protettorato su altra parte di questo e sul Wituland3.

La giovane Italia non poteva rimanere inerte davanti ad un movimento così generale di espansione coloniale, ed in pochi anni ha portato la sua bandiera sulla costa Dancala, nell’altipiano Etiopico e tra i Somali.

Si vedrà nel corso del presente lavoro, come questo movimento coloniale per parte del nostro paese si svolse.

Note

  1. Tra le più ardite e perigliose imprese tentate nel campo geografico va ricordata la recente spedizione areonauta di Andree al polo Nord, sulle sorti della quale, da oltre un anno, è trepidante tutta Europa.
  2. Il sommo filosofo ed economista francese Leroy-Beaulieu, nella sua opera magistrale — Traitè thèorique et pratique d’economie politique (Paris 1896, Tom. IV, pag. 639 e seg.) — ha dimostrato che senza la tutela e l’iniziativa degli stati civili, la metà del globo sarebbe rimasta per sempre relativamente improduttiva, e che il genere umano deve una gran parte del suo benessere e della sua condizione sociale alla colonizzazione.
  3. Per evitare possibili attriti tra le potenze, in questa gara generale di espansione coloniale, dal 15 novembre 1884 al 26 febbraio 1885, sotto la presidenza di Bismark, si tenne a Berlino una solenne conferenza internazionale, cui parteciparono i rappresentanti di tutti gli Stati Europei, degli Stati Uniti d’America, e dell’Associazione internazionale Africana. In essa furono delineati i confini dello Stato del Congo, proclamata la libertà di navigazione sul Niger e sul Congo, proibito il commercio degli schiavi ed all’ultimo stabilite le norme per render valide le nuove occupazioni. Le potenze provvidero in seguito ai propri interessi ed alle proprie aspirazioni, stipulando tra di loro apposite convenzioni delimitanti sul territorio le rispettive zone di influenza (Hinterland).