La Canzone del Paradiso/VIII. La buona novella

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VIII.
LA BUONA NOVELLA

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Va tra le torri, suona nelle piazze,
passa tra i pioppi, sale tra i castagni,
vola tra i faggi la novella buona.
La notte cade, s’avvicina il giorno.
5A lui che viene, andate, o genti, incontro.
Vien col Comune e Popolo. Egli spese
il sangue già per ricomprare i servi;
tutto il suo sangue: ora, dimesso, aggiunge
     i trenta sicli, suo valsente.1

10I trenta sicli, suo valsente in terra,
aggiunge al sangue. Si riscatti il capo
d’anni oltre sette e sette, dieci libbre
di bolognini; otto il minore: è giusto.
Prendete il prezzo delle mandre umane,
15dei greggi, ahimè! che parlano. S’avanza

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coi sicli in mano e col costato aperto
il Redentore... Il popolo gli è intorno
     con gli spontoni e coi ronconi.

Soffia nel corno, o guaita della torre;
20desta il palagio irto di merli, aduna
nella tubata i servi con le ancelle.
In vano il prete vi spruzzò sul capo
l’acqua lustrale e vi soffiò negli occhi
e v’unse d’olio. Voi non rinasceste.
25Ora il Comune e Popolo vi scioglie,
v’alita il nuovo spirito, vi tuffa
     nel fiume purificatore.

Tu che nel battifredo del convento
suoni compieta, onde s’attrista il cuore
30del peregrino, ché quel suon lontano
ciò gli ricorda ch’è vie più lontano:
a festa suona, per Gesù risorto.
Monaci salmeggianti, Egli è risorto,
e viene a tôrre i figli suoi, che i campi
35v’arano e l’orto zappano e la legna
     gemendo tagliano nel bosco.

Voi che nei torracchioni del castello
vegliate in armi tra il guattir dei falchi,

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biondi arimanni, servi di masnada:
40in libertà, mastini alla catena
del valvassore! Siate falchi: è meglio.
Via, biondi falchi, dal castello al bosco!
E della vostra fiera gioia empite
     la solitudine dell’aria.

45Fuochi di gioia, ardete sulle cime!
Dov’ora sola la Limentra scroscia
e muglia il Reno, e il vento urta nei faggi
simile a un folle, fumeranno grigi,
in mezzo all’albeggiare della neve,
50nuovi tuguri. E v’arderà perenne
sul focolare il figlio di due selci
battute sopra un’ara dalle grandi
     silenti vergini di Roma.

Fuochi di gioia, ardete in mezzo all’aie
55delle pianure! Chè non più, seguendo,
la stiva in mano, i due gementi bovi,
l’uomo dirà: — L’aratro, i bovi e l’uomo,
son tutti cosa che si compra e vende. —
La sfogliatrice non dirà sfogliando:
60— Di qui nè io nè l’olmo può partire:
olmo, bell’olmo, noi ci somigliamo.
     Io canto, anche tu canti, al vento. —

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O sfogliatrice che canti sull’olmo,
come un uccello, quando cade il sole,
65scendi; tu puoi partire, anche restare:
all’osilino alcuno avrì l’usolo.
Il drago è morto, o Santa Filumena;
più non ti mangia al fine della tela.
Non planzer più: torna ’l to Sire: canta!
70Specchiati nelle lacrime ch’hai sparse,
     e va’, ti lava alla fontana.

Va Flor d’uliva in Savena la verde:
in un boschetto si mette ad andare.
Scioglie i capelli, lascia giù le vesti,
75scende nel rio, tutta si spruzza d’acqua.
E l’oseletto udì cantare un poco,
piano e segreto, che nessun l’udisse.
Ma ella intese ch’era ’l lusignolo
di caiba uscito e ritornato al broilo,
     80all’acqua, al verde, all’ombra,
          al sole, al sole et all’amore.

Note

  1. [p. 85 modifica]Matth., XXVI e XXVII.