La Canzone del Paradiso/VII. La Libertà
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VII.
LA LIBERTÀ
Libertà! Su, sbalzano l’Arti e l’Armi,
stanno i Seicento, stanno i Cinquecento,
tendono, stanti, i Consoli le braccia
verso il Consiglio. Alzano tutti il grido,
5Libertà!, grido delle lor battaglie.
Vedono in cuore le assolate strade,
biechi torrazzi, torvi battifolli.
Ecco il lontano canto delle trombe,
ecco il tuon delle torme de’ cavalli,
10scroscio di lancie, sibili di freccie,
ferro su ferro, spade contro spade,
il martellar d’una fucina immensa,
e il rugginoso anelito, e il singhiozzo
del sangue, e il chiaro alto latino squillo,
15Libertà! sempre, Libertà! tra il rauco
latrar di teutoni e schiavoni.
Libertà! L’hanno essi difesa in campo
più che la vita, come la lor fede;
meglio che il dritto, come il lor dovere;
20nel suo quel d’altri; libertà per tutti.
Chè nè è d’uno, se non è di tutti.
Stante il Consiglio del Comune augusto
tende le braccia, come al giuramento,
tende le mani, come con le spade.
25Oh! bel Comune, condurrai tu primo1
quei che già venne e non si vede ancora.
Da tanto aspetta fuori delle porte,
e vuole entrare e vuol mangiar la Pasqua.
Egli è vicino, e mansueto aspetta,
30seduto presso l’asina legata,
in ermo luogo, e il suo polledro a volte
lo guarda, e torna a brucar l’erba.
Andrem per Lui coi bovi bianchi e rossi
e col Carroccio, e cingeremo in armi
35popolo santo l’ara nostra e l’arca.
Sarà la croce in alto sull’antenna,
saranno ai mozzi le lucenti spade.
Ci fermeremo tra il pulverulento
scalpitamento de’ cavalli ansanti,
40mentre i placidi bovi muggiranno.
Egli, il Dio vero, l’Uomo Dio, soave,
ci dirà pace, ci dirà: Son io.
— Vieni con noi, vieni a mangiar la Pasqua,
siediti a mensa, chè l’agnello è pronto.
45Non ha tra noi maggiore nè minore.
Tu non volevi nè mangiar l’agnello
nè bere il vino, prima che il tuo regno
venisse in terra: ecco, è venuto. —
Libertà! Noi lo condurremo, il Cristo,
50al suono vago della Martinella.
Lo condurremo nelle aperte piazze,
dove è pur lunga l’ombra delle torri,
al monte, al piano, sotto le castella
covi di falchi, presso i monasteri
55ricchi di grasce; nelle chiese il Cristo
noi condurremo. Cedano i serragli!
Le porte aprite! Alzate i ponti! Ei viene.
Niuno ritenga ciò che fu ricompro:
è qui Colui che n’ha disborso il prezzo:
60Dio! Viene al suono della Martinella,
al nostro grido, sul Carroccio nostro.
Fatevi incontro, a lui gettate i rami
d’uliva, a lui stendete le schiavine
per terra, a lui gridate, Hosanna!
65Libertà! Posa il grido qual del rombo
d’un branco in cielo un cinguettio rimane
minuto in terra. Sono tutti gli occhi
pieni d’una lontana visïone.
È il Paradiso. Non vi son manenti
70od arimanni. Ogni uomo è uomo. Ogni uomo
ha la sua donna, i figli suoi, la casa
sua. Sbalza lieto dai tuguri il fumo.
S’ode una voce ch’è nel cuore2, e sembra
quella di Dio, quale s’udiva allora:
75— Fa ciò che vuoi: non puoi voler che il bene! —
Fuori è il serpente e sibila notturno.
Fuori è il nemico, e vien alto come onda
che muore al lido. Avanti il Paradiso
resta il Cherub che v’era già: vi resta
80a guardia della Libertà.
Note
- ↑ [p. 85 modifica]Non fu in somma il Cattolicismo romano, che liberò gli schiavi e abolì la schiavitù, cioè ricondusse il Cristo in terra e adempì la redenzione.
- ↑ [p. 85 modifica]Ricorda le magne parole di Virgilio a Dante:
Libero dritto sano è tuo arbitrio
e fallo fora non fare a suo senno:
perch’io te sopra te corono e mitrio.cioè: “a te do l’impero di te, sì temporale e sì spirituale„.