L'elemento germanico nella lingua italiana/U

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Ufo uffo (A), gratuitamente, a spese altrui (Lippi, Minucci). Risp.: mil. a off, comas. a up d’ug. sig.; più lontanamente sp. port. ufano vano, prov. ufana ufanaria ufonesca, vanità. Il Covarruvias crede sia il l. offa focaccia; il Minucci l’abbreviazione di ex ufficio, formula che in certi casi serviva di franchigia per non pagare nulla a certe persone che lavoravano d’ufficio a Firenze. All’incontro il Diez rimena il gruppo rom. a rad. ger. che compare in aat. ubbâ uppa usato avverbialmente nella frase in uppûn vanamente senza costo, e corrispondente quindi a it. a uffo. La consonante f è mostra da got. ufio superfluo. La forma comasca a up che indubbiamente risale a fonte ger. ci è mallevadrice dell’orig. ger. anche di ufo.

Uosa, specie di stivale, sorta di stivale di ferro legata alla gambiera. (Iacop. da Todi, Boccaccio). Con a. sp. huesa, a. port. osa, prov. osa oza, afr. hose, hoese, heuse, fr. heuse stivale gamba, immediatamente risale a bl. hosa, osa calzare schiniere, ricorrente già in Paolo Diacono IV, 23. Altre forme bl. sono: hossa, ossa, houcia usate per lo più in territorio fr. e ing. Matteo Paris nel 1247 adopera heusa e un Concil. di Parigi nel 1212 hosella. A fondamento certissimo del bl. sta ger. hosa [aat. hosa mat. hose, tm. Hose, ags. hosu, anrd. hosa] calzoni, brache. Il mat. [p. 527 modifica]presenta anche i dimin. hoselin höslîn. Il signif. originario di ger. hosa era pressappoco quello che scorgesi nei suoi deriv. rom., e non quello offertoci dal tm. Hose “calzoni, brache”. In sostanza il nome valeva “copertura che va dal ginocchio al piede”. Andò quindi soggetto ad un ampliamento di signif. L’afr., che secondo il Waltemath veniva immediatamente da abfr. * hosa, ne cavò anche il vb. hoser, heuser. Il trovarsi bl. hosa in Paolo Diacono accenna secondo ogni verosimiglianza all’introduzione del nome in Ttalia per parte dei Longobardi; molto più che il Diez esclude che sp. * huesa derivasse da got. * huso, e il fa venire da una delle lingue sorelle ovvero da bl. usato in Francia e in Italia. Anche cornov. hos schiniera provenne dal ger. Al ger. hosa sono paragonati asl. kosulia camicia, sl. serb. kosulia, bulg. kosuli, pol. koszuli d’ug. sig. V. del resto Usatto.

Uro, specie di bue selvatico proprio dei paesi settentrionali (Giambullari, Davanzati). Immediatamente questo nome risale al lat. urus usato dagli scrittori romani a cominciare da Cesare. Questo l. urus [gr. ούρος] riproduceva ger. ûrus donde aat. ûr [o], mat. ur, tm. Auer; ags. ûr ing. owre, anrd. úrr. Macrobio supponeva che l. urus fosse voce celtica. Ma il Kluge rigetta tale ipotesi, e ne fa una voce schiettamente ger.; e accanto ad ûrus ammette l’esistenza della forma ger. usro mediante la quale il nome si riannette a sans. usrâ toro, e propriamente “rossiccio”.

Usatto, calzone di cuoio per difendere la gamba dall’acqua o dal fango usato propriamente per cavalcare (Villani, Boccaccio). Gli risponde afr. hosseau usato sin dal sec. 13º, fr. houseau con sig. identico. È un dimin. di uosa come l’afr. di afr. house. Alla voce uosa abbiamo visto un altro dimin. bl., cioè hosella ricorrente sin dal 1212. Der.: usattino.

Usbergo osbergo usberga sberga, armatura del busto formata di ferro o d’altro metallo, [p. 528 modifica]corazza (Dante, Vegezio volgar.). Con afr. alberc, auberc, fr. haubert, prov. ausberg ausberc giacca di maglia, ha per base ger. halsberc sdoppiatosi in aat. hals-pirc-pirga-piriga-përga-bërga d’ug. sig., mat. hals-berc-bërge, ags. halsbeorg; anrd. halsbiorg. Questo nome ger. risulta da halsa [aat. mat. hals, tm. Hals, ags. heals] collo, affine forse ad anrd. helse manico, l. collum-us per * colsum d’ug. sig., gr. κλοιός collana; e da berg [en] coprire, difendere. Originariamente valeva dunque “armatura ricoprente il collo”, ma col tempo il signif. si allargò. Secondo il Mackel il fr. e prov. direttamente procedevano da abfr. * halsberg. Il Wackernagel e il Beneke vollero vedere in afr. halberc un tipo ger. al-berc con signif. di “copri tutto” [all = tutto]; ma le forme prov. e it. escludono assolutamente tale derivazione. Notevole che un tal nome non s’incontri nel bl. antico, giacchè bl. alberc albergio alberio sono tarde riproduzioni [sec. 13º] di fr. alberc e haubergeon. Nello sp. il nome non esiste: con ciò viene esclusa l’origine gotica: quindi si è condotti a credere ad importazione dei Franchi per la Francia, e dei Longobardi per l’Italia.

Usolare, udire o guardar di soppiatto da un fesso o da uno spiraglio (Nelli, Redi). Risp.: sen. osalare, nap. ausoliare. Il Redi aveva proposto come etimo il nome uscio mediante vb. usciolare stare all’uscio. Il Caix crede invece alla derivazione da got. hausian udire, e meglio ancora dall’at. hlosên losën lösslen stare in orecchi, accanto a cui sta laussen lauschen spiare. Usolare procederebbe immediatamente da un * lusolare. Ma quest’etim. è lungi dall’essere certa.

Usta (neolog.) odore o effluvio lasciato dalle fiere dove passano, che penetrando nell’odorato dei cani desta in essi una viva ansietà di rintracciarle. Il fatto del dialetto piem. che presenta nust fiuto, induce il Caix a ricondurre il nome it. a ted. nüstern narice, afris. nosteren, ol. nostern, bav. nuesten grufolare, bt. nusteren rintracciare, ol. [p. 529 modifica]neuzen odorare. Usta starebbe per * nusta per iscambio coll’art. un. La connessione con gr. ώζω dorico ώζδω odorare tentata dal Tommasèo è inaccettabile.

Ustolare, l’aspirare avido dei cani alla preda (Buonarroti, Lippi). Il Caix con ragione lo rannoda al nome precedente. Ma è notevole che sia di data molto più antica che il nome che l’ha generato. Ad ogni modo è assurdo il pensare con alcuni che possa essere derivato dal vb. l. uro ardere, mediante il partic. ustum bruciato.