L'elemento germanico nella lingua italiana/Q

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Quaglia, genere d’uccelli dell’ordine dei gallinacei (Lib. Amm.; Cresc. 10, 21; Sacchetti). Ha per corrispondenti: fr. caille, picard. coaille, coille, vall. quaja, prov. calha, a. sp. coalla, cat. guatlla, valenz. guala, lad. quacra. Il bl. presenta le forme quaquila, quaccila, quaquara, quaquadra, delle quali quaquila ricorre in Papia nel sec. 10º, e quaquara presso il Monaco di S. Gallo nella Vit. Caroli Magni. Dire che la voce rom. è un’onomatopea formatasi in questo campo non credo si possa; perchè si potrebbe chiedere perchè il rom. aspettasse a crearla solo nel tempo ch’esso venne a contatto colle lingue ger., e non la foggiasse prima. Inoltre, è vero che il w ger. che sta per iniz. nella voce aat. wahtala, wahtila è reso d’ordinario in rom. col gu, e che qui è invece rappresentato dal qu; ma le forme cat. e valenz. ci offrono precisamente il gu; le quali [p. 381 modifica]due ultime forme guatla e guala sono poi anche per altre ragioni evidentemente vicinissime al ger. Per questo, nonostante che il Diez si limitasse a raffrontare le voci rom. alle ger., senza esprimersi sull’origine delle prime, io credo col Littrè, col Mackel ed altri alla deriv. delle voci neol. dal ger. In questo campo abbiamo adunque: aat. wahtala, wahtula, wahtila, wahtela, quattala, mat. wahtel, ags. wyhtel, m. ol. quakele kwakkel, kwartel, bt. quakkele, tm. Wachtel d’ug. sig. Il passaggio fonetico da wahtala, wahtila a lat. quaquila, it. quaglia, fr. caille, si spiega mediante la posizione dell’accento sulla sillaba iniz. del vocab. ger. che rese possibile un * quatla (che è precisamente il caso del cat.), e poi di qualla per assimilazione progressiva del t ad l. Difatti le forme a. sp. coalla e prov. afr. calha riflettono appunto questo stadio intermedio; infine le forme it. e fr. hanno ammollito del tutto l’ultimo gruppo consonantico di guatla. * Il bl. quaccila è in equazione perfetta con bt. e m. ol. quakkele, e quakele; sicchè ognuno capisce che la orig. del bl. quaquila, quaccila dal ger. non si può volgere in dubbio. Al che si deve anche aggiungere la stessa diffusione delle voci rom. di preferenza nell’Europa di sud-ovest e nelle provincie che furono in stretto rapporto colle popolazioni ger. Un po’ di difficoltà potrebbero fare le forme bl. quaquara quaquadra e lad. quacra che paiono scostarsi dal tipo ger.; ma è ovvio l’ammettere che quaquara si potesse formare da quaquila per dissimilazione e indurimento della l in r. Circa la storia del nome ger., lo Schade p. 1077 suppone che aat. wahtala spetti a tema wahta da rad. wak, vegliare. Wahtala varrebbe adunque “che vigila e fa da sentinella”; e una tale denominazione accennerebbe al costume che ha questo gentile uccello di emettere sin dalle primissime ore del giorno sugli alti seminati il suo caro grido (Pick werwick; Bück den Rück! dic cur hic) come un invito a vegliare. Però il Grimm nella Ges. d. d. Sp. 73 ammette che possa essere un suono onomatopeico, [p. 382 modifica] ovvero anche un notevole storpiamento dell’antico vartäka, con trasposizione di k ed r [vaktara] e indebolimento di r in l [waktala]. Possono qui confrontarsi sans. vartakas, vártiká, vartakâ, vartakî, quaglia, Pictet 1, 495. Queste forme spetterebbero a radice varth, girare, volgere; il che accennerebbe, come pensa il Pictet, alla proprietà di questa sorta d’uccello di volgersi e girare sulla terra nei luoghi sabbiosi. Il Kluge opina invece che il ceppo denotante “quaglia” per le lingue sans. gr. e l. work, wortog che si esplicò in sans. vartikâ, gr. ὄρτυξ [l. coturnix?] sia affatto estraneo al campo ger., e non abbia relaz. alcuna con aat. wahtala. Il Faulmann infine ritiene che il nome ted. siasi formato da rad. del vb. bt. quaken, gridare per lo stupore e l’indegnazione; poi mette questo vb. in relazione con aat. vëhan, scintillare, essere vivace, vegliare. Deriv.: quagliaio-quagliere-quagliarolo.

Quarzo (neolog.), nome d’un acido silicico risultante da ciottoli più o meno puri e cristallizzati (Targioni-Tozzetti). Martino Schultze nell’opusc. Germanischen Elemente der französischen Sprache p. 20 osservò che i vocab. passati dal mat. e tm. nelle lingue rom. sono per lo più termini mineralogici e chimici. Ora quarzo è precisamente uno di questi. Esso riposa su mat. quarz che appare sin dal sec. 13º, e che diè di poi tm. Quarz, ol. kvarts, ing. quartz, fr. quartz. Quanto al nome ger. in sè il Littrè accennò all’affinità con tm. Warzv, porro, escrescenza, mammella. Il Faulmann lo trae da rad. quarz di vb. perduto quërzan, fermentare, odorare, scintillare; ed avrebbe dovuto il suo nome o al colore cristallino, o alla sua durezza. Ma anche il Faulmann ammette che la consistenza granulosa del minerale rende assai più verosimile l’affinità con Warze, il qual ultimo nome il Faulmann fa svolgersi dalla stessa rad. quarz con lo stesso processo logico, anzi rannoda qui persino Harz, resina, gomma. È probabile che il nome in it. penetrasse non direttamente dalla Germania, [p. 383 modifica] ma dalla Francia, dove lo troviamo usato primieramente dal Buffon verso la metà del secolo scorso. Deriv.: quarz-ifero-oso.