Istoria delle guerre persiane/Libro primo/Capo VI
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Traduzione dal greco di Giuseppe Rossi (1833)
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CAPO VI.
I. La moglie poi suppliva a Cavado, in tempo della costui prigionia, tutti i bisogni della vita, e prendevane ogni miglior cura. E bellissima com’ella era destò forte passione nell’animo del custode, il quale non potè a meno di manifestarsi a lei; e lo sposo avutane contezza ingiunsele di pienamente secondarne le brame1; or quegli non avendo più che desiderare, e vie meglio addivenutone amante, le accordò senza punto d’eccezione l’ingresso e l’uscita del carcere. Eravi di più tra Persiani un tal Seose, rispettabilissimo personaggio, che strettamente legato in amicizia col prigioniero aggiravasi di continuo presso del carcere spiando il momento di salvarlo, ed avevalo già fatto consapevole coll’opera della moglie di questo suo divisamento, per la cui esecuzione tenevasi pronto cogli insellati destrieri. Cavado pertanto, convenuto una notte colla donna di cambiare lor vesti e di lasciarla in sua vece là entro, se ne fuggì per mezzo le guardie sotto mentita femminile sembianza. E pur quando la dimane questi videro nella prigione colei ricoperta degli abiti maritali pensarono tuttavia guardare il fuggitivo, e molti giorni stettersi nell’errore, potendo intrattanto quegli procedere in lontano paese. Non saprei qui ridire allo scoprirsi della frode la sorte che sovrastò alla complice, e quale gastigo ella ne riportasse, tenendo i Persiani segretissime le cose loro; e ciò basta perchè m’abbia anch’io da tacere.
II. Cavado tra questo mezzo con Seose al fianco pervenne sconosciuto nel paese degli Unni Eutaliti, dove, sposata la figliuola del re, fece leva di forte esercito alla testa del quale ricomparve in Persia, formidabile a’ suoi nemici per modo che non osarono opporgli la menoma resistenza. Entrato quindi in una provincia sotto gli ordini di Gusanascade, voltosi ad alcuni degli amici suoi ne promise spensieratamente il comando a chi primo in quel giorno il salutasse re. Ma uscitegli appena di bocca tali parole ebbene pentimento, vietando le persiane leggi che si levi di carica una famiglia per surrogarvene altra non affine con lei. E’ temeva adunque ricevere il saluto da persona non congiunta di parentado al governatore, e ridursi così alla trasgressione d’una legge per non ismentire la fatta promessa; una opportuna occasione però mentre a ciò ripensava appianogli la via di compiere entrambe. Adergudunibade2, affine di Gusanascade e giovane con grande rinomanza di valore, fu il primo a venirgli innanzi adorandolo re suo, e dandogli accertata parola de’ suoi fedeli servigi.
III. Cavado pervenne in processo di tempo a ricuperare tutto il reame, e fatto prigioniero Blase il sentenziò a perdere la vista alla foggia de’ malfattori persiani, cui è versato olio bollente negli occhi, od estraggonsi gli occhi stessi coll’opera di ferrea punta, ordinando poscia che si custodisse in prigione. Costui tenne il regno due soli anni3.
IV. Data pur morte a Gusanascade nominò canarange il consanguineo di lui Adergudunibade; oltre di che inalzò alla carica di adrastadara-selane (magistratura sopra tutti gli eserciti e condottieri) Seose, l’unico e dapprima e dappoi che ricevesse tanta onoranza tra i Persiani4. Tornato per siffatto modo al possesso del regno agevolmente sel guardò, e resselo con molto senno mercè gl’impareggiabili talenti suoi, e la grandissima esperienza nel maneggio de’ pubblici affari5.
Note
- ↑ Primo così ad osservare la promulgata legge sulla comunanza del sesso femminile. V. il cap. 5.
- ↑ Adergudombade fu scritto da alcuni autori e così pure in vece di adrastadara-selane rinverrai presso di loro Adrastudaransalana.
- ↑ Nulla di ciò rinveniamo in Agazia, eccone le parole: «Zamaspe contento di avere occupato quattro anni il trono senza rammarico ne discese, e adattandosi prudentemente ai bisogni del tempo, antepose la propria sicurezza e la sua quiete ai pericoli ed alle molestie inseparabili dall’ambizione di regnare». (lib. iv, cap. 11).
- ↑ Anni dell’era volgare 488 e seg.
- ↑ Agazia per lo contrario scrisse: «Cavado ristabilitosi in trono vi sedè più che prima dispotico altri anni 30, cosicchè in due volte la sua monarchia giunse agli anni 41» (lib. iv, cap. 11).