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LIBRO PRIMO 25


CAPO VII.

Cavado chiesto in vano danaro all’imperatore Anastasio prende a farne vendetta col guerreggiare i Romani. — Assedio della città d’Amida. — Sua espugnazione tra la notte posteriore ad un giorno festivo coll’assalto d’una torre mal guardata da monaci. — Orribile strage degli assediati, cessata colla saggia rimostranza d’un prete al vincitore.

I. Del rimanente andando egli debitore al re eutalitico di danaro nè potendolo compensare divisò averne prestanza dall’imperatore Anastasio, il quale, richiestone, comunicò la domanda a’ suoi consiglieri, e questi risposero non convenirsi ch’e’ desse col proprio erario il mezzo ai nemici di rafforzare l’amicizia loro, sendo invece mestieri di gittar la discordia tra essi: tanto bastò perchè fossero guerreggiati i Romani. Venuto adunque Cavado improvvisamente sopra le armene terre e disertatele a tutto potere, entrò quindi nella Mesopotamia procedendo fino alla città d’Amida1, che cinse d’assedio

    trono vi sedè più che prima dispotico altri anni 30, cosicchè in due volte la sua monarchia giunse agli anni 41» (lib. iv, cap. 11).

  1. Non prima del 400 leggiamo nelle istorie un tal nome, il quale vi comparisce eziandio coll’aggiunta di metropoli d’una speciale provincia. Questa città fu di poi munita e ridotta un forte rispettabile dell’imperio da Costanzo, il quale diedele parimente il suo nome, ch’ella pochissimo ritenne. In progresso di tempo chiamossi ognora Amida, se son che vi si aggiunse la