XXIV

../XXIII ../XXV IncludiIntestazione 30 aprile 2022 100% Da definire

XXIII XXV

[p. 151 modifica]

XXIV.

La prima sera dopo l’arrivo della piccola Lucia, Pietro giunse nella stalla conducendo un sonatore d’organetto. Tutte le giovani, fanciulle e maritate, balzarono in piedi salutando quell’improvvisata con grida di gioia.

La Nanna, per istinto, per rimembranza, s’era alzata anche lei. Ma quando tutti i giovani ebbero scelta la ballerina si trovò sola ad impacciare le coppie danzanti, e dovette tornare a sedere accanto alle mamme.

Gaudenzio, vedendo che Pietro si disponeva ad aprire il ballo colla sposa, s’era affrettato a pigliare la forastiera. Nel ricondurre a posto la giovinetta vide la Nanna più avvilita del solito per quello sfregio patito e le disse:

— Non ce ne sono più, eh! di ballerini per voi, Nanna?

— Io non ho voglia di ballare, rispose la [p. 152 modifica]Nanna che cercava di salvare almeno l’apparenza. Ma con Gaudenzio non c’era verso di salvar nulla. Aveva bisogno di mettere i punti sugli i, anche quando le leggi dell’urbanità protestavano contro quelle dell’esattezza. E ribattè con malignità brutale:

— Sì eh! Quel che non si può avere si dà via per carità.

La Lucia che aveva lo spirito un po’ più coltivato, sentì tutta la crudeltà di quelle parole, e cercò di mitigarla come poteva dicendo:

— Vuoi ballare con me, Nanna?

In quella Pietro cessava di ballare colla Rosetta, e la conduceva a sedere accanto alla Maddalena. Gaudenzio piantò la zitellona e la bimba, e corse alla giovine sposa, la sollevò come un conquistatore, e si mise a ballare con lei, alla sua maniera, sguaiata e compromettente.

La Nanna rifiutò la gentile offerta della Lucia e seguì con occhio scrutatore la coppia danzante. Lei le conosceva quelle strette, [p. 153 modifica]quei dondolamenti, quell’incrociar delle gambe, quegli sfioramenti di guancie, e quelle parole ansimate in un caldo sussurro fra capo e collo. Le impressioni che avevano destate in lei, ora le vedeva riprodotte nella giovine cognata, e fatte più vive dalla gioia di sentirle condivise dal suo meraviglioso ballerino.

La Rosetta infatti, espansiva, chiassosa, gioconda, non si trovava bene con quel marito raggomitolato in sè stesso come un istrice. Aveva soggezione di lui. Non osava più fargli una gentilezza perchè sapeva che non sarebbe corrisposta. Non osava dirgli una corbelleria, perchè non ne avrebbe riso. Invece cogli altri le bastava di aprire la bocca per sentirsi dire:

— Che demonietto di donna! Che granello di pepe! Le studiate tutte voi! Ne sapete una più del diavolo. Con voi di malinconia non se ne patisce di certo!

Gaudenzio poi era anche più galante e più complimentoso degli altri. Con quell’audacia che lo distingueva, non esitava ad esprimerle [p. 154 modifica]a bruciapelo la propria ammirazione per la sua bellezza.

— Che pezzo di donna! Voi non avete paura che il vento vi porti via. Perchè non vi levate un poco la pezzuola dal collo se il ballare vi riscalda? Io non guardo.

E si poneva davanti agli occhi le mani colle dita discoste, per mostrare il suo desiderio indiscreto di vederla scollata.

— Del resto, soggiungeva, lo so bene che è tutta roba imbottita, E sorrideva di quella facezia, come se il dirle ch’era grassa e non aveva imbottiture, fosse il più gran vanto che le si potesse fare.

La Rosetta non era donna da raffinature. Era allegra e pigliava tutto in buona parte. Vedeva soltanto l’intenzione di farle un complimento, e l’accettava senza esaminarla troppo; ed era contenta, perchè Gaudenzio le piaceva, e si trovava bene con lui.

— Ecco, pensò la Nanna; sono pochi mesi che è maritata, e fa già all’amore cogli altri. [p. 155 modifica]

Era spingere troppo oltre il giudizio temerario; ma lei aveva bisogno di aggravare le cose per giustificare ai proprii occhi l’odio che risentiva, ed il suo desiderio di svergognare la cognata e di allontanare quel Gaudenzio che la avviliva sempre.

Andò a sedere accanto a Pietro e gli disse:

— Ora hai finito di ballare con tua moglie. È impegnata per tutta la sera....

Avrebbe voluto aggiungere: “con Gaudenzio,” ma non ne ebbe il coraggio.

Pietro però comprese, malgrado la reticenza. Adorava la sua bella sposa con tutta l’intensità dei sentimenti concentrati, i quali sembrano aumentarsi di quella tanta parte d’affetto che non espandono in manifestazioni.

Provava già un senso d’invidia per chiunque possedeva quelle facili manifestazioni che lui non aveva, e che rendevano gli altri più simpatici di lui. Ne era istintivamente geloso, perchè le apprezzava come una superiorità. [p. 156 modifica]

La parola della Nanna, bastò a fargli volgere su Gaudenzio quella vaga gelosia.

Sofferse profondamente di quel sospetto; ma non lo manifestò, come non manifestava il suo amore. Lui pure, come la Nanna, racchiudeva in sè tutti i suoi sentimenti. Era affettuosissimo, e sentiva ardentemente l’aspirazione ad un amore esclusivo.

Ma la Nanna si vendicava di non poterlo inspirare. Pietro invece, profondamente buono, ne soffriva soltanto. Non provava come lei l’acre bisogno di far patire anche agli altri la propria sofferenza, di accusarli del proprio male, di odiarli. Si doleva sinceramente di non valere quanto gli altri, che, nell’umiltà del suo cuore, credeva superiori a lui; e la cagione dei torti che sopportava, la cercava in sè stesso. Diceva: “Non so farmi voler bene da quella donna.” E pensava che cosa avrebbe potuto fare per guadagnare l’affetto della sposa.