Il tamburo di fuoco (1960)/Atto primo

Atto primo

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Personaggi Atto secondo
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Atto Primo

il cimitero delle carovane

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Tono dominante: arancione.

Intonarumori: Sibilatori e Ululatori

Peso — angoscia del sole — destino sulle strade appassionate della vita. Lieve avvallamento fra due dune. Atmosfera tropicale abbacinante. Crepitazione di fucileria lontana. Kabango balza in scena da sinistra, come se fosse inseguito. Alto, atletico capo africano (scecchia rossa con fiocco nero, barracano, fucile ad armacollo). Preoccupatissimo, esplora l’orizzonte a destra e a sinistra, poi si butta a terra, e striscia carponi verso la cresta della duna in fondo alla scena.

Entra lentamente, pure da sinistra, Mabima, bruna, flessuosa, semicoperta dal suo burnus bianco lacerato, hik azzurro, spilloni, medagliette e grandi orecchini d’argento. Tatuaggi azzurri sulla fronte e sulle mani. Pesanti anelli alle caviglie.

Bagamoio e Lanzirica, il cui abbigliamento è simile a quello di Kabango, ma meno ricco, sorreggono Mabima.

Kabango.

carponi, continuando ad esplorare il fondo della scena, indica col braccio sinistro un punto dietro di sè:

Coricate Mabima qui dietro di me. [p. 10 modifica]

Mabima

con un filo di voce:

Non ti curare di me, Kabango! Ho ancora molta forza. Se vuoi, camminerò.

Lanzirica

No, no, credimi, Kabango: bisogna fermarsi. Mabima è sfinita. Sembra debba svenire da un momento all’altro. Ha le mani insanguinate! Anche la bocca cola sangue.

Bagamoio

Non è nulla. E’ il sangue di quelle canaglie che volevano tenerla prigioniera! Mabima ha saputo difendersi con le unghie, coi denti.

Bagamoio e Lanzirica adagiano Mabima sulla sabbia.

Kabango

Bagamoio, guarda attentamente. Non vedi nulla, dietro a quei cactus?

Bagamoio

No, dietro a quei cactus non c’è nulla. Speri di ritrovare la tua scorta di cavalli e di muli? Non vedo nulla. I nostri nemici hanno certo perdute le nostre tracce. Sono ormai lontani, dietro alla terza duna.

Lanzirica

accovacciato vicino a Mabima:

Presto, presto, Bagamoio!... Corri al pozzo, laggiứ... Mabima muore. [p. 11 modifica]

Bagamoio

uscendo da destra:

Corro al pozzo, ma, per Allah, Kabango, non alzarti in piedi! Possono vederti e ucciderti con una fucilata. Hanno buoni fucili e frecce insradicabili avvelenate!

Kabango

tendendo il pugno verso il fondo della scena:

Impostori! Vigliacchi! Traditori! Mi avete imposto il disonore di fuggire! Per la prima volta, ho conosciuto l’orrore della fuga! Da solo, da solo, vi saprei affrontare tutti! E vincer tutti col mio solo fucile contro tutti i vostri fucili!

Mordendosi le mani con rabbia:

Se non avessi avuto il Sinrun da salvare!... Non l’avranno! Lo porterò a mio fratello. Con lui, compirò la mia grande opera. Eppure, malgrado tutti i miei ragionamenti, non so spiegarmi l’ignobile tradimento! Coloro che mi hanno tradito, mi debbono tutto: intelligenza, forza, fede, onori!

Dopo un silenzio:

Del resto, avevo preveduto tutto ciò. Ho favorito tutto ciò.

Lanzirica

Se sapevi che ciò era male, perchè l’hai favorito?

Kabango

Il Male è necessario quanto il Bene. Lo sviluppo del Male esercita la forza del Bene.

Lanzirica

Hai dunque sempre saputo distinguere il Male dal Bene? [p. 12 modifica]

Kabango

No. Talvolta il Bene è il vestito della Debolezza e il Male il vestito della Forza. Talvolta si scambiano i vestiti. Spesso Male e Bene si intrecciano e si confondono come i rumori umani, i rumori animali e i rumori vegetali in una foresta buia. Ma l’orecchio si esercita nel distinguerli. Cosí la coscienza si esercita nel distinguere il Male dal Bene. Forse la coscienza altro non è che una luce in lotta contro questi due lottatori bui. La lotta è la grande matrice indispensabile. Senza questa rivolta, il mio coraggio sarebbe caduto. Alcuni si rivoltano per precisare la loro potenza individuale. La loro rivolta è una potenza partorita dalla mia potenza. I migliori, però, quelli che mi furono collaboratori e non seguaci sono fermi nella loro fedeltà al Sinrun! Questi sono ora nell’Oasi di mio fratello, a cinque giornate di cammello.

Voltandosi di scatto:

Lanzirica! Il respiro di Mabima mi tortura. Non è un respiro: è un rantolo di agonia. Difendila dal sole! Con l’ombra del tuo corpo ritto davanti a lei!

Chinandosi tre volte, tocca tre volte la terra con la palma destra aperta, poi l’alza al cielo.

Sole! Sole feroce! Ti ho sempre amato e venerato! Ho sempre glorificato le tue sovrane leggi di calore e di luce. Perchè dunque hai schierato in cielo contro di me tante baionette spietate?... Vuoi dilaniare il corpo fragile di Mabima? Frena il tuo gioco rabbioso! Vuoi vendicarti? E di che? Chi mai ha osato disconoscere la tua sovranità? Vuoi divertire la tua insonnia ardente? Vuoi misurare la tua forza? Su cosí fragili vittime? Pietà! Pietà per Mabima!

Poi scorgendo Lanzirica inginocchiato accanto a Mabima e prono amorosamente sul suo viso, scatta:

Cosa fai Lanzirica? Scòstati. Lasciala respirare. [p. 13 modifica]

Lanzirica

Kabango, vorrei difenderla da questa furia di lingue infuocate!

Kabango

inginocchiandosi vicino a Mabima:

Mabima, non abbandonarti al sonno. Aggràppati alla vita! Vedo la Morte curvare su di te l’antichissimo suo dorso di fumo violaceo! Sono forse allucinato? Il sole mi scaraventa attraverso il cervello palate di lava. Non un lembo d’ombra in tutto il deserto!

Bagamoio

entrando velocemente da destra, mentre riprende la fucileria lontana:

Il pozzo ha dimenticato da molto tempo l’acqua. Pompa l’aria come la bocca d’un corridore affannato. Ho voluto guardare in fondo. Per poco non scivolai nella strozza vorace. Mi sembrava di cuocere come un pane in un forno rovente. Certo mi hanno visto, poiché ho sentito fischiare le palle sulla testa. Kabango, resta curvo a terra! Ti colpiranno!

Kabango

appiattandosi con Bagamoio, con la faccia rivolta verso il fondo:

Ti sbagli. Essi non tirano su di noi.

Bagamoio

Sí, sí padrone... Senti questi colpi a destra. Ora a sinistra. Hanno ritrovate le nostre tracce. Vogliono accerchiarci. Si sono messi in molti per darci la caccia! Sei una preda importante, ma pericolosa. Guarda i nugoli di sabbia che la loro corsa solleva! [p. 14 modifica]

Kabango

No, no, ti sbagli, Bagamoio. Laggiú vi sono dei nugoli di cavallette... E, a destra, il vento del Sud che solleva la sabbia e la trasforma in rossi fantasmi veloci... I nostri nemici non hanno ritrovato le nostre tracce, altrimenti non sparerebbero cosí all’impazzata. Si sparano l’uno contro l’altro, quei bruti! Gli abitanti di Bembe combattono contro gli abitanti di Engoge. E io che avevo sperato di pacificare le loro vecchie discordie! Si contendono a fucilate il Sinrun, prima di averlo rubato. Nicassa è feroce, anche coraggioso, ma cretino. Cosa mai spera di fare, con Sinrun?

Bagamoio

Nicassa è ambizioso e cocciuto. Tu gli davi ombra.

Kabango

Ora si batte contro Lungebungo, che è vile, ma furbissimo. Sarà un osso duro, per Nicassa! E dire che ho insegnato io, io l’arte della guera a Lungebungo!

Bagamoio

ironicamente:

Speravi di farne il direttore dei tuoi laghi montani!... Padrone! Padrone! Permettimi di parlarti a cuore aperto.

Kabango

Vedo nei tuoi occhi mille rimproveri. Parla! Parla!

Bagamoio

Perché, perché, dimmi, non uccidesti Nicassa e Lungebungo?

Kabango

Non si può uccidere ciò che si nutrí col proprio cervello. [p. 15 modifica]

Bagamoio

Dovevi almeno incatenarli tutti e, dopo averli incatenati, inculcar loro la gratitudine. A pugni e a mazzate!

Kabango

Tu dimentichi che Nicassa è il padre di Mabima.

Bagamoio

Per questo io l’avrei ucciso. Tutto sarebbe stato semplificato. Nicassa è colpevole di averti rifiutata sua figlia senza ragione.

Kabango

Voleva darla in sposa a Lungebungo che era disposto a comperarla a qualsiasi prezzo.

Bagamoio

Ciò era assurdo, date le teorie di Nicassa sulla redenzione della donna africana; tanto piú che Mabima non ha mai amato né stimato Lungebungo.

Kabango

Ne sei sicuro?

Bagamoio

Sí.

Kabango

Allora dimmi, chi è l’uomo che Mabima ama?

Bagamoio.

Non lo so. Te lo giuro. [p. 16 modifica]

Kabango

Certo questo uomo ora mi è nemico. E’ lui che mi accusa di avere rapito Mabima. Io non ho rapito Mabima, tu lo sai! Mabima che ha sempre goduto una piena libertà concessale da suo padre, ha liberamente deciso di unirsi a me!... Poco importa. Io amo Mabima e saprò farmi amare da lei. Colui che possiede il Sinrun, possiede il cuore di tutte le donne. Questa rivolta è non di meno molto misteriosa. Perché mi odiano? Cosa mi invidiano? Il Sinrun o Mabima?

Bagamoio

L’uno e l’altra. Però nessuno di loro saprebbe utilizzare il Sinrun o amare Mabima.

Kabango

I deboli si vendicano della loro debolezza. E’ la legge.

Bagamoio

Ma tu li credevi forti e grandi...

Kabango

No. Li avevo valutati. Speravo di rinfonzare la loro anima. Speravo d’ingigantirli. Però non li credetti mai capaci di tanta abiezione.

Bagamoio

Ti avevo avvertito a tempo! Appena il cannone del Ramadan ebbe annunziato la fine del digiuno, i capi di Bembe e di Engoge entrarono in casa tua fingendo una fame insaziabile. Io subito compresi i loro loschi propositi! Perchè mai avevano condotto con loro tanti indovini, tante fattucchiere e tanti incantatori di serpenti? Si gonfiavano di manioco e di liquerizia, addentavano enormi ananassi [p. 17 modifica]con la ghiottoneria degli elefanti. Appena io mi accostavo, essi tacevano, o, col naso in aria, fingevano di sorvegliare il volo delle gru. Altri si affaccendavano a scambiare cristalli, sbarre d’ottone, specchi, e che so io... Gli schiavi preparavano fucili a trappola, con galline attaccate alla canna. Volli avvicinarmi a te, ma il feticciere Goko mi tratteneva, insistendo perché ti tagliassi tre ciuffi di capelli e due unghie! Esigeva tutto ciò (in custodia) per proteggere il tuo viaggio. Io ho ingiuriato quell’impostore. Tu, invece, ti sei prestato alle sue stregonerie. Soffrivo nel vederti attento mentre egli offriva delle banane agli spiriti, svegliandoli con il fragore dei vasi di rame. Tutta quell’agitazione era preparata da Nicassa per mascherare il tradimento. Io ti ho avvertito. Ma tu non mi ascolti mai.

Kabango

No! No! Ti ascolto.

Bagamoio

Tutti parlavano della bellezza incantevole di Mabima. I capi dei duar e i marabutti sussurravano cose infami su di lei.

Kabango

Spiegami. Parla. Che cosa dicevano?

Bagamoio.

Dicevano che ti aveva ormai conquistato, anima, cervello, muscoli, nella fitta rete dei suoi fascini, e che eri ormai stregato da lei e perduto per il Sinrun.

Kabango

E tu hai potuto credere? [p. 18 modifica]

Bagamoio

Non l’ho creduto. Credo soltanto in te. Ma tutti erano persuasi che l’ora era venuta per ingannarti, vincerti, derubarti.

Kabango

Sono tutti cranii senza luce. Non compresero né me, né Mabima. Amo Mabima, ma non ho mai perduto il dominio di me stesso. Certo, ho molto tardato a convincermi di essere tradito. Come potevo mai pensare che la mia volontà d’imporre il Sinrun raccogliesse tanti odi? Fingevano di amare le mie idee, mentre sognavano di distruggerle. Io ho insegnato ai popoli africani la lavorazione del ferro, l’uso della bussola, del sestante, del barometro, del solfato di chinino, del laudano, della canfora. Essi mi devono, Bagamoio, una gratitudine eterna.

Bagamoio

Ma tu hai osato strappare dal collo dei bambini il magico pezzo di cordone ombelicale con cui le madri li proteggono dalle malattie! Ho veduto fra i tuoi nemici il feticciere Goko! Ti odia. E’ audacissimo. Goko agitava un feticcio sulla testa mentre lo bersagliavo sulla duna.

Kabango

Goko è un impostore e tu sei l’unico negro che non ha mai mentito.

Bagamoio

mostrando il suo braccio muscoloso:

Non ho bisogno di mentire. [p. 19 modifica]

Kabango

Non credi che alla forza? Approvi dunque i negri che abbandonano alle belve i malati, i deboli, gli orfani, i vecchi e gli schiavi inutili?...

Bagamoio

titubante:

Sono questi gli insegnamenti di molti feticcieri.

Kabango

Tu credi ai feticcieri?

Bagamoio

Sono i deboli e gli scaltri, che hanno inventato i feticci.

Kabango

Spesso avviene cosí. Non sempre. Vi sono forze inspiegabili chiuse in parole e gesti magici.

Bagamoio

Non comprendo, Kabango, lasciami credere nella forza, soltanto nella forza! Credo in te perché sai vincere. Tu non sei come noi, privo d’immaginazione. Sai creare dietro la tua fronte delle altre Afriche piú belle dell’Africa! Sei un Dio.

Kabango

E se fossi vinto, ucciso?

Bagamoio

Crederei nel tuo nome e nel ricordo di te... [p. 20 modifica]

Kabango

Dunque tutto non muore con noi. Ciò che rimane è precisamente una di queste forze misteriose, che diventano feticci.

Bagamoio

Se tu avessi vóluto, non saresti assalito oggi dai tuoi nemici. Perché sei stato generoso con loro?

Kabango

Volevo sollevare i negri al disopra della forza brutale e della paura Ma essi ripiombano giú, nel buio della materia.

Bagamoio

Volevi sollevarli al disopra delle tradizioni?

Kabango

No. Molte tradizioni sono buone. Bisogna perfezionarle. Rispetto la poligamia, benchè io sia monogamo. Credo nella forza benefica delle coma di antilope, dei denti di leone e delle penne di gallo. Ma combatto l’antropofagia e le immolazioni umane. Sono l’amico dei rabbini, dei sacerdoti buddisti e dei preti greci.

Una pausa.

Bagamoio, il Sinrun contiene la felicità dell’Africa: le formule magiche delle acque da imprigionare e liberare alternativamente, i segreti delle piante, dei fiori e dei frutti, i progetti dei laghi montani, delle ferrovie transdesertiche e delle oasi da sviluppare. La mia concezione è forte, chiara, pratica. Né odio, né amore per l’Europa! Conoscerla, come la conosco io! Utilizzarne la scienza per sbarazzarsene domani, superandola. La xenofobia è barbarie. Si riduce ad una cultura intensiva di tubercolosi, lebbra, sifilide e [p. 21 modifica]tracoma. Lungebungo era d’accordo con me su tutto ciò, quando studiavamo insieme a Tombuctu.

Bagamoio

Come potevi fidarti di quel fascio di gesti e sguardi falsi?

Kabango

Fino a ieri Lungebungo mi fu fedele, ed era il migliore amico di Lanzirica che, come vedi, non mi ha mai abbandonato.

Con impeto, a Bagamoio:

Non ti fidi di Lanzirica? Cosa sospetti?

Bagamoio

Non ho sospetti. Veglio su te... Nessuno piú ti tradirà. Nessuno.

Lanzirica

copre il viso di Mabima addormentata, con uno dei suoi veli azzurri, poi si alza cautamente e si avvicina a Kabango.

Kabango, Mabima è addormentata. Ma guarda, come respira affannosamente. Sembra strangolata dal sole! L’aria è una lana rovente! Il sole trapana il cranio! Anche le nostre voci sono schiacciate dal peso della luce. Il cielo è un blocco di silenzio incandescente! Non si odono che i nostri fiati!

Lunga pausa.

Povere ciglia di Mabima, bruciate dalla sabbia!... Mabima soffoca... muore!... Bisognerebbe cercare qualche metro d’ombra sotto i cactus. Temo per lei questo fetore che si avventa alla gola. Ci sono lí tre cadaveri di cammellieri, e gli ossami dei loro cammelli. Il sole è inesorabile. Ha fulminato tutti [p. 22 modifica]coloro che si sono accampati in questo avvallamento. Quei roccioni perpendicolari esasperano la furente pazzia del calore. Fissali, se puoi, e vedrai sulle loro pareti abbaglianti due mostruosi bocche segate da enormi diamanti che ridono. Queste ondulazioni coprono un lurido carname... La sabbia ha i luccicori d’un drappo funerario tessuto d’argento... Sono però vermi e non fili d’argento!

Kabango

Tranquillizzati, quei vermi non ci mangeranno.

Bagamoio

Ora mi spiego questo strano odore aspro, amaro e dolciastro. Fra quei cadaveri e quelle carcasse, vi sono dei carichi di pelli, spezie, spugne, tabacco, che cuociono sotto la sabbia.

Kabango

Questa non è luce, ma la lava di un vulcano che straripa in cielo. Abbiamo sotto i piedi della bracia.

Bagamoio

Piú di sessanta gradi!

Lanzirica

Mi ricordo di essere passato di qui molti anni fa. Sí! Questo è il famoso cimitero delle carovane. Quei roccioni abbaglianti hanno un nome tragico: gli Specchi della morte! L’avvallamento non conduce a nulla. Il vento che lo scava e lo livella illude le carovane. Tutte quelle che furono illuse non avranno piú altre illusioni.

Kabango

Io non sono una carovana. Sono Kabango, forte, tenace, pronto. Ci fermeremo qui poche ore, poi con slancio [p. 23 modifica]riprenderemo la strada del deserto. Non temo questo fetore; anzi mi frusta il sangue e mi toglie il sonno.

Lanzirica

Ma il tuo viso rivela una stanchezza mortale. Sono trenta ore che tu cammini. Il tuo cuore finirà per spezzarsi.

Kabango

Hai forse ragione. Ho bisogno di rifocillarmi. Bagamoio, che cos’hai nella tua galabieh gonfia?

Bagamoio

Un pezzo d’agnello e un po’ di pane.

Kabango

Dàmmi.

Divide il pane e il pezzo d’agnello; poi, ricordandosi di Mabima, riconsegna tutto a Bagamoio.

No; io posso resistere. Dà a Mabima, e mangiate anche voi.

Lanzirica

Comprendo, Kabango. Non hai fame. Ti nutri della tua idea. Che Allah ti risparmi nuove delusioni! I popoli africani non meritano il tuo sacrificio.

Kabango

Nessuno merita nulla, e il Sinrun è per coloro che non lo meritano! Ora non lo comprendono, ma lo comprenderanno! Lo odiano, ma lo ameranno! Sono ciechi, ma vedranno! Il Sinrun può tutto. Sento la sua forza benefica qui nel petto. Che gioia! Non me lo hanno rubato! Ci sono tutte, tutte le pelli scritte. Contiamole... Sono ventidue. [p. 24 modifica]

Lanzirica

Ti aiuterò. Le prime undici sono le piú importanti. In quanto alle altre undici... (scetticamente:) lo sono molto meno.

Kabango

No, no, non è vero, ciò che dici! Queste undici pelli scritte sono ugualmente importanti! Hai poca fede, Lanzirica. Sei uno scettico avvelenato dall’abitudine della negazione.

Rivolgendosi a Bagamoio:

Contiamo e verifichiamo tutte le pelli.

Mentre contano e verificano, Lanzirica si alza e va ad inginocchiarsi vicino a Mabima. Dispone meglio il velo sul suo viso e rimane estatico a contemplarla.

Mabima

si sveglia, si stira languidamente, poi scattando in piedi come invasa dal delirio della febbre, la schiena incurvata, le braccia tese verso il fondo della scena:

Ecco, ecco! Vedo l’oasi di mio padre! Le sue case abbracciate dalle palme!...

Lanzirica

Kabango, non vedi nulla all’orizzonte?

Kabango

avvicinandosi con Bagamoio:

Sí, vedo le solite apparenze illusorie... la curva verde d’una oasi... Palme e bambú... [p. 25 modifica]

Lanzirica

Sí! Sí!

Bagamoio

sforzandosi di vincere la sua angoscia con una risata artificiale:

Talvolta il deserto vomita le cose vive che ha ingoiate: oasi, città, carovane... Il deserto è uno stregone pericoloso.

Kabango

Non sono stregonerie. Il sole combina un gioco di specchi coi vapori caldi del deserto.

Mabima

delirando:

Ora cammino fra le palme. Questo è il giorno delle mie nozze. Ma chi mi sposerà? Quanto sono belli i doni del poeta di Fusah! Venti ghirbe piene di essenza di rosa! Le schiave di mia madre mi salutano... Ognuna ha un anello di ottone infilato nella narice destra. La prima mi offre un otre colmo di burro, la seconda una zucca ripiena di miele. Vedo mio padre fra loro... Ma che strano turbante! Porta bellicosamente attorcigliato, di sghembo, intorno alla fronte e alla nuca, un vero serpente... Orrore!... No! No! E’ un serpente di velo verde!... Grazie, padre, per gli amuleti di cuoio che mi hai dati! Contengono ricette contro le malattie... Ma, padre mio, perché non mi difendi? Non vedi come mi insegue dovunque? So che mi ama, ma io non l’amo piú. Non voglio essere sua! No, no, non baciarmi!

Mentre Mabima parla cosí delirando, Kabango, Bagamoio e Lanzirica la circondano agitati dal doppio desiderio angoscioso di ascoltare le sue parole e di interrompere la sua visione delirante.

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Bagamoio

scuotendo per un braccio Mabima:

Mabima, Mabima!

Kabango

trattenendo Bagamoio:

Perchè l’interrompi? Cosa temi?

Bagamoio

Nulla, nulla. So che le donne parlano troppo nel delirio e dicono menzogne indimenticabili.

Kabango

Chi è il poeta di Fusah?

Bagamoio

Non so.

Kabango

E tu, Lanzirica? Tu che sei poeta conosci certamente il poeta di Fusah!

Lanzirica

Non lo conosco.

Si pone sulla bocca un lembo del suo barracano per dimostrare che non ha piú nulla da dire.

Mabima

ripresa dal delirio mentre i tre uomini si accovacciano nella sabbia intorno a lei a capo chino:

Venite! Venite, amiche mie!... Intrecciate i miei capelli con belle perle Babteros, bianche, azzurre, e anche rosse... [p. 27 modifica]Perché gridano tanto quelle nubiane ubriacone? Sono brutte brutte, coi loro luridi capelli crespi. Tintinnano i loro anelli di rame sulle gambe. Hanno una cintura di grigri verdi ai fianchi; fanno scricchiolare il quadrato di pelle di gazzella che pende fra le loro cosce spalmate d’olio di palma e tinte di carminio. Come sono sudice! Cacciale via, Kabango!

Lunga pausa.

Chi ha ordinato agli schiavi di correre nei giardini? Agitano dei bastoni che hanno in cima filacce vegetali, per pigliare gli insetti commestibili. Non li voglio mangiare! No! No! No!... Ah! Finalmente respiro! Sono con mio padre e col poeta di Fusah in una lunga piroga... sul fiume Akbar tutto ombroso... Il dolce poeta mi parla d’amore, ma io non l’ascolto! Guardo i ponti di liane sospese e i banchi mobili di erbe tanto spesse che i bambini negri vi navigano sopra, giocando. Si tuffano... Che delizia!... Sulla riva, i calafati negri rattoppano le barche con la gomma di copale bollente... quando si scottano nitriscono come cavalli... Ora mi ingiuriano. Perché? Perché?

Mabima barcolla e cade nelle braccia di Lanzirica.

Lanzirica

Non tremare, Mabima. Qui siamo al sicuro.

Mabima

Grazie, Lanzirica. Non dimenticherò mai le tue cure per me.

Si abbandona sulla sabbia e si assopisce.

Lanzirica

Kabango, io credo opportuno svegliarla per riprendere la marcia al piú presto. [p. 28 modifica]

Bagamoio

avvicinandosi, con tono autoritario:

No, no; Mabima deve riposare. E’ affranta dalla stanchezza. Non toccarla.

Lanzirica

Ti dichiaro invece che questo sonno sotto il sole può ucciderla. Bisogna svegliarla.

Bagamoio

Non svegliarla.

Lanzirica

Chi ti ha dato il permesso di parlarmi con questo tono? Tu non sei nato per comandare, né per decidere. Sei un servo ignorante.

Bagamoio

Sono il servo di Kabango, ignorante ma fedele. Non conosco le scritture, ma conosco bene le strade del deserto. Tu sei un effeminato, buono a comporre musiche e canzoni. Non sai né la vita, né la guerra, né la fedeltà...

Avventandosi contro Lanzirica:

Se tu svegli Mabima, ti spacco la testa col calcio del mio fucile.

Lanzirica

allontanandosi:

Hai il cervello d’un bue selvaggio.

Kabango

Non voglio liti fra di voi. Bagamoio ha ragione. Occorre che Mabima si riposi perchè possa riprendere la strada del deserto. [p. 29 modifica]

Lanzirica

Kabango, Kabango, permetti che ti dia un consiglio. Mabima è sfinita dalla stanchezza. Non potrà riprendere la marcia! Qui a destra una pista di elefanti conduce alla foresta. E’ una foresta profonda, abitata da una tribú mite: i Giuma. E’ piena d’acque fresche e di frutta succose, tutta chiusa da immani grovigli di cactus e di agavi. Non si può entrare nella foresta che per il varco aperto dagli elefanti. So anche incantare i serpenti col mio flauto di canna e guarire le più velenose morsicature.

Kabango

No, Lanzirica, non voglio e né posso deviare. La grande strada del deserto sola può condurmi da mio fratello.

Lunga pausa.

Lanzirica

Sei sicuro di ritrovare la buona strada?... Le strade del deserto sono perfide. Si annodano e si snodano come le linee del destino nella palma della mano... Vi sono strade ondulose appena tracciate sulla sabbia, come la fedeltà sulla carne di una donna... Altre strade sono scavate nel granito, ma tronche come rimorsi. Coloro che le scavarono caddero prima di compierle. Senza ragione, sfociano nell’oceano indecifrabile delle sabbie... Vi sono strade cedevoli che succhiano i passi... Altre resistono dure e fanno crepitare i loro sterpi combustibili sotto i passi. Strepitano, vorrebbero screpolarsi come le vòlte dei palazzi sotterranei gonfi di musiche... Talvolta, nei meriggi massacranti, i carovanieri terrorizzati dal silenzio sognano di scavare, scavare per bere il miele delle musiche che cantano nel cuore della terra. [p. 30 modifica]

Bagamoio

con una risata piena di scherno:

Lamentatrice funebre!... Risparmia i tuoi singhiozzi. Non posseggo neanche una rupia per pagarteli.

Lanzirica

sprezzante:

Gli asini godono di riposare nella sabbia le loro zampe piagate. Gli asini non sanno che la sabbia è una femmina! Come una femmina, invita con milioni di sguardi a tuffarsi nel suo seno a capofitto... Però le strade dure del deserto sono piú pericolose. Sostengono il viandante perpendicolare, e ciò offende il sole che non a lungo concede di camminargli sotto a testa alta. Brutalmente ti schiaffeggia, azzanna, acceca. Subito, un torbido vino infernale ti invade gli occhi e ti affumica il cervello. E giú, eccoti scaraventato a terra, nell’unica posa che ti è permessa, orizzontale. Ripòsati, ti urla il Sole, o uomo affannato! Se ti sei tanto affaticato, fu certo per aumentare il godimento del tuo riposo!... Silenzio. Immobilità. Destino. Credimi, Kabango, ogni strada del deserto conduce a un pozzo arido, orlato di cadaveri.

Bagamoio

coi pugni tesi contro Lanzirica:

Tu menti come una prostituta piena di lue! Non ascoltarlo, Kabango! Tùrati le orecchie, Mabima! Le strade che Lanzirica descrive sono le strade del suo cuore. Lanzirica non ha muscoli, né coraggio. Il suo corpo ha il terrore delle grandi strade fortunose del deserto. Io non seguo le strade; le prendo. Sono mie. Escono da me. Via, di slancio! Scivolare. Rimbalzare. Non premere sulla sabbia. Leggerezza. Lunghi scatti veloci. Come una pietra piatta sulla cresta delle onde. Mirabile astuzia dei miei garretti. Ogni mio muscolo è una strada arrotolata che io snodo a volontà. Sono [p. 31 modifica]un corridore che crea le sue strade. Questa la voglio elastica come la mia coscia. Quest’altra tesa, metallica, come i miei tendini. Forse si confonde lontano con una pista di leoni. Poiché seno un cacciatore instancabile! Non imploro, né vedo i pozzi disseccati. Se mi fermo subito, io annodo sul polpaccio un serpente assopito perché la mia sosta sia breve e vigilante. Bevo ogni tanto al pozzo del mio cuore colmo di coraggio. Credimi, Kabango, quei cammellieri erano tutti simili a Lanzirica. Trascinavano la loro viltà sulle strade. Irritatissime, queste si rivoltarono come serpi sulle gambezampe della carovana, e le tennero ferme sotto i veloci pugnali del sole.

Kabango

Certo non seppero volere. Dunque meritavano il canto funerario che le mosche ronzano su di loro.

Bagamoio

a Lanzirica:

Io cammino cantando, e tiro fuori da me strade, strade e strade, che allungo, accorcio, a capriccio.

Lanzirica

ironico:

Parlano cosí tutte le carovane partendo, ma presto le strade del deserto si sfrangiano, muoiono in un velo d’impronte illusorie. E il vento del Sud seppellisce cammelli e cammellieri sotto le sue volanti palate di sabbia infuocata.

3 Sibilatori e 3 Ululatori.

Guarda quelle spirali rosse! L’immancabile becchino delle carovane sopraggiunge. Certo quei cammellieri morti impazzirono di vento rosso prima di morire, come noi! Si erano nutriti di sabbia come noi!... [p. 32 modifica]

Bagamoio

Oggi, a Bembe, si dà la caccia agli scorpioni neri nelle casse, sotto le stuoie, e si rafforzano i muri contro il vento.

Kabango

Vi è sempre uno scorpione che nessuno prevedeva.

Lanzirica

Quelle nuvole striate di zolfo che corrono all’orizzonte sono figlie del Simun. E’ lui che straccia in cielo quelle tende di negri. Tutto danza! Le dune sono prese dal delirio. Si scavano convulsivamente come il ventre di una ballerina bruciata dal desiderio, che invoca il maschio.

6 Sibilatori e 6 Ululatori.

Maledetto vento, ladro di cammelli e di tende!... Povere palme torturate della mia oasi lontana! Certo la sabbia è già salita alla gola degli alberi e li soffoca...

Una pausa.

Guardate come smania Mabima! Sembra quasi ebbra!

Bagamoio

Occupati di te, che sei piú floscio di lei. Se temi d’ingoiare la sabbia, chiudi la bocca una buona volta, femmina! Ho i capelli incipriati di sabbia. Ti piaccio? Mi vuoi come tuo poeta o tuo sposo?

Sghignazzando.

Mabima

agitatissima:

Kabango! Kabango! Làsciati guidare nella foresta! Se ci fermiamo, il sole e la sabbia ci divoreranno! Ma se il tuo destino è di proseguire nel deserto, baciami e va. [p. 33 modifica]

Kabango

abbracciando Mabima:

Grazie, grazie, Mabima! Bacio i tuoi piedi eroici che hanno voluto seguirmi fin qui, benché non vi siano che morte e dolore dove vado io. Hai abbandonato tutto e tutti per me. Hai sputato sul viso dei miei nemici, che ti offrivano la vita e la gioia. Hai morsicato le mani che volevano strapparti a me. Hai lottato senza tremare!

Mabima

Sono una piccola donna fragile. Ho tremato, dubitato, ho il rimorso di mille debolezze, ma ora, credimi, sono forte e degna di te. Preferirei vivere col tuo cadavere, piuttosto che coi tuoi nemici vivi. Il tuo cadavere avrà piú vita, piú passione, piú tenerezza per me, che tutti gli uomini della terra. Sento che per me, si coprirà di pupille ardenti e di bocche amorose! Ma tu non morrai. Ti sento vivo e forte piú che mai. Il profumo bruciante del tuo corpo mi inebria. Baciami, Kabango. Sulla bocca, cosí. Dammi la tua forza. Temo di svenire. Scivolo giú in un torpore soave. Scendo forse nella morte. Baciami, Kabango. Se non mi baci, mi stacco dalla vita e cado... muoio...

Lanzirica

Mabima muore! Mabima muore!

2 Sibilatori e 2 Ululatori.

Kabango

No, no, non devi morire, Mabima! Apri gli occhi! Guardami! Bevi la mia forza nel mio sguardo! Bevi la mia forza nel mio bacio! Raduna tutta, tutta la tua volontà! Non cedere al sonno. Bagamoio, sorreggila. Lanzirica, dove è la pista? Guidaci. [p. 34 modifica]

Bagamoio

Kabango, non andare nella foresta! Salva il Sinrun!

Lanzirica

Bisogna trovare la pista degli elefanti prima che il vento rosso sia sopra di noi! Ecco, ecco la pista! Queste sono impronte di elefanti. Vedi, ognuna è larga quanto tre impronte di cavallo riunite!

Poi, scrutando l’orizzonte:

Kabango, è troppo tardi, bùttati a terra! Copri il viso di Mabima. Il vento rosso! Il vento rosso!

Bagamolo rimane ritto nel vortice di sabbia che passa. Kabango, dopo essere rimasto per pochi istanti bocconi, riparando sotto di sé Mabima, si rialza reggendola fra le braccia e riprende curvo la marcia dietro a Lanzirica, pure curvo, e seguíto da Bagamoio.

8 Sibilatori e 8 Ululatori.

Intermezzo musicale che descrive la marcia verso la Foresta, dall’arancione rovente del deserto al verde umido della Foresta.

Sipario