Il nostro padrone/Parte prima/XIII

XIII

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XIII.

La scena fra le due donne era stata così rapida che il Dejana aveva appena finito di spazzolare e ripiegare il vestito di Antonio Maria, e non aveva ancora indossato la sua giacca, quando Sebastiana rientrò affannata e gemente.

— Notalo bene! — ella gridò, allungando un dito verso la parete come per [p. 134 modifica] indicargli qualche cosa. — Tu sai tutto; tu mi servirai da testimonio!

Egli guardò la parete, ripetendo a sè stesso:

— L’ho fatta bella!

Sebastiana si buttò a sedere sul lettuccio, scoppiò in pianto, e fra i singhiozzi raccontò la scena con Marielène.

— Calmati, — egli le disse. — Si tratta di una sciocchezza. Io sono andato a chiacchierare un po’ con lei, che è mia compaesana; le domandai: è vero che hai intenzione di prender marito? Ella insisteva nel domandare da chi lo avevo saputo. Io risposi: da una donna che ti conosce. Ella insisteva: da Sebastiana? da Sebastiana? E non voleva lasciarmi andar via. Io dissi scherzando: sì, da Sebastiana....

Sebastiana, che s’era alquanto calmata per ascoltarlo, ricominciò a piangere ed a strapparsi i capelli, tanto che egli le afferrò le mani e le disse:

— Ma finiscila! Non disperarti così. Io sono mortificato....

Ella lo guardò alla sfuggita: egli era mortificato davvero, e aveva un aspetto così compassionevole e comico nello stesso tempo che ella si mise a ridere fra le lagrime, come fanno i bambini.

— Ma non capisci che quella mi ha [p. 135 modifica] cacciata via di casa? Mi rincorreva con la pistola in mano. Tu devi dire al mio padrone che ella mi rincorreva con la pistola in mano per ammazzarmi. Io la denunzierò e tu mi servirai da testimonio.

Queste ultime parole finirono di sbigottirlo. Gli pareva che ella esagerasse e volesse trarre profitto dell’avventura; tuttavia si pentì di non essersi allontanato subito dopo il colloquio con Marielène.

— Non inquietarti così; tu non la denunzierai, — disse, parlando a Sebastiana come ad una bambina. — Io non arrivo a capire bene tutto il fatto; ma mi pare che tu, se fai uno scandalo, abbi a perdere anzichè a guadagnare. Accomoderemo tutto, parlerò con Marielène, e se occorre dirò al signor Perrò come è andata la cosa. Ora calmati e vattene a casa tua.

— Io non ho casa! La mia casa era quella.

— Tu hai una casa, ed hai una buona madre. Calmati e vattene, prima che rientri Antonio Maria. Su, bella, su! Non darmi noie; se tu sapessi quante ne ho già!

E siccome pareva che ella non avesse intenzione di muoversi, anche lui sedette sul lettuccio e le pose una mano sulla spalla. Ricordi vaghi gli passavano in mente; ripensava alle insinuazioni [p. 136 modifica] maligne di Lorenzo, a proposito di Sebastiana, e si domandava se ella era ancora pura. Dopo tutto egli era un uomo giovane, e per quanto non amasse le donne, come aveva confidato al capo‐macchia, non le odiava al punto di restar insensibile al contatto di una creatura bella come Sebastiana.

— Ma dimmi, perchè non vuoi tornare da tua madre, — le domandò sottovoce.

— Lo vuoi sapere? Ho paura che essa mi bastoni e non mi lasci più uscire di casa. Ah, cosa hai fatto, animale! — gli disse poi, ma non troppo irritata, — mi hai rovinata!

Egli la prese per la vita e le disse, sempre più turbato per il contatto di lei:

— Se vuoi ti accompagno io. Dirò tutto a tua madre, e prenderò io ogni responsabilità....

Ella sospirò, curvò la testa e non rispose; allora egli la strinse a sè e la baciò sul collo nudo. In quel momento la maestra Saju spinse l’uscio e si precipitò dentro la camera gridando:

— Ah, malandata, sei qui dunque? — e prima che quei due avessero tempo di riaversi dalla sorpresa, ella si buttò sulla ragazza, la prese per i capelli e la schiaffeggiò, coprendola di ingiurie crudeli. Il [p. 137 modifica] suo viso imponente sembrava quello di un gladiatore in lotta; e la sua rabbia era tale che la bava le colava dagli angoli della bocca fino al petto.

Sebastiana scuoteva disperatamente la testa, sollevava le braccia per difendersi e gridava smarrita:

— Mamma, mamma...., sentite.... sentite....

Predu Maria prese la donna per le braccia e cercò di frenarne i movimenti convulsi; ma anche lui fremeva, e gli sembrava di fare un brutto sogno. Ecco la terza donna contro la quale, in meno di mezz’ora, era costretto a combattere! Ma essa era più forte di lui, e gridava con voce cupa e potente.

— Miserabile, immondezza!... Tu, proprio tu! Dopo che ti ho curato come un figlio! Donne perdute non ce n’erano, al tuo paese, che sei venuto qui a corrompere le ragazze minorenni?

— Ma, santa donna, sentite.... io....

— Mamma, mamma, — singhiozzava Sebastiana, — noi non facevamo alcun male....

Ma la donna non sentiva ragione, e se il Dejana non l’avesse tenuta si sarebbe di nuovo slanciata contro Sebastiana.

— Come, nessun male? Svergognata, [p. 138 modifica] taci almeno!... Ho veduto io.... ho sentito io.... E tu, lasciami, pezzente! Ti denunzierò....

— Oh, anche voi! E denunziate pure! — egli disse, mettendosi a ridere. — Ma prima fatemi un piacere, lasciatemi parlare. Io non conoscevo neppure vostra figlia....

— Tanto meglio, allora! Ma lei veniva spesso, qui! Oggi però non è riuscita bene l’avventura....

In quel momento Sebastiana, che si aggirava desolata per la camera, guardò fuori dell’uscio e diede un grido.

— Mamma, mamma, — supplicò, — voi mi rovinate. Tacete! Il cortile è pieno di gente! Viene Antonio Maria....

Antonio Maria rientrava, infatti, meravigliandosi di vedere il suo cortile insolitamente animato.

— Ebbene? E che si vendono torroni, qui? Che c’è?

Una donna gli disse con ironia:

— Pare che in casa tua si siano rifugiati due colombi. Abbiamo veduto la maestra Saju che correva per scacciarli.

Egli la prese per il braccio e la spinse fuori del cortile, accennando con la testa alle altre donne di andarsene; ed appena entrato nella sua camera capì confusamente di che si trattava. [p. 139 modifica] — Perchè questa riunione? — domandò con voce allegra. — Che c’è?

— C’è che la tua casa è un luogo di perdizione, Antonio Maria Mò! — gridò la maestra, minacciandolo coi pugni.

— Abbasso la voce, donna! — egli le disse, guardando ora il viso comicamente mortificato di Predu Maria, ora il viso in fiamme di Sebastiana, e sorridendo con malizia. — Spiegati meglio. Lasciala stare, Predu Maria, tu la strozzi.

Ma appena libera, ella fece atto di slanciarsi ancora contro Sebastiana; allora egli la prese a sua volta per un braccio e la costrinse a sedersi.

— Parla da cristiana, demonia!

— Ti dirò.... — ella riprese, ansando, — ti dirò.... già da qualche tempo.... sapevo che questa sfacciata veniva qui.... Già, tu hai una nipotina.... Dio gliela mandi buona.... una buona lana, fior di roba! Questa mattina, poco fa, una persona caritatevole venne a dirmi d’aver veduto Sebastiana entrar qui con un uomo. Son corsa: li ho trovati abbracciati, ho sentito quello che dicevano. Del resto guardati bene attorno: guarda il tuo letto, guarda lo stato in cui loro si trovano....

Era vero; tutto li accusava. Antonio Maria cominciò a minacciarli con la mano [p. 140 modifica] e con cenni del capo; ma il suo buonumore acuiva l’ira della donna.

— Ora parlo io, — disse Predu Maria, e raccontò, ma in modo non molto chiaro, la sua avventura con Marielène, e il colloquio con Sebastiana.

— È vero, è tutto vero, sì, sì! — approvava la ragazza; ma la maestra sobbalzava sulla sedia, infuriata, gridando che quei due mentivano.

— Se vi ho veduto io, con queste pupille, — gridò, cacciandosi le dita negli occhi. — Tacete, almeno! Tu adesso verrai con me, malandata, e ti legherò, ti chiuderò come in gabbia, parola di donna onesta! Con te, poi, — disse rivolta al Dejana, — aggiusteremo meglio i conti un’altra volta. Lasciami prima prendere informazioni!

Egli sentì che la sua pazienza era esaurita. Indossò la giacca, prese il cappello, e s’avviò per andarsene; ma prima di uscire disse alla donna:

— Non mi seccate oltre! Voi fate una commedia, ma avete scelto male il commediante: io non so farlo. Andate al diavolo, voi, Marielène, Sebastiana, e il resto....

— Ah, ah! — gridò Antonio Maria.

Il Dejana andò nella stanza d’ingresso, [p. 141 modifica] ma quando aprì la porta vide le donne che curiosavano nella strada ed esitò ad andarsene.

La maestra gridava:

— Sebastiana! L’hai sentito, adesso? Prima si è divertito con te, e adesso ti pianta.

Sebastiana si buttò in ginocchio piangendo, con le braccia incrociate sul petto.

— Madre, vi giuro che sono innocente! Oh, Dio mio, sono stanca! Fatemi morire!

Predu Maria sentì il rumore di un corpo che cade, e rientrò nella camera. Ripiegata su sè stessa, con le braccia ancora strette al seno, il viso contro il pavimento, Sebastiana giaceva svenuta. Egli ebbe pietà di lei e aiutò a sollevarla ed a metterla sul letto, ma appena la vide riaprire gli occhi, uscì di nuovo, senza rispondere oltre alle ingiurie della maestra e alle domande ironiche di Antonio Maria, e non si volse neppure nel sentire che il suo ex-compagno diceva alla donna, forse per burlarsi di lui e di lei nello stesso tempo:

— Prudenza, santa donna! Se egli l’ha sedotta la sposerà; ve lo garantisco io!