Il milione (Pagani, 1827)/Notizia dei Manoscritti del Milione, di cui si è fatto uso nell'Opera , o veduti, o fatti riscontrare

Notizia dei Manoscritti del Milione, di cui si è fatto uso nell’Opera , o veduti, o fatti riscontrare

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Notizia dei Manoscritti del Milione, di cui si è fatto uso nell’Opera , o veduti, o fatti riscontrare
Schiarimento relativo all’età dell’Atlante Cinese Della Porcellana. Discorso

[p. CXXIII modifica]NOTIZIA DEI MANOSCRITTI DEL MILIONE
DI CUI SI È FATTO USO NELL' OPERA
O VEDUTI O FATTI RISCONTRAR DALL’AUTORE.


Gl'illustri scrittori, che mi precederono nell’argomento, i chiarissimi signori Cardinal Zurla, e Marsden, dierono contezza di alcuni manoscritti da loro veduti, i quali non rammento, perchè quando in alcuno si desti vaghezza d’averne notizia, può ricorrere ai loro pregievolissimi scritti. Perciò farò menzione di quelli, di cui io mi sono giovato nel presente lavoro, o da me veduti, sebbene di minor conto, e di altri di cui mi hanno procacciata la descrizioue alcuni cortesi letterati.

I. TESTO MAGLIABECIIIANO

Questo Testo è quello detto della Crusca, che abbiam pubblicato. Michele Ormanni, che lo trascrisse morì nel 1309. undici anni dopo, che il Polo nelle prigioni di Genova ebbe dettato il Milione(y. t. i.p. 1. not.). E molto probabile, che questa versione dal francese fosse fatta tosto che comparve l’originale dettatura, per appagare la curiosità, che aveva tutta Italia, come lo afferma il Ramusio, di'essere ragguagliata dei viaggi del Polo. Perciò è da conghietturare, che fosse fatta innanzi il i3oo. L’ Ormanni nella nota che leggesi in detto testo a penna è rammentato come trascrittore, e non come volgarizzatore dell opera. Comparando questo volgarizzamento col manoscritto Parigino, che contiene il Milione in francese, appare abbreviato e in molti luoghi ripurgato di voci inutili, e di ripetizioni, come dovea accadere, essendo il Milione stato dettato, e non scritto dal Polo nelle prigioni di Genova. Ma molte voci geografiche furono più tosto stravolte, e leggonsi più piene nella dettatura francese. Del valore di questo manoscritto si dà conto nella Storia del Milione (Cap. V.).

II. CODICE MAGLIABECIIIANO GIÀ' STROZZIANO

Segnato classe XIII. Plut. IV.num. 73.cartaceo. Sembra del Secolo XV; citato per le varianti coll’abbreviatura (Magliab. II.) Questo codice miscellaneo, contiene oltre il Milione. [p. CXXIV modifica]2. Profezia di Fra Tommasuccio da Nocera.
3. Viaggio al Sepolcro di S. Maria Maddalena.
4. Profezia di un Romito.
5. Esposizione fatta in Concistoro Segreto.
6. Orazione di Messer Filippo Magalotti, ambaciatore al re Ladislao.

Questo Testo è totalmente di lezione diversa dall’Ottimo, e dal Pucciano. Alcuni capi vi sono fuor di luogo. E per quanto contenga un’abbreviazione del Milione, la credo fatta su copia ritocca da Marco Polo dopo il suo ritorno in Venezia dalla prigionìa di Genova. In questo testo è un capo di più, relativo alla guerra, che fece il Gran Can al Regno di Mieu, che dovrebbe precedere il cap. 104 del Testo che pubblichiamo. Noi lo abbiamo inserito nella nostra stampa (t. I. p. 117.). Leggesi nell’edizione Ramusiana sebbene di altra dettatura (Lib. II. c. 42.). In questo Codice vi si scorgono corretti molti errori, in cui incorse il volgarizzatore, che pubblichiamo (v. t. 1. p. 161. not. a). Con questo abbiam supplito in principio al manoscritto della Crusca, che è acefalo. Leggesi in fondo alia Relazione del viaggio al Sepolcro di S.Maria Maddalena. “Compiuto di scrivere e di copiare per me Doffo Spini, a dì 16. di Luglio 1425.”

III. CODICE GIÀ’ GADDIANO ORA MAGLIABECHIANO

del Secolo XIV. cartaceo infoglio, miscellaneo, segnato Pluteo II. n. 61. Da noi citato coll’ abbreviazione (Magliab. III.). Questo manoscritto lo ha ampiamente descritto il dotto Bibliotecario della Magliabechiana Sig. Ab. Foliini. Leggesi in principio. “Qui co mincia il libro di messer Marco Polo da Vinecia, che si chiama Milione, il quale racconta molte novitate della Tartaria, e delle tre Indie, e d’altri paesi assai.” In fondo. “Qui finisce il libro di messer Marco Polo da Vinecia, il quale scrissi io Amalio Bonaguisi di mia mano, essendo Potestà di Cierreto Guidi, per passare tempo e malinconia; come che mi pajono cose incredibili, e pajonomi, il suo dire, non bugie, anzi più che miracoli: e bene potrebbe essere vero, quello di che ragiona, ma io non lo credo: tuttavia, per lo mondo si truovano assai isvariate cose d’uno paese a un’altro. Ma questo mi pare, come ch’io lo rassemprasse, hanno diletto, cose da no credere, nè di darvi fede; io dico quanto a me. E compielo di rassemprare nel detto Cierreto a dì xii. di Novembre anno Domini 1392.” Questa nota non dichiara il trascrittore il più dotto giusdicente di quella età. [p. CXXV modifica]La lezione di questo Testo è similissima a quella del Testo Pucciano, sebbene meno nitida ne sia la scrittura.

IV. CODICE MAGLIABECHIANO GIÀ’ STROZZIANO

Cartaceo del Secolo XIV. verso il fine acefalo; segnato palchetto IV. Cod.i36. Descritto e illustrato dal sig. Bibliotecario Foliini; le cui varianti abbiamo registrate coll’abbreviatura (Magl. IV.).
Incomincia. “Or si misero li due fratelli la via, con questi ambasciadori, e andarono uno anno per Tramontana”.
Il Codice è di buona dettatura, ma di lezione alquanto diversa dal Testo Ottimo.
Termina la relazione del viaggio del Polo,con un capo,che incomincia. “Quando noi ci partiino da Rossia, s’in tramo nella Provincia di Lac, quivi si truovano gente che sono Cristiani :” termina : “Sappiate che da Rossia ad Orbeche si trova”: mutilo in fondo. Questo codice è miscellaneo, e contiene altri scritti.
2. Frammenti di Storia della Fata Morgana.
3. Vite e Sentenze de’Filosofi.
4. La Passione di Gesù Cristo secondo i quattro Evangelisti.

V. CODICE PUCCIANO

Cartaceo del Secolo XIV. Principia: “Inchomincia il libro di Messer Marco Polo da Vinegia, il quale racconta molte novitadi della Tartaria, e delle tre Indie, e d’altri paesi assai”. Finisce: “Compiuto di scrivere martedì sera di xx. di Novembre 1391.” Collazionato il detto codice col Testo Ottimo, da noi pubblicato, si riconobbe essere la medesima versione, ma ritocca sull’originale francese. Ivi vengono tolti alcuni modi di dire, che potevano sembrare antiquati; sono soppresse inutili ripetizioni. Che fosse ritocco sul testo francese ne adduco prova(t. 1. p. 98. not.). Un illustre Accademico della Cruscai Abate Fiacchi, che con grave danno degli amici, e delle lettere non a guari cessò di vivere, diede contezza di questo manoscritto (Stor. del Milion. p.vii. not.) che è nitido e corretto. A suo avviso fu copiato da Benedetto di Banco degli Albizzi. Il Fiacchi credè esser questo il Testo citato dagli Accademici della Crusca, avendovi riscontrati parecchi esempi degli allegati, e ciò, perchè per lo più segue l’antica lezione del nostro Testo. Ma che la Crusca citasse quello da noi pubblicato si scorge alla voce Soppcdiano cap. 44. che nianca nel Testo Puc- [p. CXXVI modifica]ciano. Alla voce Signorevole (cap. 52.) che nel Pucciano è mutata in quella di signorile e di grand’ animo, e in altri esempi che taccio per brevità. Anzi ardisco dire, che la dettatura di questa lezione, accostandosi davvantaggio al Secolo XV, perde comparativamente a quella dell’Ottimo, un poca di quella spontanea gentilezza, che fa noverare il Milione fra’più aurei scritti, che precederono le prose del Cavalca, e di Bartolommeo da S.Concordio. Non vi traspare la rozzezza,che si ravvisa nelle Lettere di Fra Guittone, o nel Cento Novelle Antiche, e in altre prose di quella età, perchè dettato in puro volgar Fiorentino, mentre gli altri scritti furono intorbidati con altri dialetti italiani.

VI. CODICE RICCARDIANO

Traslazione Latina del Milione di Fra Pipino, codice cartaceo del Secolo XIV. citato coll’abbrev. Cod. Riccard.
Questo codice di nitida scrittura è mutilo in fondo. Il Milione è di viso in tre libri, e in capitoli, e perciò si ravvisa traslatato dopo che il Polo lo ebbe ritocco.
Incomincia: “Incipit Prologus in liber Domini Marchi Pauli de Veneciis, de ordinibus, et consuetudinibus Orientalium Regionum.” Termina. “Per plagam aliam dum descenditur de regno Maabar versus Garbinum, ad miliaria quingenta,invenitur regnum Coylum, ubi sunt Christiani”. Sembra chele ultime carte del codice siansi smarrrite, imperocché termina al cap. xxxi. del Lib III. Ma il Sommario del Libro, comprende tutti gli altri capitoli mancanti nel Testo, fino a quello che ha per rubrica. De Provincia Ruthenorum. Del pregio e correzione di questo Testo si è tenuto discorso nella Storia del Milione (cap. IX.).

VII. CODICE LUCCHESINIANO

Di proprietà del chiaris. Sig. Marchese Cesare Lucchesini. Testo a penna cartaceo del Secolo XIV. In principio. « Comenzia i capitoli di questi doi libri de le cose mirabili del mondo. L’uno de’quali se intitola a Frate Odorico de la patria de Freiol. L’altro s’ intitula de Messer Marco Polo, Zentilomo de Veniesia »
Il Viaggio di Frate Odorico da Pordenone incomincia colla seguente Rubrica. « Libro de le maravigliose cose vedute per Frate Odorico dell’ Ordine de Frati Minori, de la patria de Frioli, coi suo compagni dicesse aver trovato oltre mare, in le terre de le tre Indie, et in molte altre región [p. CXXVII modifica]e paesi ne li quali el feze dimora anni xiiij : el qual Frate Odoricho al suo fine fu sancto, canonizato con miracoli in Udene, ne li anni del nostro Signore Messer Yesù Xpo mcccxxxi. a di xiiij. de Zenaro ed in Udene jace il suo corpo. »

Il viaggio del Polo ha la seguente rubrica. « Comenza el libro el qual tratta de le cose mirabili, le quali vide et audì el nobil huomo Messer Marco Polo de Viniegia in le parti d’Oriente ». Segue il preambulo del Polo, e il Milione non è diviso in libri, ma solo in capitoli in numero di cxxxiiij. L’ultimo ha per rubrica : « De la Provintia de Rossia ». E scritto in vernacolo viniziano, ma non della lezione del Soranziano, come rilevai dal confronto di due capitoli, che ne pubblicò il chiar. Zurla (Dissert. t. 1. p. 380.), con questo. Il Milione è alquanto abbreviato, e forse da un codice di tal fatta fu tratto, qual si legge in alcune stampe spregievolissime di Venezia e di Treviso, delle quali ho parlato nella Storia del Milione (cap. XXVI.). Anzi siccome in queste, precede un capitolo, in cui si discorre di Trebisonda, tratto dalla Relazione del Beato Odorico, parmi conghiettura probabile, che narrando il Polo di essersi imbarcato in questa città per restituirsi in patria, e nulla di quella divisando, gli stampatori credessero fare cosa grata di aggiunger quel capo, in cui si parla di detta città, che trovarono in un codice come questo, comprensivo i viaggi del Polo e del Beato Odorico. Ma lo stampatore non si die cura di avvertire donde traesse la descrizione di Trebisonda; ne ciò recherà meraviglia, quando uno si rammenti, che ciò avvenne per ispeculazioni librarie, suggerite, non dall’amor delle lettere, ma di guadagno.

Leggesi in fondo il nome e la data del copista, e 1’ anno in cui fu scritto.
« Completo el libro de le cose mirabili, vedute per lo nobile uomo Messer Marco Polo, gentilomo de Venesia a dì 12. de Marzo 1465, per me Danielo da Verona, in sul Ponte de’ Beretarri, ad onore e lauti de dell’ Onnipotente ».

VIII. CODICE RICCARDIANO

Miscellaneo del Secolo XVI. cartaceo in 4 segnato N. 1910.

Quetto codice contiene il Milione ma abbreviato, ed incomincia « Avea el nobile uomo, Marco Veniziano, le conformità di costumi, ochupazioni, e modi di terre, e signorie » : è perciò di lezione differente dai codici finquì citati.

Cap. II. « L’Armenia sono due, cioè la Maggiore e la Minore ». [p. CXXVIII modifica]Termina : « Rossia è una Gran Provincia verso el Settentrione... sì grande e perpetuo freddo, che appena vi può vivere uomo, o amie male alcuno. Finis ». Segue un estratto del viaggio del Mandevilla il codice fu scritto da Piero Voglienti. Evvi un suo discorso, nel quale dà conto delle scoperte de’Portughesi, e delle vicende de’tempi, nel quale si parla de’meriti di PaoloToscanelli ede’fatti di lui — Sonovi poi molte lettere inedite e preziose relazioni de’viaggi, e di scuoprimenti fatti dai Portughesi — Preziosissimo è poi il codice per contenere le relazioni tratte dalli originali del Vespuccio delle sue quattro navigazioni, diverse di dicitura da quelle pubblicate anche dal Padre Canovai — Altre lettere di Amerigo una delle quali pubblicata nella Storia del Milione(p. LIII. not. 2.)— Una breve relazione d’un viaggio di Calicut. — Altra della spedizione di Pietro Alvarez Cabrai fino al suo arrivo alla costa d’Affrica. — La Relazione del viaggio di Vasco diGama scritta dal Sernigi. — Relazione d’altre navigazioni all’ Indie. E in una a p. 78. d’ anonimo, eseguita nel 1504. vi si nota, che il Re di Portogallo ordinò che si facessero carte marittime esatte, e dettagliate quanto era possibile per la scorta de’ naviganti. Segue — Relazione anonima della spedizione de' Portughesi in Abissinia. — De scuoprimenti de’ Portughesi lungo la costa d’Aifrica nel i485.— Del viaggio di Gonsalvo diSusa, che andò come oratore del Re di Portogallo al Congo nel 1440. colla relazione della conversione di quel re, fatta a Rodrigo segretario del Re di Portogallo, dal capitano della Nave. — Lettera d' Alfonso del Borghetto dove tratta della spedizione contro la città d’ Ormus — Copia di più capitoli d’una lettera di Portogallo de’ 24. Maggio 1513. contenente la relazione della presa di Malacca. — Lettera del re di Portogallo a Papa Leone X. della tornata delle navi dall’ Indie nel 1513. — Ambasciata degli Etiopi a Papa Eugenio IV. à dì 2. Settembre 1442. in Firenze. Ed altre cose. Abbiam data notizia sommaria di questo prezioso codice, tanto ricco di materiali per la storia delle scoperte, perchè alcuno all’uopo,possa giovarsene, ed anche per invaghire un qualche letterato a pubblicarlo per intero.

IX. CODICE PALATINO

Della Palatina di Firenze. Codice cartaceo in 4. piccolo segnato N. 572. del declinare del Secolo XIV. o scritto nell’ incominciamento del seguente. Non contiene particolari da renderlo di gran pregio : è diviso in capi, ma senza rubriche. Incomincia: « Di Marcho Polo. Signori Imperadori, Re, Duchi, Marchesi, Conti, Cavalieri ec. [p. CXXIX modifica]Saggio della lezione tralta dal Prologo.
« Li due fratelli si partirou d’ Acri e vennero a Negroponte, e da Negroponte vennero a Vinegia, per vedere la loro famiglia, e ivi aspettare novelle della creatione del Papa. Quando eglino iurono giunti;c a Venezia, Messer Nicholò, trovò clic la donna sua era morta,ed erane rimaso un figliuolo, aveva nome che Marco, lo quale Messer Nicholò non aveva giammai veduto, perchè non era anchor nato, quando egli si partì da Vinegia, che aveva già Marco quindici anni; e questo è quel Marco lo quale compose questo libro ».

Altro saggio tratto dal capitolo relativo alle isole di Sondur e di Condur, che corrisponde al 139. del nostro Testo.
« Quando l'uomo si parte da Yava, e navicha tra mezzodi e Garbino settecento miglia, trova due isole c’anno nome Sudore e Condur, e di lunge a queste isole 700. miglia trova provincia di nome Locac eli'è molto grande e ricca. Questa provincia a re, el linguaggio per se, e adorano 1 idoli, e non fa tributo a nèuno ». Finisce. « Rossia è una grandissima provincia verso tramontana ... insino al mare Oceano : iu quello mare sono alquante isole, nelle quali nascono molti gerfarchi, e molti falconi pellegrini, i quali si portano per diverse parti del mondo. Finis »

Questo ultimo capo corrisponde al 178. e 179. del nostro Testo. Si ravvisa questa copia derivare dall’ Ottimo, ma ritocca in più luoghi, e d' assai meno elegante dicitura.

X. CODICE PARIGINO

Della Biblioteca Reale, segnato N. 7367. (citato Parig. I.)

Siccome conosceva 1' esistenza di questo celebre Testo, che a mio avviso, è uno dei più autorevoli del Milione, perchè lo credo copia della pri ma dettatura fattane in Genova da Marco Polo, ottenni dalla gentilezza dei signori Bibliotecari, la tavola dei capitoli dell’opera, ed un qualche saggio della materia che contiene, per conoscerne la dettatura, e di questo lavoro mi giovai nell’ illustrare il Milione. In fondo alla copia inviatami, i Signori Bibliotecari apposero la seguente nota. « La différence dans le nombre des Chapitres, provient de la mauvaise numération du copisle du manuscrit ». Ora questo testo è pubblicato per intero, merce le cure della società Geografica di Parigi, nella Collezione che ha per titolo: “Recueil de Voyages, et de Mémoires, publié par la Sociéte de Géographie. Chez d’Everat Par. 1824. in 4.” Quantunque il sommario inviatomi, contenga ccxxix. capitoli, e lo staiu- [p. CXXX modifica]pato ne contenga ccxxxii. questa diversità spiegasi dall’annotazion riferita dei signori Bibliotecari: infatti la stampa è tratta dal codice medesimo, perché Io citano gli editori collo stesso numero 7367. (p. 534.) ed ho avuto agio di accertarmene, collazionando il lungo capitolo relativo alla Giava Minore, che è il clxiv. del sommario inviatomi, e il clxvi. della stampa: l’ho anche comparato col capo relativo ad Hormus, cxcv. di questo, e cxcv. di quello. Molto ci dolse che la pubblicazione di questo prezioso testo, fosse posteriore alle nostre stampe del Milione, tuttavolta ci siamo valsuti della sua autorità nella redazione dei prolegomeni. Essendo senza data, non può precisarsi ranno di questa copia, ma i signori Bibliotecari mi scrissero, che questo codice era di provenienza della Biblioteca dei loro re, eh’ era a Blois; che è di bel carattere, ma difficile a leggersi in certe parole, alcuna volta di oscuro significato. Pare che di questo Manoscritto desse notizia il Langles al Marsden,come dettato invecchio francese, e portante la data del 1300. (Marsd. Introduci, p. xviii.). I Redattori dell’opera intitolata (Nouvelles Annales de Voyages par Eryes et Malte Brun. Paris t. II. p. 159.) 1o reputano con ragione copia di quello, che il Polo diede al signor di Cepoy, per Carlo di Valois, fratello di Filippo il Bello, nel 1307. (Stor. del Milion. cap. xviii.) ed io opinerei che questo testo fosse quello medesimo inviato dal Polo a Carlo di Valois, come si ravvisa dalla nota pubblicata dal Sinner, tratta da un Manoscritto della Biblioteca Bernense; e tanto più volentieri a tale opinione io mi appiglio, in quanto che, delta nota non leggesi in questa copia, che fu apposta dal figlio del Cepoy nelle altre copie, che da quell’autografo egli estrasse per far piacere agli amici, che erano curiosi di leggere la relazione di questi viaggi (Ibid.) La copia Bernense non è della stessa dettatura della Parigina, come io ebbi agio di assicurarmene, nel collazionare i capi pubblicati dal Sinner, colla recente stampa del codice. Nel Testo Bernense vedesi ritocco e ripulitone alquanto lo stile. Bastino a provarlo i segnati esempi.

Parigino Bernense
Chouses Choses
Soi per seppe Sot
Sevent per sappiano Sachent
Chartre per carcere Prison

Non so poi,chi abbia questa prima dettatura schiarita, ritocca, e ripurgata, se Frate Giovanni da Ypres, raccoglitore della collezione de’ viaggiatori della Bernense, come l’ opina il Sinnero, o altro anonimo trascrittore. [p. CXXXI modifica]Questo Testo più copioso di notizie, ed anche di ridondanze degli altri conosciuti è diviso in capi, ma non in libri. E il cap. 181. ed ultimo del Testo ottimo corrisponde al ccxxv. e ccxxvi. della stampa del Parigino (p. 279.), ove si tratta della battaglia fra Ulagu e Barca. E tuttavolta il più copioso di materia di ogni altro a me cognito, mentre vi si leggono i seguenti capitoli, che si desiderano vanamente negli altri codici.

Chap. CCXXVII. Comant Totamagu fu Sire des Tartarz dou Ponent.

Chap. CCXXVIII. Comant Toctai mande par Nogai por la mort de Totamigu.

Chap. CCXXIX. Comant Toctai envoie ses mesajes a Nogai.

Chap. CCXXX. Comant Toctai ala encontre Nogai.

Chap. CCXXXI. Comant Toctai paraule à ses jens.

Chap. CCXXXII. Comant le roi Nogai s’esproitez vailantment. Termina. « Mes le roi Toctai eschanpe, e les deus fils Totamagu schampent ausint. Deo Gratias. Amen. »

La stampa ci ha confermati sempre più che il Milione fu dettato in francese. 1. il nostro Testo antichissimo, vedesi tratto da questo, ancorché abbreviato nel volgarizzamento, e sopratutto in queste storie dei Tartari, che erano di minor interesse della relazione del viaggio. 2. Perchè anche questo si svela dettato, e non scritto, per cui si ravvisa la fallacia dell’ orecchio del trascrittore, che nello stare a dettatura nomi disusati e strani scrisse in un medesimo capo diversa mente. 3. Perchè comparando questa prosa francese, con altre più antiche, come sarebbe la Storia della guerra di Costantinopoli del Villardoin, o la Storia di S. Luigi del Ioinville, libri da me letti attentamente, ravviso in questo una dettatura più barbara di quella delle due prose stimabilissime da me citate. 4. Anzi manifestano ad evidenza, che la prosa fu dettata da un Italiano non del tutto esperto nel francese oltre a molti esempi, che ne offre ciascuna pagina, i seguenti vocaboli: p. '9. tore per torre, forteze per fortezza, che in altra copia ritocca di cui posteriormente parleremo leggesi un fort chastel. p. 109. Seque per Zecca; abie per abeto. p. 187. veces per visco o pania. p. 182. canave alla viniziana per canape. Digiuncnt per digiunano, regulcs per regolati: cambres per camere. p. 77. ostriges per ostriche. (p. 199.) cariz per carico, o peso. p. 235. cavoil e caveli alla lombarda, per capelli. [p. CXXXII modifica] XI. CODICE DELLA R. PARIGINA

In questo Manoscritto si legge la relazione dei viaggi del Polo in francese, di esso i Signori Bibliotecarj mi scrissero come segue : « Dans l’autre manuscrit, qui contient plusieurs voyages dans l’Orient, la division des Chapitres n’est pas exactement la même, que dans ceci lui-ci. Le français est beacoup plus facil a entendre ». Gonghietturo esser quello stesso testo, di cui parlano i sigg. Eyries et Malte Brun, nell’ opera citata di sopra, che è intitolato: « Il libro delle maraviglie del Duca di Borgogna, magnifico esemplare, ma che pare un volgarizzamento francese, tratto probabilmente dalla traslazione di Fra Pipino, ma manoscritto poco corretto e di niun valor di critica. Contiene disegni coloriti a capriccio. »

XII. CODICE VATICANO GIÀ OTTOBONIANO

È Francese, segnato N. 2207. in pergamena; del Secolo XIV. o dei primi anni del seguente, come ravvisai dal saggio, che si compiacque d’inviarmene il chiar. sig. Bibliotecario Amati. Anco in questo, sebben tratto dalla dettatura del Cod. Parig. I. sono state cambiate molte voci, poco intelligibili anche per un francese: a cagione d’esempio (Parig. I. p. 18.) a ongerle gianiiuus, qui si legge, a oindre les chamaux. Ma alcuni capi sono fuor di luogo, e termina coi capitoli della Grande Armenia e della Giorgiania : l’ultimo qui trascriviamo come saggio della dettatura di questo codice.

« Les Georgiens sont soubz la seigneurie des Tartars, qui habitent en Orient. Et sont bonnes gens d’armes, et belles gens de leur corps. Et ycelle province ne pos couquester Alixandre, pour ce qu’il y a moult d’après chemins, et moult fors terres. Car de 1’une partie alz aultes, fortes montaigne, et de l’autre partie est la mer ocienne. Et ainsi ceste terre est si forte, que les passages diceiles contrées, garderoient bien pou de gens, a toutes le gens du monde. Et Alixandre y fist faire un passage, en quoy il fist faire un fort chastel, afin que les gens ne ly vinssent courre sus. Et lis mist le nom de la Port de fer. En ycelle provincie fait on moult de soyt. Et si y a moult de ville, cités, et chasteaux, mout bons et beau. Autre chose ne vous en scay dire, par quoi, ye vous fois fin en ce livre. Le nom de notre Seigneur soit benoist, et de sa benoite Mère. Amen. Loys de Luxembourg. » [p. CXXXIII modifica]XIII. CODICE DELLA BIBLIOTECA REGIA PARIGINA

Segnato N. 42640. membr. in fol. piccolo, versione latina d'anonimo citata dal P. Echard nell’opera Scriptores Ordin. Praedicat. Lut. Paris. 1719, fol. t. l, p. 540. da noi rammentato coll’abbreviat. (Parig. II.). Il Milione è diviso in libri e capitoli. Incomincia. « Incipit prologus libri descriptionis Provinciarutn Erineniae, Persidis, Turchiae, utriusque Indiae, et insularum quae in India, editi a D.Marco Paulo, nobili cive Venetiarum, currentibus annis D. N. J. C: mcclxxxxv. » Termina il cap.64. del terzo libro: « De responsione facta per Archomac dictis ambaxiatoribus ».

Il dotto Echardo fece su questo codice la seguente osservazione. « Italica Ramusiana, quam ex stylo patet, non esse ipsam Marci Pauli a Archetipum, ut conijcere est, ex quo latina facta est, neglectam et deperditam, videtur ex anonima relata versa, utpotequae eam proprius accedit. » Questa traslazione latina è acor diversa da quella che leggesi nel Novus Orbis dell’edizione di Basilea, che sebben più pura di stile, è meno esatta e accurata di questa. La società Geografica Parigina, ha reso un distinto servigio ai geniali di questi studi, pubblicando questo testo della Biblioteca Reale, che dice segnato di numero 3195. Comparando questa traslazione colla Pipiniana, apparisce, che il Libro I. tanto nella prima, quanto nella seconda lezione, oltre il prologo, comprende 65. capitoli; il libro secondo nella prima è diviso in 71. capitolo, in 70. nella seconda. Il terzo nel codice Parigino, comprende di più lutti i capi relativi alla storia dei Tartari, che abbiam notali.

Altri codici del Milione sono ili Roma di cui debbo notizia alle gentili premure dell’ eruditissimo sig. Marchese Carlo Massimi.

XIV. CODICE ROMANO DELLA CHISIANA

Segnato M. VI. 140. cartac. in 4- P»c* colla seguente nota in principio di mano del Pontefice Alessandro VII.
« Historia di Marco Polo, figlio di Niccolò da Venezia, dal 1252. fino al 1298, tanto di quello che vidde egli stesso, o udì da persone degne di fede. Dice che lo dettò a Genova in prigione, a Messer Statio da Pisa. Pare che la scrivesse in latino, e che pochi anni di poi, come a dire nel 1330. in circa, fosse tradotto in Toscano. Questa copia pare sia circa il 1420. Vi sono idiotismi propri de’ Sanesi, come leggiare, corrire, scrivare, quine, chiacchiare, vendare, Alisan- [p. CXXXIV modifica]dro, niene, sonno, in vece di sono. Il Ramusio la rifece e stampò, ma molto differente questa copia : riporta l’arme di Ca Polo, campo rosso, palo in mezzo d’argento, con sopravi tre Pole, uccelli negri. Mostra, che si estinse, ne’ nipoti di Messer Marco Polo : e di quei di Ca Polo, che sono ora in Venezia, han presa quell’ arme in altra positura, e con diversa divisa di colori e di metallo. »
» N. B. Il Ramusio fa tre libri di Marco Polo, e mette questo nel primo fino al cap. 38. ove parla del Reubarbaro; concorda nel numero et ordine de’ capitoli. Tace il nome del Pisano, al quale dettò in carcere a Genova Marco Polo questa relazione ».

XV. CODICE ROMANO BARBERINO

Copia del Milione del Secolo XIV. esiste nella Barberina segnato N. 934. in fol. Contiene ciò che leggesi nella Ramusiana, è diviso in capitoli. Questo testo probabilmente voleva pubblicare il Manzi, che ne era il Bibliotecario, ma da immatura morte rapito, non ebbe agio di condurre a termine il suo divisamente.

XVI. CODICE VATICANO

Segnato N. 2935. codice cartaceo latino. Ivi come di Marco Polo si leggono le seguenti opere.
De Mirabilibus Mundi p. 32.
De Mirabilibus Romae p. 45.
De Mirabilibus Mundi p. 46.
coll’ indicazione anno 1298. che è quello della dettatura del Milione, e 11011 della trascrizione del codice: merita che alcun letterato si diala cura di esaminare, se il secondo opuscolo rammentato, sia veramente del Polo, o a lui attribuito. Che se fosse suo irrefragabi1mente, molto può interessare il sapere cosa dicesse di Roma un tanto viaggiatore.

XVII. CODICE CORSINIANO

Segnato N. mi. cartaceo. Contiene un corto proemio relativo all’ opera; è senza indicazione d’ età, e di dettatura diversa dagli altri superiormente citati.

XVIII. CODICE SENESE

Nella Biblioteca pubblica di Siena esiste un frammento del Milione in [p. CXXXV modifica]codice cartaceo miscellaneo segnato A. IV. 8. del Secolo XIV, o dei primi anni del seguente. Contiene
1. “Sentenza di Bartolommeo Saliceto di Bologna in favor del Comune di Siena, contro il Conte Bertoldo degli Orsini”
2. “Frammento di Cronaca sulla battaglia di Montaperto”
3. “Il Papalista del Cantarmi di Siena del 141 o. in terza rima”
4. “Frammento latino relativo alla presa d’Acri nel 1291.”
5. “Frammento del Milione”

Di questo codice mi die contezza il chiarissimo sig. Ab. de Angelis, che ne ragionò nel catalogo de’ Testi a penna, pubblicato da esso co’Ca- piIoli dei Disciplinanti di detta città. Dopo l’usato Prologo: « sigg. Duci, Conti ec. Segue e dettò il libro a messer Stazio da Pisa il quale era in quella prigione collui, e questo fu anni Domini mcclxxxviii. » Incomincia: « nel tempo di messer Baldovino, ch’era Imperadore a Costantinopoli, che fu anni mccl. misser Marco (sic), e misser Malfio Polo, frategli di messer Niccolò, nobili, e savi, e avveduti, si partirono da Venezia, e andarono con loro mercanzie nella città di Costantino- poli, et quando furono stati un tempo ».

Il frammento non comprende, che il prologo al Milione, ma è curioso, che nel passo allegato, si rammenti, come compagno del viaggio a Costantinopoli di Niccolò e di Maflìo, anche l’altro fratello Marco, notato nel albero di Marco Barbaro, il quale mori; e per affezione al quale fu dato all’ autore del Milione il nome di Marco.

CODICI ZELADIANI

Ora della Biblioteca della Cattedrale di Toledo.

Di questi manoscritti del Milione diedemi cortesemente notizia il chiarissimo sig. Canonico Battaglini, già Bibliotecario Vaticano. Questi manoscritti furono raccolti dal Cardinale Zelada, che per estrema volontà gli legò alla Cattedrale di Toledo.

Il Primo, in foglio, è copia moderna del codice Soranziano, inviata in dono dal Professor Toaldo al predetto Porporato.

Il Secondo è cartaceo del Secolo XVII.
Incomincia: « Trebisonda era ben posta ». Finisce: « che nasce per tutto il Mondo ». Questo manoscritto è simile alle stampe fatte in Venezia e in Trevigi nel 1657. presso Girolamo Righettini .

Terzo, cartaceo in 8. del Secolo XV. Contiene il Mdione in latino. « Marci Pauli, de diversis hominum generibus, et diversitatibus rerionum mundanarum ». Comincia il prologo: « Domini, Imperato[p. CXXXVI modifica]res Reges, Duces, Marchiones, Comites, Milites et Burgenses, et omnes qui vultis cognoscere diversa hominum genera, et diversarum regionum mundanarum diversitate, accipite hunc librum ». Confrontando detto frammento colla traduzione di Fra Pipino, si ravisa essere questa di diverso autore. Concorda la prefazione del codice Zeladiano coll' anonima pubblicata dall’ Echardo (Biblioth. Script. Ord. Praedie. t. 1. p. 540.) e da noi rammentata, e che l’Apostolo Zeno dice essere la più uniforme al codice Soranziano (Bibliot. Ital. t. 11. p. 273.). Ma non è però all’ esemplare latino della Parigina totalmente conforme. Ivi n on si legge come nel Soranziano, che il Polo dettò la relazione dei suoi viaggi a Rustichello Pisano, ma soltanto : « ideo ipso existente in carcere in civitate Januae, volens vacare otio, visum fuit, sibi ad consolationem legentium, ut praedictum librum compilare deberet, et ipse non notavit nisi pauca, quae adhuc in mente relinebat: compilavit librum hunc anno Domini mccxcviii. » Segue. « Hic incipiunt nomina et conditiones civitatum, posita breviter et summatini. Primo pervenerunt ad quadam civitatum, nomine Buchara, multum nobilis et magna erat ».