Il laicismo (Riccardi)/Capitolo IV
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IV.
Perchè non si vuole il prete?
Nuovo sistema: il laicismo.
Intanto però quest’influenza dei sacerdoti nelle cose umane, private e pubbliche, oggidì trovasi fortemente osteggiata. I preti, si grida, non hanno da entrare qui, non hanno da entrare là, non hanno da entrare in niente...! Stiano in chiesa. — Davvero? Ma perchè? Per qual motivo dovranno escludersi i sacerdoti dalla vita pubblica sociale? Perchè preti? Allora per essere logici si dovrà dire lo stesso dei medici, degli avvocati, degli ingegneri, degli artisti, dei negozianti e di quanti esercitano un compito ed un ufficio speciale. Che se l’avvocato, benchè avvocato, mentre adempie ai doveri di sua professione, può tuttavia occuparsi delle faccende pubbliche ed esercitare influenza sull’andamento sociale, e se possono ciò fare gli altri professionisti, perchè non lo potrà il prete? Perchè questa differenza?
Ma la differenza esiste, e ben marcata, ed una differenza che spiega tutto.
La differenza sta in ciò che accennai fin da principio. Il prete rappresenta la religione, rappresenta la Chiesa, rappresenta Dio. Ecco perchè non si vuole. Non si vuole perchè non si vuole la religione, perchè non si vuole Dio.
Il vero motivo per cui si lavora ad escludere il sacerdote da ogni ingerenza nei pubblici affari, non sta nel difetto di competenza o di capacità. Niente affatto. Sta nelle idee del prete, sta nei principii che professa e che studiasi naturalmente di far prevalere. Questo non si vuole e se ne ha anzi una paura maledetta. Tale fu sempre il proposito della Massoneria, che oggidì vi insiste con la massima tenacità. La guerra al prete è la guerra alla religione cattolica. E per giungere allo scopo sapete come fece?
Ha inventato un proprio sistema, che si chiama laicismo: la parola è molto brutta, ma non tanto come quello che esprime.
Il laicismo è l’esclusione del prete da ogni ingerenza in cose non sacre. I preti, dice la Massoneria, e lo predica ai quattro venti ogni giorno, i preti uffizino in chiesa, come loro sembra; ma stiano confinati lì. Fuori dei sacri templi essi han più niente da vedere e da fare. Tutto appartiene ai laici, anzi tutto deve esser laico, tutto deve essere laicizzato. La religione non ci ha da entrare in nulla. Le scuole devono essere laiche, laici gli istituti, laica la morale, laica l’educazione, laica la beneficenza, laiche le pubbliche amministrazioni, fin compresi gli ospedali; tutto laico.
Oh quanti si lasciano ingannare!
E quanti pur troppo anche fra i cattolici si lasciarono ingannare dai sofismi dei settari! E li secondarono e li secondano! Si sono bonamente persuasi, che davvero disdica ai preti, attesa la santità del loro divino ministero, d’immischiarsi di qualsiasi terrena cosa, e che il loro ufficio consista unicamente nel predicare e cantare Messa. Non hanno capito ed alcuni non capiscono ancora, che non si vogliono i preti appunto perchè non si vuole la religione. Si scaccia il prete perchè si vuole cacciato Dio; si scaccia il prete come si sbandisce il crocifisso e il catechismo e i frati e le monache e tutto insomma che sa di religione, o, come essi dicono per ischerno, di sacristia.
Io diceva fin da principio che la influenza del prete è grande su tutti, che egli influisce con la sua presenza, con i suoi esempi, con le sue parole, co’ suoi consigli. Ed è verissimo. Ma, cari miei, è appunto per ciò che non si vuole il prete: perchè non si vuole l’influsso della religione, non si vuole Dio.
Diceva che questa influenza è affatto legittima, dacchè il prete può intendersi di cose pubbliche al paro di ogni altro, e che quindi ha diritto.... Ma che diritti! Dio non ha diritto a nulla, non deve mescolarsi negli affari del mondo e così dei preti che rappresentano questo Dio. — Eppure fra i sacerdoti ve n’ha dei molto capaci e molto dotti... Eh! Ben ne son persuasi di ciò i nostri avversari. Anzi appunto per questo non li vogliono. I preti sanno fin troppo, veggono troppo chiaro; con essi non si riesce a colorire certi disegni.... — Fuori i preti, comanderemo noi! — Ecco perchè si espellono i sacerdoti da tutto.
Io soggiungeva poi e provava, che l’influenza del Clero nel mondo è sommamente benefica e riesce a vantaggio insigne della società intiera, mentre i preti operano per convinzione, a scopi santi e nobili. Verissimo. Ma il guaio è che questi scopi santi e nobili ai settari non garbano niente affatto: non vogliono nè ordine, nè giustizia, nè moralità, nè il vero bene del popolo, come non vogliono nè religione nè Dio. Dio li imbroglia, epperò fan di tutto per escluderlo, per sbarazzarsene e fare senza di lui.
Il laicismo mira precisamente a questo, giusta i disegni della Massoneria, che l’ha inventato e lo propugna.
E pur troppo riuscì a diffonderlo quasi dappertutto, anche fra di noi. Che ne avvenne? Ne avvenne quello che doveva necessariamente avvenirne. Tolta la religione, la società non può a meno che disciogliersi a poco a poco; manca il cemento che la unisce e la vivifica. Nè vale il dire che la religione può ben sussistere e prosperare dacchè vi sono le chiese, dove i preti hanno libertà di predicare e di uffiziare. Quanto alla libertà di predicare, non è vero che l’abbiano tutta. Ad ogni modo, la religione ha bisogno ed ha diritto di manifestarsi anche fuori di chiesa e proibirglielo è ingiustizia e tirannia.
Bisogna essere cristiani dappertutto
ed in ogni tempo.
Il grande inganno di molti, anche cattolici, sta in ciò, di considerare la religione in modo troppo superficiale, riducendola ad un complesso di cerimonie, senza penetrarne lo spirito e la sostanza. La religione deve influire sui pensieri, sugli affetti e sulla vita intiera dell’uomo, come sull’indirizzo della società tutta. Gli atti principali del culto si compiono nei templi: ma i frutti della religione si raccolgono fuori. Non si può essere cristiani solo nella casa di Dio: bisogna esserlo dappertutto: dappertutto deve accompagnarci il pensiero di Dio ed ispirare ogni nostra azione, sicchè nulla da noi si operi in contraddizione alla fede cattolica. E debbe essere cristiano non solo l’individuo, ma anche la famiglia, ed anche la società in quanto tale, in tutte le sue ramificazioni: vale a dire, che lo spirito religioso, ossia cristiano, deve diffondersi ovunque e il suo soffio sentirsi dappertutto. Il laicismo quindi, ossia l’esclusione del prete e il niun conto fatto di Dio e della religione in quanto si compie al di là del tempio, si oppone diametralmente al concetto cattolico. Ammesso il laicismo in senso assoluto, la religione non avrebbe più valore ed importanza alcuna per la società, per i governi, per i municipî e per tutte le civili istituzioni. La società non sarebbe più cristiana, ma pagana, anzi peggio, poichè i pagani riconoscevano pure qualche divinità, mentre nel sistema del laicismo non vi sarebbe più ragione di pur nominare Dio mai.
Questo di fatto vuole la Massoneria ed in gran parte già l’ottenne. Dio è come non esistesse quanto ai rapporti sociali. L’individuo pensi come vuole. Lo Stato però, come il Municipio, come il Governo, come i legislatori, nulla hanno da curarsi nè di religione, nè di Chiesa, ne di Dio.
Ora chi non scorge l’assurdità di tal sistema? Da esso verrebbe una contraddizione continua nell’uomo, il quale come cristiano dovrebbe operare e pensare in un modo e come cittadino in un altro, senza ricordarsi più del battesimo. Va in chiesa? è cristiano. Va al Municipio? Va al Parlamento? Monta in cattedra? Ci deve andare e starvi dimenticando affatto la fede che professa e parlare, e sentenziare, e votare come se ignorasse l’esistenza di Dio e la divinità di Gesù Cristo. Può un cattolico adagiarsi ad un tale sistema? Eppure il laicismo odierno pretende ciò; dal che appare che mentre mira ad escludere il prete dalla vita sociale, lo scopo suo vero è di combattere la religione e di escludere Dio dal governo del mondo.
Spiegato ora che sia il laicismo e quale lo scopo a cui è diretto, vediamo quali risultino i doveri dei cattolici a tale riguardo.