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ramificazioni: vale a dire, che lo spirito religioso, ossia cristiano, deve diffondersi ovunque e il suo soffio sentirsi dappertutto. Il laicismo quindi, ossia l’esclusione del prete e il niun conto fatto di Dio e della religione in quanto si compie al di là del tempio, si oppone diametralmente al concetto cattolico. Ammesso il laicismo in senso assoluto, la religione non avrebbe più valore ed importanza alcuna per la società, per i governi, per i municipî e per tutte le civili istituzioni. La società non sarebbe più cristiana, ma pagana, anzi peggio, poichè i pagani riconoscevano pure qualche divinità, mentre nel sistema del laicismo non vi sarebbe più ragione di pur nominare Dio mai.

Questo di fatto vuole la Massoneria ed in gran parte già l’ottenne. Dio è come non esistesse quanto ai rapporti sociali. L’individuo pensi come vuole. Lo Stato però, come il Municipio, come il Governo, come i legislatori, nulla hanno da curarsi nè di religione, nè di Chiesa, ne di Dio.

Ora chi non scorge l’assurdità di tal sistema? Da esso verrebbe una contraddizione continua nell’uomo, il quale come cristiano dovrebbe operare e pensare in un modo e come cittadino in un altro, senza ricordarsi più del battesimo. Va in chiesa? è cristiano. Va al Municipio? Va al Parlamento? Monta in cattedra? Ci deve andare e starvi dimenticando affatto la fede che professa e parlare, e sentenziare, e votare come se ignorasse l’esistenza di Dio e la divinità di Gesù Cristo. Può un cattolico adagiarsi ad un tale sistema? Eppure il laicismo odierno pretende ciò; dal che appare che mentre mira ad escludere il prete dalla vita sociale, lo scopo suo vero è di combattere la religione e di escludere Dio dal governo del mondo.