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cacciato Dio; si scaccia il prete come si sbandisce il crocifisso e il catechismo e i frati e le monache e tutto insomma che sa di religione, o, come essi dicono per ischerno, di sacristia.

Io diceva fin da principio che la influenza del prete è grande su tutti, che egli influisce con la sua presenza, con i suoi esempi, con le sue parole, co’ suoi consigli. Ed è verissimo. Ma, cari miei, è appunto per ciò che non si vuole il prete: perchè non si vuole l’influsso della religione, non si vuole Dio.

Diceva che questa influenza è affatto legittima, dacchè il prete può intendersi di cose pubbliche al paro di ogni altro, e che quindi ha dirittto.... Ma che diritti! Dio non ha diritto a nulla, non deve mescolarsi negli affari del mondo e così dei preti che rappresentano questo Dio. — Eppure fra i sacerdoti ve n’ha dei molto capaci e molto dotti... Eh! Ben ne son persuasi di ciò i nostri avversari. Anzi appunto per questo non li vogliono. I preti sanno fin troppo, veggono troppo chiaro; con essi non si riesce a colorire certi disegni.... — Fuori i preti, comanderemo noi! — Ecco perchè si espellono i sacerdoti da tutto.

Io soggiungeva poi e provava, che l’influenza del Clero nel mondo è sommamente benefica e riesce a vantaggio insigne della società intiera, mentre i preti operano per convinzione, a scopi santi e nobili. Verissimo. Ma il guaio è che questi scopi santi e nobili ai settari non garbano niente affatto: non vogliono nè ordine, nè giustizia, nè moralità, nè il vero bene del popolo, come non vogliono nè religione nè Dio. Dio li imbroglia, epperò fan di tutto per escluderlo, per sbarazzarsene e fare senza di lui.