Il buon cuore - Anno XIII, n. 29 - 2 agosto 1914/Religione

Religione

../Educazione ed Istruzione ../Notiziario IncludiIntestazione 25 febbraio 2022 50% Da definire

Educazione ed Istruzione Notiziario

[p. 228 modifica] Religione

Domenica 8a dopo Pentecoste

Testo del Vangelo.

In.quel tempo andavano accostandosi a Gesù dei pubblicani e dei peccatori per udirlo. Ed i Farisei e gli Scribi ne mormoravano dicendo: Costui si addomestica coi peccatori, e mangia con essi. Ed egli propose loro questa parabola e disse: Chi è tra di voi che avendo cento pecore, e avendone smarrita una, non lasci nel deserto le altre novantanove, e non vada a cercare quella che

si è smarrita, fino a tanto che la trovi? E trovatala se la pone sulle spalle allegramente e tornato a casa chiama gli amici ed i vicini dicendo loro: Rallegratevi meco, perchè ho trovato la mia pecorella che si è smarrita? Vi dico, che nello stesso modo si farà più festa in cielo per un peccatore che fa penitenza che per novantanove giusti che non hanno bisogno di penitenza. Ovvero qual’è quella donna,ia quale avendo dieci dramme, perdutane una, non accenda la lucerna e non iscopi la casa, e non cerchi diligentemente fino a che l’abbia trovata? E trovatala, chiama le amiche e le vicine dicendo: Rallegratevi meco, perchè ho trovata la dramma perduta. Cosi vi dico, faranno festa gli angeli di Dio per un peccatore che faccia penitenza. S. LUCA, cap.

14

Pensieri. Gesù Cristo solleva, conforta i peccatori, i pubblicani, il che scandalizza i Farisei. Invitato a giustificarsi, lo fa colle due parabole dell’odierno Vangelo. Vediamo cosa urtava i Farisei nella condotta di Gesù. Egli accoglieva con grande carità, con gioia i peccatori, ma erano peccatori pentiti, poichè andavano a Lui quelli che volevano cambiar vita. Pareva però che Gesù preferisse i peccatori che venivano a penitenza, ai giusti che di essa non abbisognavano. Ed è appunto questo che scandalizzava i Farisei. Osservando la parabola, vediamo che il pastore, che ha smarrito una pecora dimentica le novantanove che sono al sicuro nell’ovile, per andare in cerca della smarrita, e trovatala, se la pone sulle spalle allegramente. E tornato a casa chiama gli amici ed i vicini dicendo loro: rallegratevi con me, che ho trovato la mia pecorella smarrita. Cosi la donna che ritrova la dramma perduta. Trovate strano, vuol dire Gesù ai suoi contradctitori, che il pastore, la donna facciano festa? No, certamente, è naturalissimo. Penetriamo un po’ addentro nel pensiero di Gesù. Possiamo dire che la preferenza del pastore sia per la pecora smarrita? chi oserebbe asserirlo? Se il pastore per cercare la pecora smarrita, dovesse lasciare esposte al lupo le novantanove, certo non si muoverebbe. Cosi la donna. Se per cercare la dramma perduta, lasciasse in pericolo le nave che possiede, non si cu: rerebbe di quella perduta. ’ Non c’è dunque preferenza, non c’è amore maggiore. Esclusa la preferenza, perchè tanta festa? Bisogna iistinguere i sentimenti abituali, dai sentimenti eccitati. I primi rimangono in fondo all’anima, e l’uomo quasi non li avverte, non li dimostra. Invece i secondi si manifestano con grande forza, erompono con veemenza. Per esempio quando ci s’ammala un dito, la attenzione nostra si porta tutta sulla parte inferma. Ma si potrà dire per’questo che preferiamo quel dito a tutto il corpo? No, certamente. La gioia di possedere novantanove pecore al sicuro, è un sentimento abituale. La gioia invece di riavere la perduta, è un sentimento speciale eccitato. [p. 229 modifica]Vi meravigliate, dice Gesù, che io faccia festa pel ritorno dei peccatori? non è che io li anteponga ai giusti pei quali sento gioia abituale: la gioia straordinaria che sento per quelli è cosa naturale spontanea. E’ questione di conoscere la natura umana. Il peccatore pentito, ha gli stessi diritti del giusto? Parteciperà ai beni del Regno, come i giusti che non hanno offeso Iddio? Pare che una differenza fra il peccatore convertito, ed il giusto, si debba fare e noi la facciamo nelle cose umane. Qui sta il grande problema religioso ed il punto principale di divergenza fra Cristo ed i Farisei. Anche questi ammettevano che si dovesse perdonare ai peccatori pentiti, ma che acquistassero col pentimento gli stessi diritti dei giusti, no. Come, dicevano, noi che ci siamo affaticati tutta la vita ad osservar la legge, saremo messi alla stregua dei peccatori, dei pubblicani, che non curano la legge e questo perchè si sono convertiti? Il problema si affaccia alle nostre menti anche oggi e la grande rivelazione di Gesù è questa: che anche i peccatori pentiti, hanno gli stessi diritta al Regno dei giusti. Ce lo ha rivelato Gesù. Gesù solo ebbe il sentimento di Dio Padre, e come Padre, ce lo ha manifestato la paternità di Dio riguardo agli uomini. Il peccatore quando ’ha pianto il suo peccato, non reca più nocumento alcuno. Dio dimentica intieramente suo passato. Non fa più distinzione tra giusto e peccatore pentito. Tutt’e due hanno diritto ai beni del Padre, al Regno di Dio. Ricordiamo la parabola dei lavoratori! Nutriamo grande riconoscenza per Gesù che ci ha rivelato la sua grande vera esperienza Divina. Abbiamo bisogno tutti di questa dottrina, di questa speciale rivelazione di Gesù, poichè chi può dire: io mi sono sempre mantenuto giusto? Io non sono mai venuto meno ai miei doveri? Se è cosi, se tutti più o meno siano peccatori, quale sorgente di gioia nelle parole di Gesù: «il peccatore pentito, è riammesso ai beni del Regno.» Per quanto male sia stato speso il nostro tempo, non iscoraggiamoci, purchè cominciamo da questo momento a servire Iddio con sentimento di umiltà e di amore. •li•-gar

Domenica

9a

dopo Pentecoste

Testo del Vangelo. In quel tempo, mentre intorno a Gesù si affollavano le turbe per udire la parola di Dio, egli se ne stava presso il lago di Genezaret. E vide due barche ferme a riva del lago: e ne erano usciti i pescatori, e lavavano le reti. Ed entrato in una barca, che era quella di Simone, lo richiese di allontanarsi alquanto da terra. E stando a sedere, insegnava dalla barca alle turbe. E finito che ebbe di parlare, disse a Simone: Avanzati in alto, e gettate le vostre reti per la pesca. E Simone gli rispose, e disse: Maestro, essendoci noi affaticati’ per tutta la notte, non abbiamo preso nulla: nondimeno sulla tua parola getterò

329

le reti. E fatto che ebber questo, raccolsero grande quantità di pesci; e si rompeva la loro rete. E fecero segno ai compagni, che erano in altra barca, che andassero ad aiutarli. Ed andarono, ed empirono ambedue le barchette, di modo che quasi si affondarono. Veduto ciò, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù dicendo: Partiti da me, Signore, perchè io son uomo peccatore. Imperocchè ed egli, e quanti si trovavan con lui eran restati stupe fatti della pesca chè avevan fatta di pesci. E lo stesso era di Giacomo e di Giovanni figliuolo di Zebedeo, compagni di Simone. E Gesù disse a Simone: Non temere: da ora innanzi prenderai degli uomini. E tirate a rivai le barche, abbandonata ogni cosa, lo seguirono. S.

LUCA. Cap

5.

Pensieri. Abbiamo nel S. Vangelo il racconto di una pesca miracolosa, che, senza dubbio, è simbolo di pesca spirituale; perchè Gesù dice: d’ora innanzi sarai pescatore di uomini. Che cosa vuol dire? Certo il desiderio di renderci. utili ai fratelli, di divenire causa di bene, è inseparabile della vita e della professione di cristiani. In quanto tali, dobbiamo tendere, adoperarci perchè i nostri fratelli si avanzino nella via iella vèrità e della giustizia: andiamo dunque alla scuola del Vangelo, per conoscere il segreto della buona riuscita della nostra pesca spirituale. Gesù dopo avere dalla barca ammaestrato le turbe, dice, a Simone: Prendi il largo e cala le tue reti per la pesca. E Simone risponde: Maestro, tutta la notte abbiamo preso nulla; però sulla tua parola calerò la rete. Che cosa c’insegna l’inutilità degli sforzi, delle fatiche di Pietro e dei compagni? Tutta la notte senza prender nulla! Che cosa mancava a Pietro? l’attività? l’esperienza? l’arte? No certo. Conosceva il lago, e la sua era arte da maestro. Gli mancava tuttavia qualcosa, una cosa che solo la parola di Cristo poteva dargli. Pietro nonostante la sua esperienza, la sua arte nella pesca, dice: Signore, capisco che non riesco a nulla». Il primo sentimento che deve riempire l’animo di chi vuol essere pescatore di uomini, dev’essere la convinzione dell’inutilità dei mezzi umani, per la riuscita, il sentimento sincero della propria incapacità naturale. Perché? perchè l’uomo per quanto grandi, elevate siano la sue attitudini, per quanto sapiente, non può dare che idee; ora non sono le sole idee che migliorano il mondo, ma sono le realtà celesti, trascendenti che sfuggono alle forze naturali dell’uomo. Nè crediate che questo sentimento sia proprio esclusivo di quelli che si sentono ignoranti; no, questo sentimento cresce in noi, a misura che in noi cresce la scienza. Alcuni cre ’otto che la scienza faccia insuperbire. Sono genti questi che noh hanno mai studiato. Che il sacerdote addottrinato debba invanirsi! Non hanno alcuna esperienza! Non c’è come chi conosce tutti i mezzi umani, che conosce come la pesca spirituale trascende tutte le forze umane, per umiliare, anzichè insuperbire. Disprezzeremo dunque tuttte le attitudini umane? Sarà dunque indifferente esser dotti o ignoranti? l’avere [p. 230 modifica]o no esperienza degli uomini? Tutt’altro. Supponete che nella barca, invece di Pietro, abile nella pesca, ci fosse stato un povero ignorante di quest’arte e Gesù gli avesse detto: getta la rete: l’avrebbe gettata, ma in un mo’° cosi •male, che i pesci invece di prenderli, li avrebbe fatti scappare. Si suol ripetere di frequente una grande verità, che però si esagera alquanto. Dio ha convertito il mondo con dodici pescatori ignoranti. E’ verissimo: (Dio si compiace per le grandi opere scegliere gli strumenti che sembrano più inetti) ma quando si trattò di chiamare al Vangelo non più le turbe della Palestina, ma i gentili, greci e romani, non bastarono più i pescatori, ci volle un uomo dotto quale fu Paolo apostolo. Paolo fu un grande pescatore di uomini. Pieno della persuasione che Dio solo converte, ma pieno anche di coltura umana. Dunque se vogliamo giovare ci vuole attitudine, arte. Ma insieme, anzi principalmente dobbiamo essere persuadi che senza la parola, l’intervento di Dio, non si diventa pescatori di uomini; non si riesce a comunicar la realtà trascendentale. Il pescatore di uomini veramente chiamato da Dio., non si antepone ai colleghi, non si crede degno di special riguardi. Il contatto coll’infinito, non solo lo rende umile, ma gli fa sentire in mtdo speciale la sua miseria morale. Notate che la pescagione spirituale è opera tutta di umiltà e l’umiltà, diffida di sè; l’umiltà cresce Innanzi al miracolo; l’umiltà è la forza segreta che fa intervenire Iddio, che salva. L’umiltà fa sentire l’insufficienza delle proprie forze, anche quando in ciò che facciamo seguiamo la chiamata di Dio. Pietro sente il bisogno dell’aiuto dei compagni e non sdegna di invocarlo, e ottenutolo, divide coi compagni la gloria, l’utilità della pesca miracolosa. L’egoismo, l’orgoglio, la piccineria sono impedimento ad ogni opera buona, specialmente nel ministero delle anime. Si può essere sapienti, divorati dallo zelo del bene, ma se non si è anche dominati da un sentimento di profonda umiltà, se sdegnamo il servizio dei nostri fratelli, per quanto appaia larga, operosa, benefica, l’opera nostra abortirà, diverrà pressochè inutile. Domandiamo a Dio che il nostro cuore si dilati, si riempa di benevolenza, che si distrugga in noi ogni sentimento di egoismo, d’orgoglio, di gelosia.

Le colonie dello Stato di Va Catharina (Continuazione del numero 27). II.•

Le Colonie del Sud. Come abbiamo detto, il nucleo coloniale italiano più considerevole nello Stato è quello che trovasi nella zona meridionale, che ha per centro Urussanga, la colonia italiana più importante e l’unico municipio italiano autonomo in questo Stato. Gli altri centri principali di quella regione, abitati da italiani, sono Cresciuma, Nuova Vene zia, Azambuja, Orleans do Sul. La popolazione italiana complessiva di questo gruppo di colonie supera i 20.000 abitanti. COLONIE ITALIANE NEL MUNICIPIO. DI TUBARAO.

Treze de Maio - Pedras Grandes --Palmeiras Azambuia - Arrnazem. A questa zona coloniale si accede pel porto di Laguna, al quale essa è collegata mediante la linea ferroviaria Donna Teresa Cristina, l’unica ferrovia che fino ad ora esista nel mezzogiorno dello Stato. Lasciando Laguna, la ferrovia percorre terreni paludosi in vicinanza del mare, e traversando la laguna do Imaruhy entra, leggermente salendo, nel territorio del municipio di Tubarào. Questa zona più vicina alla costa, del Municipio di TubarAo, è pianeggiante ed ha dei terreni fertilissimi; è abitata prevalentemente da brasiliani che vivono assai poveramente, e abitano case costruite con pali intrecciati e fango. Non vi mancano estese proprietà ben coltivate: i prodotti principali sono il granoturco e la mandioca; molti anni addietro si era introdotta qui la coltura del grano, ma poi si è perduta per la ruggine e per le condizioni di clima che non le si confanno. La cittadina di TubarAo, situata sul fiume omonimo, stazione importante della linea ferroviaria, a 32 chilometri dalla città di Laguna è, dopo questa, il maggior centro del sud dello Stato. Nella città risiedono pochi italiani commercianti, ma il municipio comprende una popolazione italiana considerevole, distribuita nei centri coloniali. Un primo nucleo è quello di Treze de Majo fondato nel 1890, nella zona detta Quadro che comprende oltre tre cento coloni italiani. E’ situata fra i fiumi SangAo e Caipora a 16 chilometri da Tubarào ed altrettanti dalla codonia di Azambuja: il centro ad esso più vicino è Jaguaruna, sede di municipio, abitato prevalentemente da brasiliani e da tedeschi, dal quale dista solo 10 chilometri. Seguitando la ferrovia si trovano poi Pedras Grandes e Palmeirasi due villaggi nei quali risiedono pure degli italiani. Più avanti ancora si trova sulla linea ferroviaria anche Orleans do Sul di cui parleremo più tardi. Pedras Grandes e Palmeiras sono le due stazioni ferroviarie più vicine alla zona coloniale italiana, ed alle quali perciò fa capo tutto il commercio delle medesime. In questi due centri risiedono poche famiglie italiane di ex-coloni che si sono stabiliti in quei punti di transito per esercitare il commercio. A dieci chilometri da Pedras Grandes, sulla riva che conduce al municipio di Urussanga, si trova Azambula la più antica delle colonie italiane del sud dello Stato. Comprende quasi 4000 italiani provenienti dal veneto, tutti i proprietari di terre, e di condizioni assai buone. I lotti di terreno che qui furono distribuiti sono fra i più estesi; misurano 275 metri di fronte per 1200 di lato, e la terra è abbastanza fertile. Nel centro risiede un parroco italiano; vi è una scuola -italiana, che ha subìto molte peripezie ed interruzioni per deficienza di maestri. Dal 1911 si istituì in Azambuja anche una cooperativa li [p. 231 modifica]consumo che conta una cinquantina di soci e fa buoni a f fari.!,211 Alla distanza di 13 chilometri da Pedras Grandes e di 5 da Palmeiras si trova la colonia di Armazem assai più modesta, abitata da un centinaio di famiglie italiane; è provvista di una cooperativa fiorente alla quale sono ascritti 75 soci.

’IT-«*..,411

(Schiller)

Vi riveste, possente e maestosa della croce la grave armatura, sia che pari a leoni, in battaglia, difendiate di Rodi le mura,

Dalle stazioni ferroviarie di Pedras Grandes a Palmeiras, muovono pure le due strade che conducono al municipiod i Urussanga che è, come abbiamo detto, il maggior centro italiano dello Stato. Quella da Pedras Grandes ad Urussanga, costruita da molti anni, è lunga 25 chilometri e faticosa per le conuue salite e discese; l’altra da Palmeiras, fu terminata recentemente, ed •è lunga 21 chilometri. E’ assai pianeggiante, ma non avendo massicciata, vi si incontrano frequentemente salti e buche, che nell’inverno si trasformano in pantani e rende difficile il transito dei carri. Questa è la via principale di smercio del municipio. Urussanga è situata a 50 metri sui livello del mare, in regione tutta colline coperte di bosco, dal clima temperato e sano: nel municipio non vi è malaria. Venne fondata dal Governo brasiliano nel 1878, quando già da qualche anno si era iniziata la colonia di Azambuja. Nel primo anno dall’arrivo poco mancò che i coloni, abbattuti dall’isolamento, non se ne andassero in massa. Passati i primi sei mesi, cessò l’obbligo per la Direzione della colonia di anticipare il vitto ai coloni, e questi si trovarono dalla fame, costretti a cibarsi anche dei frutti del bosco: accadde allora che una metà degli uomini, a turno, lasciarono le ’loro famiglie e si recarono a lavorare come salariati, ad opera, presso i coloni tedeschi che da 25 anni già si erano stabiliti nel nord dello Stato. Nel 1879, un anno e mezzo dopo, giunsero in Urussanga altre 50 famiglie venete, ma il direttore della colonia non concesse loro lotti di terra in quella località, e le avviò a 25 km. al nord di Urussanga, ove fondarono la colonia di Cresciuma. (Continua)

3,00~01,04evi 1moVii tdiNg yvnib,~0,4 ’uv§ 1b A4 i>g,4 A473rAWA 1-A

"04

I Cavalieri di S. Giovanni

URUSSA NGA.

Origine e sviluppo della colonia di Urussanga

m

sia che in Siria per aspri deserti il meschino viatore guidiate o, brandendo l’angelica spada, sul Divino Sepolcro vegliate! /la ornamento sovrano vi cinge il modesto grembial del servente, allorchè voi, leoni alla guerra vi chinate a curare il soffrente. Voi, da nobile stirpe discesi, al malato ristoro largite, con amor e cristiana pietade, questo umile dover adempite I f„.•

"RIR""Riz

sj,!„, •-75/its

drí

SAMARITA.

--AN

Commemorazione 11 29 corr., XIV anniversario della morte di Re Umberto, nell’Asilo di Carità per l’infanzia G. B. Merini Piazza Montebello 13, veniva commemorata la memoria del sempre compianto Re Umberto I, col ricordare in un quadro le parole indimenticabili che il Re Buono indirizzava al comm. Alfonso Mandelli, Presidente dell’Ospedale dei bambini in Cremona, nell’udienza avuta in Monza l’8 novembre 1899: «Dica pure a tutti coloro che si interessano alla Santa causa dei poveri bambini, che il Re sarà con loro oggi e sempre.»

Beneficenza

Per l’Asilo Convitto Luigi Vitali poi bambini ciechi

A Valdobbiadene, il 25 luglio volò al Cielo l’anima benedetta della

Nobildonna Marianna Lucheschi A rrigoni di altissime virtù. La sua esistenza fu un compendio del bene. Volle funerali modesti ed espresse il desiderio che i benevoli che avessero desiderato inviare torcie o fiori, facessero invece un’offerta all’erigenda Casa di Ricovero Femminile della quale era vice presidentessa. Essi •furono blebiscito di dolore e di riconoscenza. In poco tempo la sottoscrizione raggiunse una cifra ingente.

ERRATA CORRIGE Nel nnmero del i8 Luglio per errore fu stampato: SOCI AZIONISTI L. 5 Contessa Augusta Sormani Contessa Sormani Vanotti 5» io G. C. nell’onomastico di C. C. M. mentre si deve leggere: Signora Carolina Vanotti Contessa Augusta Sormani OBLAZIONI. G. C. nell’onomastico di C. C. M.

5

L. io [p. 232 modifica] FRANCOBOLLI USATI Bagatti-Valsecchi Zoia

N. 3000 2000