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o no esperienza degli uomini? Tutt’altro. Supponete che nella barca, invece di Pietro, abile nella pesca, ci fosse stato un povero ignorante di quest’arte e Gesù gli avesse detto: getta la rete: l’avrebbe gettata, ma in un mo’° cosi •male, che i pesci invece di prenderli, li avrebbe fatti scappare. Si suol ripetere di frequente una grande verità, che però si esagera alquanto. Dio ha convertito il mondo con dodici pescatori ignoranti. E’ verissimo: (Dio si compiace per le grandi opere scegliere gli strumenti che sembrano più inetti) ma quando si trattò di chiamare al Vangelo non più le turbe della Palestina, ma i gentili, greci e romani, non bastarono più i pescatori, ci volle un uomo dotto quale fu Paolo apostolo. Paolo fu un grande pescatore di uomini. Pieno della persuasione che Dio solo converte, ma pieno anche di coltura umana. Dunque se vogliamo giovare ci vuole attitudine, arte. Ma insieme, anzi principalmente dobbiamo essere persuadi che senza la parola, l’intervento di Dio, non si diventa pescatori di uomini; non si riesce a comunicar la realtà trascendentale. Il pescatore di uomini veramente chiamato da Dio., non si antepone ai colleghi, non si crede degno di special riguardi. Il contatto coll’infinito, non solo lo rende umile, ma gli fa sentire in mtdo speciale la sua miseria morale. Notate che la pescagione spirituale è opera tutta di umiltà e l’umiltà, diffida di sè; l’umiltà cresce Innanzi al miracolo; l’umiltà è la forza segreta che fa intervenire Iddio, che salva. L’umiltà fa sentire l’insufficienza delle proprie forze, anche quando in ciò che facciamo seguiamo la chiamata di Dio. Pietro sente il bisogno dell’aiuto dei compagni e non sdegna di invocarlo, e ottenutolo, divide coi compagni la gloria, l’utilità della pesca miracolosa. L’egoismo, l’orgoglio, la piccineria sono impedimento ad ogni opera buona, specialmente nel ministero delle anime. Si può essere sapienti, divorati dallo zelo del bene, ma se non si è anche dominati da un sentimento di profonda umiltà, se sdegnamo il servizio dei nostri fratelli, per quanto appaia larga, operosa, benefica, l’opera nostra abortirà, diverrà pressochè inutile. Domandiamo a Dio che il nostro cuore si dilati, si riempa di benevolenza, che si distrugga in noi ogni sentimento di egoismo, d’orgoglio, di gelosia.

Le colonie dello Stato di Va Catharina (Continuazione del numero 27). II.•

Le Colonie del Sud. Come abbiamo detto, il nucleo coloniale italiano più considerevole nello Stato è quello che trovasi nella zona meridionale, che ha per centro Urussanga, la colonia italiana più importante e l’unico municipio italiano autonomo in questo Stato. Gli altri centri principali di quella regione, abitati da italiani, sono Cresciuma, Nuova Vene zia, Azambuja, Orleans do Sul. La popolazione italiana complessiva di questo gruppo di colonie supera i 20.000 abitanti. COLONIE ITALIANE NEL MUNICIPIO. DI TUBARAO.

Treze de Maio - Pedras Grandes --Palmeiras Azambuia - Arrnazem. A questa zona coloniale si accede pel porto di Laguna, al quale essa è collegata mediante la linea ferroviaria Donna Teresa Cristina, l’unica ferrovia che fino ad ora esista nel mezzogiorno dello Stato. Lasciando Laguna, la ferrovia percorre terreni paludosi in vicinanza del mare, e traversando la laguna do Imaruhy entra, leggermente salendo, nel territorio del municipio di Tubarào. Questa zona più vicina alla costa, del Municipio di TubarAo, è pianeggiante ed ha dei terreni fertilissimi; è abitata prevalentemente da brasiliani che vivono assai poveramente, e abitano case costruite con pali intrecciati e fango. Non vi mancano estese proprietà ben coltivate: i prodotti principali sono il granoturco e la mandioca; molti anni addietro si era introdotta qui la coltura del grano, ma poi si è perduta per la ruggine e per le condizioni di clima che non le si confanno. La cittadina di TubarAo, situata sul fiume omonimo, stazione importante della linea ferroviaria, a 32 chilometri dalla città di Laguna è, dopo questa, il maggior centro del sud dello Stato. Nella città risiedono pochi italiani commercianti, ma il municipio comprende una popolazione italiana considerevole, distribuita nei centri coloniali. Un primo nucleo è quello di Treze de Majo fondato nel 1890, nella zona detta Quadro che comprende oltre tre cento coloni italiani. E’ situata fra i fiumi SangAo e Caipora a 16 chilometri da Tubarào ed altrettanti dalla codonia di Azambuja: il centro ad esso più vicino è Jaguaruna, sede di municipio, abitato prevalentemente da brasiliani e da tedeschi, dal quale dista solo 10 chilometri. Seguitando la ferrovia si trovano poi Pedras Grandes e Palmeirasi due villaggi nei quali risiedono pure degli italiani. Più avanti ancora si trova sulla linea ferroviaria anche Orleans do Sul di cui parleremo più tardi. Pedras Grandes e Palmeiras sono le due stazioni ferroviarie più vicine alla zona coloniale italiana, ed alle quali perciò fa capo tutto il commercio delle medesime. In questi due centri risiedono poche famiglie italiane di ex-coloni che si sono stabiliti in quei punti di transito per esercitare il commercio. A dieci chilometri da Pedras Grandes, sulla riva che conduce al municipio di Urussanga, si trova Azambula la più antica delle colonie italiane del sud dello Stato. Comprende quasi 4000 italiani provenienti dal veneto, tutti i proprietari di terre, e di condizioni assai buone. I lotti di terreno che qui furono distribuiti sono fra i più estesi; misurano 275 metri di fronte per 1200 di lato, e la terra è abbastanza fertile. Nel centro risiede un parroco italiano; vi è una scuola -italiana, che ha subìto molte peripezie ed interruzioni per deficienza di maestri. Dal 1911 si istituì in Azambuja anche una cooperativa li