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sola volta, mentre quel’«Gesellenverein o già li rappresentò sette volte e sempre con teatro rigurgitante di spettatori.

«I Misteri della Messa» vengono dati in Germania, èd in Isvizzera nella traduzione fattane l’anno 1906 da Riccardo von Kralik, il celebre scrittore e poeta cristiano viennese. L’attenzione sugli «Autos» sacri del Calderon venne però richiamata già nel 1829 dal vescovo-principe di Breslavia cardinale Diepenbrock e dodici d’essi (ne esi stono settantrè) furono tradotti dal poeta von Eichendorff; il merito di averli fatti conoscere tutti al pubblico tedesco spetta al canonico di Breslavia dottor Lorinser (1882-1887). Un’appendice letteraria della «Germania» di Berlino, dello scorso marzo, ricondando come anche valenti critici protestanti rendano omaggio al sommo valore letterario ed artistico degli «Autos»• citava integralmente il giudizio datone nella sua classica storia della letteratura spagnuola (in tre volumi dal conte von Schack, che io credo di dover qui tradurre: «La posterità non può a meno di condividere per questi lavori poetici l’ammirazione del secolo XVII, se appena ha sufficiente abnegazione ii trasportarsi dall’ambiente intellettuale presente così diverso, nella concezione mondiale da cui tutto questo genere di drammi è sorto. Essi ci avvolgono come in un regno di meraviglie. Innanzi a noi si apre un tempio nella cui costruzione, come nel tempio del Gral di Titurel, ha preso figura simbolica il Verbo eterno. Nell’entrarvi ci venta incontro come un soffio di spiriti dell’eternità e sotto quelle volte sublimi una aurora continua riflette lo splendore della divinità. Nel suo centro spicca e domina, come il centro d’ogni essere e di ogni storia la croce sulla quale lo stesso Spirito infinito volle sacrificarsi in infinito omaggio, per l’umanità. A piè del nobile simbolo sta il poeta come gerofante e profeta ed indica le figure alle pareti e il linguaggio muto dei viticci e dei fiori che si arrampicano sulle colonne ed i suoni che squillanti piovono dall’alto. L’anima del Calderon volta in preghiera al cielo sembra aver concentrato tutte le sue forze in un sol punto ardente, per dare negli «Autos» il massimo che quelle fossero in grado di produrre. G. D’ELEDA


Religione

Domenica 8a dopo Pentecoste

Testo del Vangelo.

In.quel tempo andavano accostandosi a Gesù dei pubblicani e dei peccatori per udirlo. Ed i Farisei e gli Scribi ne mormoravano dicendo: Costui si addomestica coi peccatori, e mangia con essi. Ed egli propose loro questa parabola e disse: Chi è tra di voi che avendo cento pecore, e avendone smarrita una, non lasci nel deserto le altre novantanove, e non vada a cercare quella che

si è smarrita, fino a tanto che la trovi? E trovatala se la pone sulle spalle allegramente e tornato a casa chiama gli amici ed i vicini dicendo loro: Rallegratevi meco, perchè ho trovato la mia pecorella che si è smarrita? Vi dico, che nello stesso modo si farà più festa in cielo per un peccatore che fa penitenza che per novantanove giusti che non hanno bisogno di penitenza. Ovvero qual’è quella donna,ia quale avendo dieci dramme, perdutane una, non accenda la lucerna e non iscopi la casa, e non cerchi diligentemente fino a che l’abbia trovata? E trovatala, chiama le amiche e le vicine dicendo: Rallegratevi meco, perchè ho trovata la dramma perduta. Cosi vi dico, faranno festa gli angeli di Dio per un peccatore che faccia penitenza. S. LUCA, cap.

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Pensieri. Gesù Cristo solleva, conforta i peccatori, i pubblicani, il che scandalizza i Farisei. Invitato a giustificarsi, lo fa colle due parabole dell’odierno Vangelo. Vediamo cosa urtava i Farisei nella condotta di Gesù. Egli accoglieva con grande carità, con gioia i peccatori, ma erano peccatori pentiti, poichè andavano a Lui quelli che volevano cambiar vita. Pareva però che Gesù preferisse i peccatori che venivano a penitenza, ai giusti che di essa non abbisognavano. Ed è appunto questo che scandalizzava i Farisei. Osservando la parabola, vediamo che il pastore, che ha smarrito una pecora dimentica le novantanove che sono al sicuro nell’ovile, per andare in cerca della smarrita, e trovatala, se la pone sulle spalle allegramente. E tornato a casa chiama gli amici ed i vicini dicendo loro: rallegratevi con me, che ho trovato la mia pecorella smarrita. Cosi la donna che ritrova la dramma perduta. Trovate strano, vuol dire Gesù ai suoi contradctitori, che il pastore, la donna facciano festa? No, certamente, è naturalissimo. Penetriamo un po’ addentro nel pensiero di Gesù. Possiamo dire che la preferenza del pastore sia per la pecora smarrita? chi oserebbe asserirlo? Se il pastore per cercare la pecora smarrita, dovesse lasciare esposte al lupo le novantanove, certo non si muoverebbe. Cosi la donna. Se per cercare la dramma perduta, lasciasse in pericolo le nave che possiede, non si cu: rerebbe di quella perduta. ’ Non c’è dunque preferenza, non c’è amore maggiore. Esclusa la preferenza, perchè tanta festa? Bisogna iistinguere i sentimenti abituali, dai sentimenti eccitati. I primi rimangono in fondo all’anima, e l’uomo quasi non li avverte, non li dimostra. Invece i secondi si manifestano con grande forza, erompono con veemenza. Per esempio quando ci s’ammala un dito, la attenzione nostra si porta tutta sulla parte inferma. Ma si potrà dire per’questo che preferiamo quel dito a tutto il corpo? No, certamente. La gioia di possedere novantanove pecore al sicuro, è un sentimento abituale. La gioia invece di riavere la perduta, è un sentimento speciale eccitato.