Il buon cuore - Anno XIII, n. 12 - 21 marzo 1914/Educazione ed Istruzione

Educazione ed Istruzione

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Il buon cuore - Anno XIII, n. 12 - 21 marzo 1914 Religione

[p. 89 modifica]Educazione ed Istruzione


Educazione Pubblica


Un coraggioso articolo del senatore Duca di Gualtieri, è apparso nella Rassegna Nazionale: e rilette conto riassumerlo per dimostrare, che almeno i sentimenti cristiani non sono del tutto spenti Nonostante qualche brano, che noi non possiamo approvare,. l’articolo è veramente degno di considerazione e di applauso per la franchezza nel denunciare il male dell’istruzione moderna e nel dichiarare unico rimedio nella moralità cristiana. Passati in rassegna i vari pregiudizi dei secoli precedenti, dice che del nostro il più generale e difficil e a dissiparsi è «la ferma credenza che l’istruzione io ’a tanacea di tutti i mali presenti,.. e che l’ignora’nza sia la causa ’precipua di tutti questi mali, che aMigguno la società moderna, la causa cioè di tutte!e agitazioni politiche e sociali, l’ispiratrice di tutti l delitti contro la vita e la proprietà dei cittadini». L’istruzione elementare è un gran bene... però fla gl’immediati vantaggi, che il saper leggere e ’erivere procura, vi è quello di poter conoscere le o%ioni altrui e conosciutele appropriarsele, sebbene r jurtroppo non tutte le opinioni dei libri e dei giorn ali siano rette. Quindi è da temere che avvenga, ril a nzi avviene quasi sempre, che l’operaio, il contadi’, legga quei giornali che lo adulano e ché ’"no le sue passioni. Fra tutte le dottrine quale sala più seducente e che adotterà con entusiasmo?

Certo la dottrina socialista. «Il vero meccanismo dei fenomeni economici, scrive il Novicow, è estremamente difficile a capirsi, ma tutti capiscono, tutti sono convinti, che si può subito arricchire, spogliando chi possiede a. L’istruzione primaria’, quale si dà adesso senza l’educazione del cuore, facilita la propaganda dei principi sovversivi e accresce il numero dei malcontenti del proprio stato e quindi dei nemici della società, quale è oggi costituita facendone delle reclute entusiaste dell’esercito rivoluzionario. «In quanto, alle scuole superiori non è un bene accrescerne i frequentatori con facilitazioni. Già troppi avvocati, troppi medici, troppi ingegneri escono dalle nostre Università. Non potendo occupare in Società il posto che speravano, si ascrivono pur essi nell’esercito rivoluzionario, non come gregari, ma come capi. Unendo l’argomento della mente, che posseggono, al malvolere ed ala possa di quelle moltitudini riducono lo Sato e la società a mal partito; in’cui, per dirlo sempre con le stesse parole di Dante, nessun rimedio vi pia) far la gente. Questi spostati intende smascherare George Sorel, quando inveisce contro «quel branco di ambiziosi, avvocati, deputati, giornalisti, ecc., che hanno assunto il mestiere di pensare per il proletariato, cupidi solamente di sfruttare la buona fede degli operai e di servirsi di sgabello per le loro sozze cupidigie a. &wions sur la violente). «A chi mi dirà retrogrado, mi limito a rammentargli che io parlo dell’istruzione quale si dà oggi nei paesi, dove i preposti al Ministero dell’istruzione pubblica sono quasi sempre ascritti alla Massoneria, e dove alle scuole si dà il nome di laiche, non osando proclamare atee a. Eppure in tesi generale egli ritiene, come gli uomini di mente sana, un gran bene: ma dell’istruzione non rettamente impartita in alcuni paesi deve dirsi come dei rimedi somministrati agli infermi. E spiegandosi meglio dice: «L’istruzione, che sotto il nome di laica s’impartisce, dove dominano le sètte, scompagnata dell’educazione del cuore, cioè dall’insegnamento di una sana morale, è più di danno che di vantaggio alla società. «...I In Inghilterra, dove non si vaneggia dietro [p. 90 modifica]a principi astratti come i diritti dell’uomo, ma si Provvede ai bisogni realmente sentiti, non si parla mai di pubblica istruzione, bensì di pubblica educazione. L’insegnamento delle lettere e delle scienze non è colà l’unico obiettivo della scuola, ma va di pari passo con la graduale formazione del carattere e coll’insegnamento della moralità cristiana: e queste tre cose dalla scuola primaria fino all’Università inclusivamente, costituiscono quella che con parola appropriata gli inglesi dicono educazione pubblica. a Nelle scuole laiche dei nostri paesi latini invece s’insegnano le lettere, le scienze, si insegna la ginnastica, ecc., ma la più necessaria, così allo studente come alla società, la vera moraCe, non s’insegna. E dico la più necessaria perchè inculcando precetti morali ai giovani si otterrebbe evidentemente che molti di essi dirigessero fin dal principio al pubblico bene la propria energia e le molte cognizioni acquistate, mentre adesso servono per la maggior parte a fornire armi micidiali ai nemici della società e dello Stato. a E’ pubblico interesse quindi, che, all’istruzione si unisca l’educazione, accoppiando all’insegnamento letterario e scientifico l’insegnamento della morale. Ma l’insegnamento della vera morale non può impartirsi da chi nega Iddio e il soprannaturale: da liberi pensatori. La morale è una legge e come ogni altra legge deve avere la sua sanzione, ma negando il soprannaturale e Iddio *si toglie alla legge morale noi, solo la sua autorità, il suo diritto d’imporsi, ma la sua unica sanzione. Una morale, che non ha base la religione che quindi non possa ritenersi imposta da Dio, cioè da quell’Essere, che è la suprema saggezza, la suprema giustizia, non può insegnarsi ai giovani come impreativa e quindi obbligatoria... Che dovrebb’egli temere? Chi’ lo punirà dei suoi malefizi, se la giustizia non li conosce?... Nella relazione del ministro della giustizia al presidente della repubblica del i9to si lamenta ogni

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anno T’aumento della criminalità, sopratutto giovanile, cioè di coloro tuttora sotto l’influenza moralizzatrice (?) della scuola laica. a Il 3o per cento degli accusati, — così vi si legge, — sono minorenni!». Lo stesso fenomeno osserva il senatore Garofalo nella sua nota Criminagogia: a Si dice che l’ignoranza è una delle cause principali della delinquenza. Se ciò fosse vero, la delinquenza in un paese dovrebbe diminuire a misura che si propaga l’istruzione. Sventuratamente però le statistiche c’insegnano, che la scuola non diminuisce i delitti». a E come potrebbe essere diversamente coi metodi,attuali, — continua il Duca Gualtieri, coi programmi delle nostre scuole e con un corpo d’insegnanti, nel quale abbondano gli atei, i socialisti, i framassoni e forse non mancheranno gli anarchici?` a In Germania, scrive citando il cardinale Capecelatro, l’obbligo dell’istruzione religioa è strettissimo e l’istruzione è data dal clero. Egualmente obbligatorio per legge è l’insegnamento religioso in Austria: i professori sono scelti nel clero, pareggiaagli altri e stipendiati dallo Stato. Negli Stati Uniti, dove come dice Laboulaye, ognuno si fa gloria di essere cristiano, tutti i giorni s’insegna religione e si prega in comune. Nella Svizzera l’insegnamento religioso ha il posto d’onore nei programmi scolastici. In Olanda si è dovuto ristabilire con una legge, che proclama esser fine della scuola popolare l’esercizio delle virtù cristiane. Infine in Inghilterra l’insegnamento religioso è stato sempre una parte importantissima nei proclami scolastici... a Nella grande Confederazione americana, nel più democratico e libero paese del mondo, tutti ricordano la sentenza del grande Washington: a L’esperienza e la rcígione ci insegnano che la morale (II un popolo non può mantenersi senza principi religiosi». E conformandosi a questi principi non solo la scuola, ma anche il Parlamento inizia ogni giorno i suoi lavori con una preghiera. E il presidente Roosevelt, congratulandosi con l’arcivescovo Ireland per, la consacrazione della cattedrale di San Paolo, gli scriveva: a Nel nostro fortunato paese libertà e religione sono alleate e vanno innanzi tenendosi per la mano».- Colà infine i rettori dell’Università pròcdamano nelle più solenni occasioni che a lo scopo delle Università americane insegnare la scienza con • spirito religioso» come udì il nostro prof. Angelo Mosso. a Si tolgono i Crócifissi‘dai tribunali e dalle scuole, si sopprime l’insegnamento della religione ai fanciulli... Forse il motivo di questa preferenza nell’odio si trova nelle seguenti parole di quell’illustre storico ed al tempo stesso uomo,politico, che fu Macaulay La Chiesa cattolica non ha mai completamente perduto l’ispirazione del supremo Maestro, i cui precetti formano il codice più elevato della perfezione morale, come la sua vita ne ha offerto il più perfetto esempio. La Chiesa cattolica è la più pratica di tutte le religioni». Preziosa confessione in bocca- di un protestante. O piuttosto’ quell’altra [p. 91 modifica]del Bonghi: «cattolicismo è ormai la sola forza organizzata, che possa opporsi alle svariate cagioni di disorganizzazione sociale». Impossibile seguire l’illustre senatore in tutte le citazioni dello Stuart Mill, del Tocqueville, del Castelar, del Brice, di Gladstone, sull’educazione, questione principale in questo secolo, che pa.rmi tenda al più materialistico ed abbietto socialismo. Riportiamo adunque la conclusione dell’articolo: «Oggi abbiamo la scuola senza Dio, i maestri liberi pensatori, non ascritti a congregazioni religiose, ma alla turbolenta Unione Magistrale, abbiamo anche le maestre laiche, di cui alcune hanno fatto pompa della libertà del loro pensiero nei recenti congressi femminili. Quali siano i principi, che in queste scuole si inculcano, quali cittadini ci si preparino alla patria, apparisce chiaramente dagli scandalosi tumulti nelle Università dagli scioperi degli studenti ginnasiali e liceali, dai suicidi dei giovanetti quindicenni, perchè bocciati agli esami, dall’assassinio di professori commesso da qualche adolescente per lo stesso motivo e sopratutto dallo spaventoso e continuo aumento si verifica in Francia ed in Italia, paesi dove questi frequentano quella scuola atea, che negli altri paesi civili d’Europa e d’America non esiste né si tollererebbero». v • ••,"•• v., t/./ • •,s •

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21N

Vecchia storia! L’argomento è sfruttato; pensandovi provo l’impressione di un risolino sedo, nervoso che, fermandosi sull’ugola, produce un prurito irritante senza trovare la via d’uscita; dev’essere un sorriso che dice: «Vale la pena di trattare l’argomento?» Si, vale la Pena? Eppure le idee mi si sono affollate così improvvise, con un sapore piccante di roba vecchia, che domanda l’aria e il sole! Intanto: non vedo io la necessità dell’emancipazione femminile? Se la vedo! Tanto bene ch’essa mi pare il risultato complesso di un lavoro educativO cui si sono consacrate le facoltà tutte di un educatore. Il voto? Mentre lo si ritiene dalle femministe la meta per cui la donna deve combattere, io lo credo il fatto che, dopo l’evoluzione perfettiva della coltura intellettuale e morale della donna, avverrà da sè, accettato dallo spontaneo consentimento della maggioranza. E il voto sarà per le donne atte ad esercitarlo sia colle disposizioni d’ani’no, sia colle naturali attitudini della mente. Che se, mancando quel dato svolgersi di fatti, le donne ìion arriveranno al conseguimento del voto... ebbene, per esse andranno alle urne i padri, i mariti, i fratelli, gli amici; vi andranno con principii ed opinioni elaborati dalla mentalità loro accomunata con quella della donna che’avrà, nelle conversazioni, modificai°, consigliato, suggerito.

Che importa se la clOnna sarà rimasta nell’ombra quando il suo pensiero, l’anima sua vibreranno con quelle dell’uomo cui sarà necessaria la coperazione della sua donna giustamente educata? Che importano sacrifici e rinuncie? Se un leto di puerperio, una culla, un infermo, un disgraziato, uno sciagurato hanno trattenuto la madre lunghi giorni, notti angosciose! Tali rinuncie, cui l’uomo è sempre impari, sono altrettanti,suffragismi femminili. La donna che, resa madre, proVvede alla propria creatura, l‘a, un’alta significazione di emancipata. Perchè cercare le vie traverse quando la strada maestra ci offre l’atrattiva di uno scopo sicuro? Fate che la donna debba soste nere disagi, fatiche, cambiamenti e la vedrete, salvo eccezioni, cadere sulla breccia. E allora? Le consegiienze aviranno sbugiardate le presunzioni. Fate che le donne in massa entrino nell’arringo sociale, politicol e avrete, nella pluralità dei casi, il predominio della fantasia, il sentimentalismo soverchiante il sentimento, il nervosismo delle prolungate, dolorose tensioni. «-Ma la si prepari, la si educhi questa donna!» gridano molte voci. Ah, che la natura non si vince; la natura ha la tirannia dei suoi fulgori, delle sue tempeste, delle sue stranezze dei suoi miracoli, delle sue concessioni. Togliete la gemma all’arbusto rigoglioso ed egli si vendicherà negandovi fiori e frutti. Chiedete alla vasta pianura il bianco edelveiss e alla montagna rocciosa la pallida rosa tea: vi risponderanno con un silenzio sprezzante e solenne. La vollutà umana non capovolge un atomo di quanto Dio ha creato in un supremo intendimento inaf ferra bile, ai mortali. Niuno, oh, niuno muterà le sorti della donna destinata, alla maternità, alla famiglia, al sacrificio, lîe dolcezze, alle grazie, agli eroismi oscuri che fruttano coll’esempio. Ma Dio buono: volgiamoci ai secoli, alla storia; non un genio senza un’ispiratrice a] fianco; non un fatto storico senza un’eroina, non un campo di battaglia senza infermiere, non un esigile senza una fata confortatrice. Queste le eccelse. E la casa? E la scuola? Non forse la madre chetò le di scordie domestiche, alleggerì il peso della sventura, della morte? Non la sposa mantenne l’animo invato allo sposo? Non’la figliuola placò le ire paterne, si creò angelo tutelare dove forse l’infamia, il delitto avrebbero pullulato? Non la donna bene spesso ana lizzò, con criterio, con discernimento, non acume certe astruse quistioni famigliari e sociali? E allera? Cosa chiede la donna per il suo trionfo? L’entrata negli uffici, in parlamento... ma se anche molti uomini, neutrali nella politica, sono rispettabili e rispettati! Sapete piuttosto? La donna, forse per,uno strano: spirito di contraddizione, non mira ad una giusta emancipazione che le sarebbe consona come il profumo alle corolle, quell’emancipazione di idee, di azioni che comincia dalla bimba sotto la custodia materna e finisce alla vecchia cui l’esperienza ha dato una specie di talismano morale. Il suffragio femminile, ripeto, ha esistito dal principiare della società; [p. 92 modifica]ha bisogno di essere compreso giustamente, di gene ràlizzarsi; è la medesima storia della coltura: non si chiede la maggioranza di individui che abbiano percorso gli studii superiori; si chiede la maggioranza di coloro i quali, bene o male, provvedono, colla parola e colla penna, ai loro interessi. Nella stessa maniera non si domanda il dieci per cento di donne che si aprano il passo dovunque; ma il novanta per cento di fanciulle concie dei proprii doveri, di madri comprese del compito loro. Eccolo il suffragismo: meno fronzoli, meno piccinerie, in tutto; dal vestito ai rapporti coi nostri simili. Quante volte io ho sorriso di ragionamenti femminili che forse non potevano competere con quelli del famoso cane parlante dell’America! E quante volte. ho sorriso di ambizioni grette, di aspirazioni meschine, di sublimi ideali r mpiccioliti da una meticolosità irritante. Riassumo: la storia, è vecchia, il mio parere povero povero: amiche, compagne, gli occhi in alto, la volontà in azione: il trionfo nostro è,sicuro; altre, le valorose, da secoli, ci hanno preparato la conquista: la vittoria d arriderà il giorno in cui l’idea, il pensiero, l’anima femminile, rette dalla riflessione, non avranno defezioni. MARY TAVOLA CARNOVALI.