Il buon cuore - Anno XIII, n. 12 - 21 marzo 1914/Religione

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Educazione ed Istruzione Beneficenza

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Domenica 4a di Quaresima Testo del Vangelo.

In quel tempo, in passando vide Gesù un uomo cieco dalla sua nascita; e i. suoi discepoli già dimandarono, Maestro, di chi è stata la colpa, di costui, o de’ suoi genitori, ch’ei sia nato cieco? Rispose Gesù: Nè egli, nè i suoi genitori han peccato; ma perchè in fui si manifestino lef’-opere di Dio. Conviene, che io faccia le opere di lui, che mi ha mandato, fin tanto che è giorno; viene la notte, quando nissuno può opej rare. Sino a tanto che io sono nel mondo, sono luce del mondo. Ciò detto sputò in terra, e fece’ con lo sputo del fango, e ne fece un empiastro sopra gli occhi di colui. E. dissetgJi: Va, lavati nella piscina clt Siloè (parola che significa i! Messo). Andò pertanto,. e si lavò, e’ tornò che vedeva. Quindi è che i vicini, e quelli che l’avean prima veduto mendicare, dicevano: Non è questi colui che si stava a sedere chiedendo limosina? Altri dicevano, è desso. Altri, no, ma è uno che lo somiglia. Ma egli diceva: Io son quei’ desse.’ Ed essi dicevangli: Come mai ti si sono aperti

gli occhi? Rispose egli: Quell’uomo che si. chiama -. Gesù, ’fece del fango e unse i miei occhi, e mi disse: Va alla piscina’ di Siloè e lavati. Sono andato, mi son lavato, e veggio. E allora gli dissero: Dov’è colui? Rispose; Nol so. Menano il’già.cieco ai Farisei. Ed era giorno di sabbato, quando Gesù fece quel fango, e aprì a lui gli occhi. Di nuovo adunque l’interrogavano anche i Farisei, in qual modo avesse ottenuto il vedere. Ed ei disse loro: Mise del fango sopra i miei occhi e mi lavai; e veggio. Dicevan perciò alcuni de’ Farisei:.Non è da Dio quest’uomo, che non osserva 3’ stibbato. Altri dicevano: Come può un uomo peccatore far tali prodigi? Ed erano tra loro in scissura. Dissero perciò, di nuovo al cieco: Tu che dici di colui che ti ha aperti gli occhi? Egli rispose loro: Che è un profeta. Non credettero però i Giudei, che egli fosse stato cieco e avesse riavuto il vedere, sino a tango che ebbe, chiamati i genitori dell’illuminato. E,li interrogarono, dicendo: E’ questo quel vostro figliuola, il quale dite che nacque cieco? come dunque ora ci vede? Rispose, loro i genitori di lui, e dissero: Sappiamo che questi è nostro figliuolo, e che nacque cieco; come poi ora ci vegga, nol sappiamo; domandatene a Cui; ha i suoi anni; parli egli da sè di quel che gli appartiene. Così parlarono i genitori di lui, perchè avean paura de’ Giudei; imperocchè avean già decretato i Giudei, che, se alcuno riconoscesse Gesù per il Cristo, fosse cacciato dalla sinagoga. Per questo dissero i genitori di lui: Ha i suoi anni, domandatene a lui. Chiamaron adunque di bel nuovo colui, che era stato cieco, e gli disse,-0 Dà gjoria a Dio: noi sappiamo ’che quesito uomo un uomo peccatore. Disse egli loro: Se ei sia pecratore, nol so; questo solo io so, che io era cieco, e ora veggio. Gli -dissero perciò: Che ti fece egli? Come aprì a te gli occhi? Rispose loro: Ve l’ho già detto, e l’avrete udito: perchè volete sentirlo di nuovo? V olete forse diventar anche voi suoi discepoi’i? Ma ersi lo strapazzarono, e dissero: Sii tu suo discepolo, quanto a noi siamo discepoli di Mosè. Noi:sappiamo, che a Mosè parlò Dio: ma costui non sappiamo donde ei sia. Rispose colui, e disse loro: E qui sta appuno la meraviglia, che voi non sapete, donde ei da, ed ha egli aperti i miei occhi. Or sappiamo, che Dio non ode i-peccatori; ma chi onora Dio e fa la sua volontà, questi è esaudito da Dio. Dacchè mondo è mondo, non si è udito dire che alcuno abbia aperti g:i occhi a un cieco nato. Se questi non fosse da Dio, non potrebbe far nulla. Gli risposero, e dissero: Tu sei venuto al mondo ricoperto di peccati, e tu ci fai il maestro? E lo cacciaron fuori. Sentì dire Gesù,

i [p. 93 modifica]avevan cacciato fuora, e avendolo incontrato„ che gli disse:, Credi tu nel Figliuolo di Dio? Rispose quegli; e disse: Chi è erri,,Signore, afftnchè io in lui creda? Dissegli Gesù: E lo hai veduto, e colui che teco parla, è quel desso. Allora quegli disse: Signore, io credo. E prostratosi lo adorò. S GIOVANNI, cap g

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volte dal dolore non s’è sprigionato l’amore! quante volte le scena disgraziata ha creato la dama gentile, l’ele,mosina delicata e consolatrice! quante volte la disgrazia non ha creato l’eroismo della cristiana virtù? Non era questo il volere di Dio: manifestare in questo sgraziato più evidente e meravigliosa l’opera sua?!

Pensieri. Innanzi ad una disgrarzia d’ordine fisico ecco apparire l’umana curiosità per vedere e misurare quanto di responsabilità abbiamo noi o la vittima di questo infortunio: innanzi ad un miracolo dobbiamo osservare le torture in cui si svolge e si perde la ra<,;ione umana, mentre è così facile ed ovvia la verità ai cuori semplici e ben disposti. Osserviamo il primo fenomeno, quello che dà origine alla domanda degli, apostoli verso Gesù. Visto un cieco dalla nascita, si chiedono di.chi sia la colpa d’un sì doloroso caso, se dello stesso paziente o non piuttosto dei suoi genitori. Quis peccavit? Gesù dà una soddisfacente risposta: nè lui nè i ’suoi parenti: ciò accade perchè si,manifestino l’opere di Dio in lui! Ecco l’altissima filosofia, che dovrebbe spiegarci le ’ragioni delle tribulazioni, delle fisiche sofferenze del dolore in una parola. Che ne sappiamo noi di quest’altissime ragioni per cui Dio tollera, o permette le disgrazie? Vero è che pei peccati — sta scritto nelle S. Scritture — av’vengono le disgrazie», ma ciò non è sempre, ed in ogni caso ugualmente vero. Molto male e morale e ’fisico è da ascriversi a questa ragione, ma non tutto. Abbiamo osservato rovesci di fortuna, disgrazie, infermità, debolezze,.etc. Le ragioni di queste molte volte non sono lontane: di loro si potrebbe ben dire che la colpa o fu dello stesso paziente o degli antenati, ma è pur vero che tante volte disgrazie fortissime, diutùrne, dolorose, sanguinanti colpiscono ottime e pie persone religiose, persone timorate, deferenti alle leggi divine, attente, vigili, laboriose: ed allora? Ed allora rispondiamo la risposta di Gesù: la ragione ’solo Dio la conosce, ed è imperscrutabile all’umana curiosità: ma l’uomo può tante volte ossèrN V come il dolore purifichi e santifichi chi nel comodo, nel lusso, nell’agiatezza della stessa salute fisica, delle migliori qualità intellettuali, della stessa florida posizione economica avrebbe, abusato. Quante

A manifestate l’opera di Dio Cristo compie con tutta facilità l’opera della guarigione del cieco nato. Quante volte si legge la narrazione facile nella dizione, altissima sulla storia si rimane commossi. Il cieco subisce l’opera di Cristo: s’umilia sul, ricevere il fango dello sputo e polvere sui propri occhi, corre allo -stagno di Siloe, ove, — dice il Vangelo — va, si lava, vede! Quanta ’semplicità per concludere che oltre la facoltà della vista materiale ottiene pure quella di vedere nei disegni e nelle divine verità: La cosa corre tanto logica e- facile che l’Evangelista appena si ricorda di notarld quando lo vede inginocchiato innanzi a Gesù gridargli la ’sua fede: Il cieco aveva più che visto, provato ed esperimentato la potenza di quest’uomo singolare e credeva immantinente alla sua parola. Non così i farisei, quelli della Sinagoga. Essi — che zelanti ipocriti deil’onor della legge, delle tradizioni, del conservare più Lhe il retto, la posizione, il favoritismo, il potere, — hanno cospirato di scomunicare chi osa dire bene di Cristo, essi vanno pensando, almanaccando pretesi d’idoneità sulla persona guarita: impotenti •a, non riconoscerlo, cercano obbiezioni sulla purezza della dottrina e potenza di lui, che è uomo peccatore, nè può essere ascoltato da Dio... Ma quanto più semplice, senza fronzoli, logica, rigida la parola del cieco: «Io non so e non capisco di chi diciate e che vogliate: so che mi ha guarito in modo eccezionale: so che Dio non ’ascolta i cattivi e dunque... non sarebbe miglior partito che «pur voi aveste a farvi suoi discepoli e zelatori?...» Ironia feroce!!... Risposero colle voci e parole della superbia: noi siamo i discepoli di Mosè!... Quanti a Cristo non rispòndiamo: siamo i discepoli della scienza, i discepoli del mondo, i seguaci della singolarità, non siamo della volgarità, rifiutiamo Cristo.... irragionevoli sempre per falsa coerenza, nei peccati o nella superbia. B. B. [p. 94 modifica]Il SAC. PROF. GIUSEPPE MERCALLI

L’amico nostro carissimo, prof. don Giuseppe Mercalli — fratello degli amici nostri don Gaetano, proposto dell’Incoronata, e ragioniere Luigi — è morto tragicamente a Napoli,’ bruciato nella sua camera da letto. Si ritiene che, colto da svenimento, sia caduto rovesciando una lampada a petrolio. Una preghiera per l’amico che fu grande scienziato e intemerato sacerdote.

Giuseppe Mercalli, milanese, da pochi anni valente direttore del Reale Osservatorio Vesuviano, succeduto al Matteucci, era uno scienziato nel senso Freciso della parola. Apparteneva alla scuola geologica di Antonio Stoppani, che sempre lo tenne fra i suoi migliori allievi; col Taramelii di Pavia e Gaetano Negri, il Mercalli formava sotto l’egída dello Stoppani una specie di gruppo geologico lombardo che si era affermato con dignità nel risveglio scientifico del paese. A differenza degli altri il Mercalli, pur restando cultore della scienza geologica in genere, si era specializzy.to nellj sismologia, a cui si era dedicato quasi esclusivamente in questi ultimi anni. Appena compiti gli studii universitari, tenne cattedra di scienze naturali nel Seminario milanese. Battuto dalla corrente antirosminiana, benché di filosofia non si fosse mai occupato, aveva dovuto sloggiare. dal Seminario liceale di Monía. Ma ciò che era persecuzione divenne la sua fórtUna. Nominato professore al liceo di Reggio Calabria;, in una zona

smici e vulcanici. E non viveva che per la sua scien’sa, trascurando ogni altra cura. Da anni l’abate Mercalli vegliava il suo vulcano con una tenerezza di amico; le escursioni compiute da lui, quando era professore a Napoli, sono innumerevoli; conosceva a palmo a palmo la topografia del Vesuvio, le correnti antiche e nuove, gli ammassi di lapillo, le ceneri, le fumarole; di tutto egli teneva nota scrupolosamente, tessendo la biografia minuta di. ogni fenomeno, anche minuto. Perchè il Mercalli, più che grandi sintesi e le ipotesi comprensive dello Stoppani, seguiva il metodo dell’induzione. Dopo la nomina a direttore dell’Osservatorio visse si può dire la stessa v’ta del Vesuvio sul quale era accampato. Unica sua cura, oltre le osservazioni molteplici di ’natura scientifica, era il riordinamento dell’Osservatorio che egli ambiva di condurre all’altezza della sua missione, migliorandone le condizioni architettoniche e l’arredamento sismologico. Dell’Osservatorio e del Vesuvio era come geloso; quando si trattava di difendere L’italianità di quello stupendo gabinetto scientifico, invidiato dagli stranieri, il compianto geologo si armava di ironia e di fierezza. Quelli che lo conobbero erano persuasi che la saggia sentinella vesuviana non avrebbe mai disertato il suo posto di guardia anche a rischio della vita: Il Mercalli era: devoto alla vulcanologia. Ciò rende più grave la sciagurra che lo ha colpito irreparabilmente, fuori della sua dimora, lontano dal cratere fumante: Oltre a molte relazioni ufficiali sui terremoti di Ischia, della Riviera di Ponente, dell’Andalusia e della regione calabro-messinese, lascia un volume sulla Geologia d’Italia in collaborazione con lo Stoppani e col Negri, un volume sui Vulcani Attivi della terra, alcuni trattati ad uso dei licei, e tutta una serie di note accuratissime sul Vesuvio. Data la squisita preparazione, il paziente tirocinio e la ferrea volontà di lavoro, la morte inaspettata del grande scienziato ncstr aggiunge all’infortunio la grandezza di un lutto per il Paese e per la geologia.,

sismica per eccellenza, e poi al- Vittorio Emanuele di Napoli, potè sviluppare in ambiente opportuno la sua preparazione scientifica, dandogli modo di compiere lo studio metodico e paziente dei fenomeni si Il libro più bello, più completo, più divertente che possiate regalare è l’Enciclopedia dei Ragazzi. Il Municipio di Milano ha ordinato 200 abbonamenti per distribuire in tutte le scuole i fascicoli dell’ENCICLOPEDIA DEI RAGAZZI.

Giovane signorina, t/i distinta famiglia, educata e re• ligiosa, cerca di collocarsi presso signor,’ <ola 9 piccola famiglia, per tener compagnia, governo da casa, assistenza a bambini. Rivolgersi Signora Rosnati, Via Principe Aine deo N. ’. [p. 95 modifica]La festa di San Giuseppe all’Ospizio delle Piccole Suore

Chi ormai non conosce le Piccole Suore VE E chi non ne apprezza la loro angelica missione? Nate non poche, in distinte cóndizioni, nel fiore dell’età, dissero addio al inondo che le invitava, e lusingava e si fecero serve dei vecchi infermi, mendicando per.loro, per ’loro attendendo ai più umili uffici e rispondendo con dolce sorriso ai rimbrotti di taluni, resi incoscienti dall’età, da cattive abitudini, da malanni. È sorprendente il vedere come le Piccole Suore sappiano governare centinaia di vecchiette e di vecchietti che da loro tutto attendono come bambini. E pelle infermerie? Piene di forza e di grazia insieme, la Piccola.Suora aiuta i poveri,infermi a rivoltarsi nel letto; cinque o sei volte al gicírno muta la biancheria al paralitico, colle sue candide e delicate mani, procede a difficili medicazioni, senza che il suo viso sveli la minima impressione di ribrezzo. Ma ieri, giorno di S. Giuseppe, era giorno di grande letizia nel grande ospizio di via Orti, come lo-sarà stato nelle centinaia di ospizi fondati ormai prodigiosamente in tutto il mondo dalle Piccole Suore. Al tocco un gran pranzo doveva essere servito a poco meno di trecento vecchi e per l’occasione buon numero di signori, di signore e signo ine dell’alta società non mancò al convegno simpatico e truccatisi tutti da camerieri,.con tanto di candido grembialone, si organizzò un servizio spe ciale con grande soddisfazione degli ospiti che vedevano«posarsi dinanzi cibi squisiti, mentre godevano come in un cinematografo la giovinezza e la ricchezza che festeggiavano la loro vecchiezza, circondandola di gentilezze squisite, di amorevoli conforti., Alle ore 15 la festa era finita e nei refettori s’inneggiava ai benefattori con parole commoventi e con espressioni indicibili. 1..***

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candidi di neve, palazzi sontuosi e povere soffitte, boschi ove le fragole germi igliano in pieno inverno e splen didi giardini ove danzano gli aranci in fiore! • Marionette che si potrebbero dir vive, tanto naturali i loro movimenti, spontanei e pieni or di grazia, or di coraggio i loro passi! Di ripetere l’annuncio delle successive rappresentazioni (20 Marzo alle 20,39, e quelle a prezzi ridotti

di Giovedì 26 alle ore.15 e di Venerdì 27 alle ore 20.3o, a beneficio dell’Asilo Infantile dei Ciechi diretto dal Sac. Luigi Vitali e dell’Opera pia Scrofolosi) sono incaricati i Nani Tric(51,,ri che, al momento di calare il vellutato sipario, invitano i bimbi spettatori a tornare ad applaudirli nelle altre recite, ma i bimbi ciechi e gli scrofolosi poveri incaricano a lor volta i Nani Tricolori di ringraziare tutti che intervennero ed interverranno, ma specialmente una persona Nonsisapra mai che, modesta quasi quanto I’ organizzatrice gentile della festa geniale e benefica, la sig. Ada Baslini deve essere a lei tanto vicina e..... simile che spontanea si sentiva, a spettacolo finito, su centinaia di labbra la frase: a Non si saprà mai, ma la si capirà; la si ringrazierà sempre. Brava, brava davvero! I biglietti sono in vendita all’Istituto Ciechi, via Vivaio, 7.