Il buon cuore - Anno XII, n. 29 - 19 luglio 1913/Religione

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Educazione ed Istruzione Beneficenza

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Vangelo della 10a domenica dopo Pentecoste

Testo del Vangelo.

In quel tempo uno della turba disse a Gesù: Maestro, ordina a mio fratello che mi dia la mia parte dell’eredità. Ma Gesù gli rispose: O uomo, chi ha costituito me giudice ed arbitro tra voi? E disse loro: Guardatevi attentamente da ogni avarizia; imperocchè non sta la vita d’alcuno nella ridondanza dei beni che possiede. E disse una similitudine: Un uomo ricco ebbe un’abbondante raccolta nelle sue tenute; e andava discorrendo dentro di sè: Che farò ora che non ho dove ritirare la mia raccolta? E disse: Farò così: Demolirò i miei granai e ne fabbricherò dei più grandi; e vi adunerò tutti i miei beni, e dirò all’anima mia: O anima, tu hai messo da parte dei’ beni per moltissimi anni. Stolto, isì questa notte è ridomandata a te l’anima tua; e quello che hai messo da parte, di chi sarà? Così avviene di chi tesoreggia per se stesso, e non è ricco per Iddio. S. LUCA, cap.

12.

Pensieri. Viene proposta a Gesù una quistione di giustizia. E’ in contestazione una eredità, e Gesù è chiamato a giudicare a chi e quanto spetti a ciascuno dei due fratelli di una certa porzione di beni materiali. Il popolo ebreo aveva i suoi giudici naturali, nè so spiegarmi come questi abbia voluto incaricare Gesù di questa faccenda. Gesù è contrariato di doversi occupare di simili quistioni, meno importanti: lo dimostra la sua risposta di meraviglia con cui si chiede chi ne l’abbia incaricato a far da giudice o da divisore fra i fratelli. Ma Gesù che rifiuta una missione, che non gli spetta, Gesù prende occasione per anatemizzare ogni forma e specie di avarizia, ed a mezzo di ciò prende occasione per riformare il concetto del mondo sul modo di valorizzare il materiale. ed il morale, o meglio la vita stessa nelle sue manifestazioni varie e diverse. Giacche la vita ha un diverso e talvolta contrario valore nell’estimazione degli uomini. Nel concetto materialistico la vita è il piacere: logico adunque ogni libertà di senso, ogni abuso di ciò che a rendere lieta e più spensierata la vita concorre: altri in un nero pessimo, concepisce e valorizza la vita come un peso da togliersi dalle spalle ogni volta ci aggravi: altri la sente un complesso, una somma di responsabilità, e doveri da risolvere e compiere. Così nel Vangelo:,per quell’infelice la vita ha valore in quanto è confortata dal possesso di beni materiali; per questi si preoccupa, questo egli difende accanitamente, e dalla risposta di Cristo, che gli

dice non essere la vita nell’abbondanza dei beni, possiamo arguire come quello fosse anche preparato colla violenza e peggio a difendere — in questa maggior abbondanza di beni — la propria vita. Gesù si sdegna di un concetto così gfetto ed egoistico, e narra la sopraccennata parabola, dove ognuno può leggere assai chiaro il concetto di Cristo sul valore della vita umana.

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Nella vita noi abbiamo due valori, valori d’indole assai diversa. Primamente un valore materiale, sensibilé, quale ad esempio possono essere la salute fisica, la robustezza, ia sanità, le stesse ricchezze che ci offrono comodo e piacere. Altro sono valori morali, quali ad esempio l’intelligenza, la volontà, la bontà, la virtù, valori eccezionali, valori nascosti, ma valori attivi come la scienza, come un’atto di amore, un atto di carità, di sacrificio. Noi non siamo nè possiamo dividerci. Se l’uomo dà un maggior peso al valore fisico abbiamo l’uomoanimale; l’uomo perfetto è colui che apprezza giustamente e con equo criterio e dà la preferenza alla parte morale. Ad un ricco sano e sfaccendato, preferisco la scienza di un rachitico: ad un coperto d’oro lo studioso che strappa un segreto alla natura, al propotente il nobile sacrificio, che il generoso compie per la patria sul campo dell’onore. Ad un uomo che agisce — pur bene — nel puro ordine• naturale è preferibile chi le più sane e forti energie morali soprannaturalizza nell’ordine superiore e divino. La vita qui sta: nel valutare ed apprezzare e porre a frutto tutte le energie morali e materiali.

E dei beni? Niuno li condanna anche perchè tutti li amano e desiderano, chè sono aiuto formidabile ed agevolano con più speditezza la consecuzione del fine dell’uomo, la propria perfezione morale, ma sono da proscriversi e condannarsi, quando essi dagli uomini sono stimati ed apprezzati quali fini, non quale mezzo per arrivare allo scopo. In questo sta il disordine e l’immoralità: nel rovesciare l’ordine delle cose stabilito da Dio: in questo sta ancora la ragione per cui Dio richiama e condanna il ricco signore della parabola. Come naturale e logica ci fluisce-dalla penna una amara parola contro i ricchi ed i poveri d’oggi. Paganizzato il concetto della vita, divinizzato il piacere, esaltato all’ebbrezza il valore dell’oro a scapito del sacrificio, del valore morale, ecco le plebi agitarsi — mare% immenso turbine, minaccioso — agitarsi in nome d’un miglioramento non morale, nia d’una più larga partecipazione ai beni materiali. Formidabile cozzo, urto immenso fra due egoismi ugualmente dannabili sostenuti dall’odio il più livido e feroce... Con orrore tremando attendiamo un di [p. 229 modifica]mani, che ormai gravita e minaccia mentre titanici sforzi tentano allontanarlo... Invano! Detronizzato il Dio che apprezzava il valor morale, le plebi adorano un Dio d’oro e fango: educatele coll’esempio, ammansatele coll’amore, simpatizzatele colla virtù..., solo allora riporteranno buone, sante, feconde geneB. R. ratrici d’amore, e sacrificii.

ITALICA GENS

Il Segretariato Centrale di Buenos Ayres nell’anno 1912.

E’ terminato adesso il primo anno dalla fondazione di questo Segretariato: esponiamo qui succintamente che cosa da esso si è fatto in questo primo periodo per iniziare il suo lavoro nella Repubblica Argentina. Una delle prime cure fu quella di aumentare il numero dei corrispondenti: si ebbero infatti in questo tempo nuove adesioni a costituire segretariati od uffici di corrispondenza, per parte dei parroci italiani di Rojo in provincia di Cordova, di Chajary ed Urdinarrain in provincia di Entre Rios, di Ulapes in provincia di Rioja, di Calchaqui, Canales, Clusellas, Presidente Roca, San Martin de las Escoabs, Villa Gobernado Galvez, Salto Grande, e Santa Clara de Buena vista in, provincia di Santa Fè, di Simoca in provincia di TuCuman. Si sta adesso cercando di aumentare specialmente il numero degli uffici di corrispondenza situati nelle regioni non ancora sfruttate, donde si possono avere, con più facilità che nelle provincie ormai densamente popolate, elementi per studiare ’ed indicare ai nostri emigranti opportunità di lavoro. Frattanto questo nostro ufficio, in corrispondenza coi suddetti Segretariati e con tutti gli aderenti all’Italica Gens in Italia ed altrove, ha spiegato anche localmente l’opera di immediata assistenza ai nostri immigrati, propria di tutti i segretariati. Esaminando i nostri registri si può constatare che va ogni mese aumentando considerevolmente il numero delle pratiche eseguite: esse sommano complessivamente nel 1912 ad oltre 2000 e consistettero principalmente in collocamento di immigranti al lavoro, in ricerche di immigrati, di atti e documenti importanti, in assistenza legale prestata, ecc., senza tener calcolo di quelle numerosissime di minor conto, come indicazioni fornite, e divulgate in vari modi, ed altre consimili prestazioni. Ciò si riferisce naturalmente all’opera di assistenza spiegata direttamente da questo singolo ufficio: più tardi daremo le cifre ben più notevoli del lavoro di assistenza complessivamente fatto dai nostri 8o corrispondenti in questa Repubblica. Vogliamo qui notare che nello esplicare questo lavoro pratico di assistenza, abbiamo dovuto consta

tare che il collocamento a lavoro nell’anno decorso è stato in questa Repubblica assai difficile, specialmente in Buenos Aires e nelle città maggiori, a causa principalmente della scarsità di lavoro in confronto all’offerta delle braccia. Se riuscimmo a collocare in Buenos Aires circa il 75 % di coloro che a noi si rivolsero, ciò abbiamo ottenuto faticosamente per mezzo delle nostre conoscenze di impresari e di aziende. Riguardo al collocamento al lavoro osserviamo pure che le persone che cercano lavoro non manuale, ma un vero impiego, assai difficilmente trovano da sistemarsi, sia perchè per lo più esse sono ignare della lingua, sia perchè i nativi del paeSe sono generalmente preferiti. I lavoratori che più facilmente trovano occupazione sono coloro che hanno un mestiere ben determinato, come falegnami, fabbri, ecc., peraltro anche a costoro è consigliabile venire muniti di certificati rilasciati dalle aziende presso cui hanno servito, poichè molte delle imprese più importanti di qui fanno difficoltà e spesso si rifiutano di accettare operai che ne siano sprovvisti. In quanto alla occupazione dei lavoratori agricoli, che giungono a questo paese, argomento sul quale abbiamo fatto studi particolari, potemmo nel decorso anno constatare che l’impiego dei medesimi, soli ed in famiglie, come salariati, ed anche come mezzadri, non è difficile, ma le condizioni loro sono attualmente veramente poco buone (i): incontra invece grave difficoltà l’avviamento dei lavoratori medesimi a luoghi di colonizzazione che offrano loro prospettive di buoni affari e possibilità di conseguire in futuro la proprietà della terra: nonostante le grandi estensioni di terreni ancora incolti ciò è, si può dire, impossibile in linea di massima per gli emigranti che non dispongono di capitale, a causa degli alti prezzi di tutte le terre anche le più lontane, adatte all’agricoltura.

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Particolare oggetto di studio fu per questo Segretariato il problema della scuola italiana. Più volte sul nostro bollettino furono esposte le condizioni assai tristi della scuola italiana in Argentina: ed ora, se si toglie un lieve miglioramento constatatosi quest’anno in virtù delle Federazioni fra le scuole italiane ottenutesi nella città di Buenos Aires e Rosario di Santà Fè, principalmente per opera dei RR. Consoli, in tutto il resto del paese nessun progresso reale può constatarsi. Ciò’ come altra volta fu detto, è dovuto in parte agli ostacoli che il Governo locale pone all’insegnamento delle lingue straniere ed in particolare dell’italiano, ma altresì alla trascuranza dei nostri emigrati, poichè, se pure nell’anno decorso, per effetto della nostra guerra vittoriosa e di altri fatti che ma_— —

(a) Vedasi la nostra relazione sulle attuali condizioni del lavoro agricolo in Argentina a pag. 122. [p. 230 modifica]nifestarono al mondo la forza del nostro paese, si ebbe a notare in tutte queste colonie un vero risveglio del sentimento nazionale, questo purtroppo non si concretò in quelle istituzioni, come le scuole, che sarebbero le basi essenziali della conservazione nazionale, cioè del vero e bene inteso amor di patria quaggiù. Infatti è purtroppo scarsissima la percentuale dei figli di italiani che studiano o che parlano l’italiano, perchè tale è la percentuale dei genitori che si curano di farlo loro apprendere. In quest’anno noi abbiamo studiato a lungo la questione, specialmente per le campagne: a tale scopo facemmo nei mesi scorsi un viaggio nèlla provincia di -Santa Fè, così popolata di italiani, visitandone numerosi centri. Discutendo il problema coi parroci aderenti all’Italica Gens li trovammo, in massima parte, sia detto a loro lode, animati di zelo e propensi a lavorare per la diffusione dell’insegnamento della lingua per mezzo delle scuole parrocchiali; ciò nonostante le forti difficoltà di vario genere, che essi debbono incontrare, fra cui una delle più importanti è quella finanziaria, impediscono loro di sviluppare in questo campo un’azione sollecita ed intensa; frattanto in vari aiuti necessarii, si tradurranno presto in atto; ed in qualche colonia, sia pure con sistema ridotto, l’insegnamento ebbe inizio. Questo è per noi un obbietto di massima importanza; e vogliamo augurarci chi i piccoli fuochi di ’azione nazionale, che questo Segretariato è riuscito ad accendere, possano presto divampare in fiamma rigogliosa: sarebbe questo il frutto migliore che dal lavoro in questo primo periodo compiuto ci sia dato sperare. Il direttore: Avv. COSTANTINO PROVERA.

Il nostro Segretariato di Napoli nel 1912. Il lavoro del Segretario dell’Italica Gens al porto di Napoli, nell’anno decorso, che era il secondo della sua esistenza, ha avuto quel normale sviluppo che ci ripromettevamo. Tale incremento nella sua attività va verificandosi a mano a mano che la istituzione è conosciuta in Italia e specialmente nelle regioni meridionali, da cui muovono la maggior parte degli emigranti che si concentrano a Napoli per imbarcarsi pel Nord America. Le pratiche esaurite nell’anno scorso da quell’ufficio ’ammontano complessivamente a diverse migliaia: esse consistettero in assistenza di vario genere prestata agli emigranti presso quel porto: furono aiuti per l’imbarco, assistenza prestata dalle Suore alle donne durante la visita medica, consigli dati in situazioni difficili, lettere e telegrammi inviati per conto di emigranti. Moltissimi poi furono i casi nei quali ad emigranti che andavano in America alla ventura, senza cono scenza di luoghi nè di persone, si dette l’indirizzo dei nostri Segretariati, avviandosi in tal modo per mezzo dell’ufficio di Napoli, quell’opera di collegamento fra i Segretariati d’Italia e di America che, abbiamo fiducia, contribuirà efficacemente, col tempo, ad una più opportuna distribuzione della nostra emigrazione. Oltre questa azione comune ai Segretariati presso i porti, che per opera di quell’ufficio si svolse, sia nel recapito che esso ha nell’Ospizio governativo degli emigranti in quella città, sia anche a bordo dei piroscafi, di particolare importanza stata l’opera spiegata dal Ricovero per le donne ed i fanciulli emigranti, annesso al Segretariato; di ciò va lode specialmente alle benemerite Figlie di Maria Ausiliatrice che con zelo ed abilità lo dirigono. Come è noto, in quel ricovero sono accolte donne e fanciulli che essendo stati alla visita medica, a causa di qualche infermità che impedisce loro l’ingresso negli Stati Uniti del Nord America, sono costrette o a curarsi o a far ritorno al proprio paese. Frequenti. sono i casi di famiglie che debbono per tali motivi forzatamente dividersi, partendo alcuni dei membri,’ altri dovendo trattenersi; ne nascono situazioni imbarazzanti e compassionevoli che obbligherebbero tante famiglie sovente povere, a consumare gli ultimi soldi che erano forse destinati alle prime urgenti spese da farsi in America, ed a lasciare le loro donne od i bambini inesperti, fra le più dure incertezze. In tali occasioni presta il suo aiuto il Ricovero delGens: nell’anno passato furono ospitale oltre 600 persone, le quali vi ebbero, il vitto e l’all’oggio, anche l’assistenza medica e cure attente in ogni loro difficoltà: molte vi si trattennero vario tempo sia per farvisi curare fin che fossero in grado di imbarcarsi, sia per attendere di aver potuto combinare come sistemarsi facendo ritorno al proprio paese. Così va allargandosi ed intensificandosi anche l’azione di quel Segretariato, e tutto ci dà fiducia a sperare che la sua funzione andrà acquistando sempre maggiore importanza nell’organismo della Federazione.

Tre esistenze preziose sono scomparse dalla faccia della terra. Pietro Carmine, che fu ministro, vice-presidente della Camera ed occupò tante altre cariche, spargendo ovunque i tesori della sua mente con una rettitudine non comune.

Il Conte Lorenzo Sormani Andreani Verri, che, pur attraverso a grandi sofferenze, fu amante del bello e del buono e passò facendo a tutti del bene. [p. 231 modifica]Mons. Bernardino Nogara, anima candida, consolazione dei tribolati, modello di pietà sacerdotale e cittadino da tutti amato e stimato.

ALLA MEMORIA di Monsignor

gno lo sguardo ai cari bambini dell’Asilo Merini, perchè, facendo tesoro dei suoi insegnamenti, abbiano a crescere e mantenersi buoni e virtuosi. D.r Federico Legnani Delegato dell’Asilo G. B. Merini.

D. BERNARDINO MARA Pubblichiamo di buon grado il seguente affettuoso discorso che l’egregio dott. Federico Legnani, per circostanze impreviste, non potè pronunciare. Deplorando vivamente la morte dell’Illustrissimo e Reverendiss. Monsignore D. Bernardino Nogara, da un decennio Ispettore benemerito dell’Asilo di Carità per l’Infanzia Giovanni Bernardo Merini, già di S. Francesco da Paola, a nome dei bambini che l’avevano caro quale Angelo Protettore, depongo sulla lacrimata di lui salma il fiore della riconoscenza, e dell’affetto che mi legava per una comunanza di sentimenti. Monsignore N-ogara fu il Sacerdote del buon cuore, del cuor grande. Nella Parrocchia di S. Francesco da Paola, nella Congregazione di Carità, spiegò la sua attività per fare il bene con generosità, animato dallo spirito di carità, di sacrifizio, d’abnegazione pel vantaggio spirituale delle anime, l’ardente suo zelo, per rimediare e lenire tanti dolori, nell’assistere i bisognosi e sventurati. Lo ricordano e lo ricorderanno sempre con animo grato, i poveri di quella Parrocchia, da lui soccorsi con una liberalità e prodigalità che non aveva limiti, a chiunque a lui ricorreva per avere aiuto e sussidio; fu sua guida costante il precetto evangelico della Carità in Cristo. Amantissimo della Parrocchia di S. Francesco da Paola, la volle associare, con benevolo pensiero, ad un’altra opera di carità, col fare il bene anche all’Asilo per l’Infanzia che portava il nome del Santo. E nell’anno 1904 accettava l’Ufficio di Ispettore, e quale Padre desiderato dai bambini, veniva accolto dal Personale onorario ed educatìvo con dimostrazioni di giubilo, di riverenza e stima per l’onore di averlo partecipe alla santa opera della custodia ed educazione della povera -Infanzia. E nelle visite sempre-carissime che soleva fare all’Asilo, il buon Monsignore, colle sue parole dettate dal cuore, con una tenerezza tutta paterna, dava savi avvertimenti ai bambini, a quelli specialmente che, pel compimento degli anni sei, dovevano essere dimessi, raccomandando loro l’esercizio dellavirtù, del dovere, dell’obbedienza, per essere fedeli osservatori della legge divina, probi ed onesti cittadini, di decoro ed onore alla Patrià. Sia sempre benedetta e ricordata la memoria di Monsignore Bernardino Nogara, che passò la sua santa vita beneficando, e dalla Patria celeste ove è chiamato per ricevere il premio delle sue virtù, delle sue opere buone e caritatevoli, vigili e rivolga beni Per up opuscolo della scrittrice MADDALENA-CRAVENNA-BRIGOLA L’egregia scrittrice signora Maddalena Cravenna Brigola, avendo umiliato al Santo Padre il suo pregiato opuscolo «La mia debole nota nel poderoso concerto Costantiniano», ebbe l’onore di ricevere in questi giorni la seguente preziosa lettera: a Vaticano 8 luglio 1913. a Egregia Signora Cravenna, «’ Secondo il desiderio espressomi con la pregiata sua del 3 corrente, ho presentato al Santo Padre il di Lei opuscolo a Lui dedicato. Sua Santità, accogliendolo con paterna compiacenza, degnavasi affidarmi l’incarico di annunziarle i suoi rallegramenti, mentre Le impartiva ben di cuore l’Apostolica Benedizione. Porgendole per mio conto i ben dovuti ringraziamenti per l’esemplare a me gentilmente favorito, mi professo con distinta considerazione a Di Lei Devotissimo servo Giovanni Bressan. Il lavoro dell’esimia scrittrice, tanto benemerita nel campo dell’arringo cattolico, fu apprezzato anche dall’egregio Sindaco di Milano, nob. E. Greppi, il quale inviò all’autrice la seguente graziosa letterina: 9 luglio 1913. Sono assai sensibile al cortese pensiero da Lei avuto coll’offrirmi una copia del Volume contenente le due Conferenze da Lei tenute, e gliene porgo i più vivi ringraziamenti. Apprezzo grandemente l’opera da Lei proseguita con elevato sentire e con profonda coltura, e ne esprimo lode sincera».