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228 IL BUON CUORE


Religione


Vangelo della 10a domenica dopo Pentecoste

Testo del Vangelo.

In quel tempo uno della turba disse a Gesù: Maestro, ordina a mio fratello che mi dia la mia parte dell’eredità. Ma Gesù gli rispose: O uomo, chi ha costituito me giudice ed arbitro tra voi? E disse loro: Guardatevi attentamente da ogni avarizia; imperocchè non sta la vita d’alcuno nella ridondanza dei beni che possiede. E disse una similitudine: Un uomo ricco ebbe un’abbondante raccolta nelle sue tenute; e andava discorrendo dentro di sè: Che farò ora che non ho dove ritirare la mia raccolta? E disse: Farò così: Demolirò i miei granai e ne fabbricherò dei più grandi; e vi adunerò tutti i miei beni, e dirò all’anima mia: O anima, tu hai messo da parte dei’ beni per moltissimi anni. Stolto, isì questa notte è ridomandata a te l’anima tua; e quello che hai messo da parte, di chi sarà? Così avviene di chi tesoreggia per se stesso, e non è ricco per Iddio. S. LUCA, cap.

12.

Pensieri. Viene proposta a Gesù una quistione di giustizia. E’ in contestazione una eredità, e Gesù è chiamato a giudicare a chi e quanto spetti a ciascuno dei due fratelli di una certa porzione di beni materiali. Il popolo ebreo aveva i suoi giudici naturali, nè so spiegarmi come questi abbia voluto incaricare Gesù di questa faccenda. Gesù è contrariato di doversi occupare di simili quistioni, meno importanti: lo dimostra la sua risposta di meraviglia con cui si chiede chi ne l’abbia incaricato a far da giudice o da divisore fra i fratelli. Ma Gesù che rifiuta una missione, che non gli spetta, Gesù prende occasione per anatemizzare ogni forma e specie di avarizia, ed a mezzo di ciò prende occasione per riformare il concetto del mondo sul modo di valorizzare il materiale. ed il morale, o meglio la vita stessa nelle sue manifestazioni varie e diverse. Giacche la vita ha un diverso e talvolta contrario valore nell’estimazione degli uomini. Nel concetto materialistico la vita è il piacere: logico adunque ogni libertà di senso, ogni abuso di ciò che a rendere lieta e più spensierata la vita concorre: altri in un nero pessimo, concepisce e valorizza la vita come un peso da togliersi dalle spalle ogni volta ci aggravi: altri la sente un complesso, una somma di responsabilità, e doveri da risolvere e compiere. Così nel Vangelo:,per quell’infelice la vita ha valore in quanto è confortata dal possesso di beni materiali; per questi si preoccupa, questo egli difende accanitamente, e dalla risposta di Cristo, che gli

dice non essere la vita nell’abbondanza dei beni, possiamo arguire come quello fosse anche preparato colla violenza e peggio a difendere — in questa maggior abbondanza di beni — la propria vita. Gesù si sdegna di un concetto così gfetto ed egoistico, e narra la sopraccennata parabola, dove ognuno può leggere assai chiaro il concetto di Cristo sul valore della vita umana.

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Nella vita noi abbiamo due valori, valori d’indole assai diversa. Primamente un valore materiale, sensibilé, quale ad esempio possono essere la salute fisica, la robustezza, ia sanità, le stesse ricchezze che ci offrono comodo e piacere. Altro sono valori morali, quali ad esempio l’intelligenza, la volontà, la bontà, la virtù, valori eccezionali, valori nascosti, ma valori attivi come la scienza, come un’atto di amore, un atto di carità, di sacrificio. Noi non siamo nè possiamo dividerci. Se l’uomo dà un maggior peso al valore fisico abbiamo l’uomoanimale; l’uomo perfetto è colui che apprezza giustamente e con equo criterio e dà la preferenza alla parte morale. Ad un ricco sano e sfaccendato, preferisco la scienza di un rachitico: ad un coperto d’oro lo studioso che strappa un segreto alla natura, al propotente il nobile sacrificio, che il generoso compie per la patria sul campo dell’onore. Ad un uomo che agisce — pur bene — nel puro ordine• naturale è preferibile chi le più sane e forti energie morali soprannaturalizza nell’ordine superiore e divino. La vita qui sta: nel valutare ed apprezzare e porre a frutto tutte le energie morali e materiali.

E dei beni? Niuno li condanna anche perchè tutti li amano e desiderano, chè sono aiuto formidabile ed agevolano con più speditezza la consecuzione del fine dell’uomo, la propria perfezione morale, ma sono da proscriversi e condannarsi, quando essi dagli uomini sono stimati ed apprezzati quali fini, non quale mezzo per arrivare allo scopo. In questo sta il disordine e l’immoralità: nel rovesciare l’ordine delle cose stabilito da Dio: in questo sta ancora la ragione per cui Dio richiama e condanna il ricco signore della parabola. Come naturale e logica ci fluisce-dalla penna una amara parola contro i ricchi ed i poveri d’oggi. Paganizzato il concetto della vita, divinizzato il piacere, esaltato all’ebbrezza il valore dell’oro a scapito del sacrificio, del valore morale, ecco le plebi agitarsi — mare% immenso turbine, minaccioso — agitarsi in nome d’un miglioramento non morale, nia d’una più larga partecipazione ai beni materiali. Formidabile cozzo, urto immenso fra due egoismi ugualmente dannabili sostenuti dall’odio il più livido e feroce... Con orrore tremando attendiamo un di