Il Tesoro (Latini)/Libro I/Capitolo XV

Capitolo XV. Degli uffici e dei nomi dell’anima e del corpo

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Brunetto Latini - Il Tesoro (XIII secolo)
Traduzione dalla lingua d'oïl di Bono Giamboni (XIII secolo)
Capitolo XV. Degli uffici e dei nomi dell’anima e del corpo
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Capitolo XV.


Degli uffici e de’ nomi dell’anima e del corpo1.


Noi avanziamo gli altri animali, non per forza, nè per senso, ma per ragione. E la ragione è nell’anima; ma2 senso e forza sono nel corpo. Ed alle corporali cose basta bene lo senso della carne; [p. 47 modifica]ma3 alle coso non corporali è mestiere la ragione dell’anima.

E sappiate che ragione è nell’anima, e l’anima ha4 molti offici, e per ciascun officio è appellata per tal nome come a quello ufficio s’appartiene. Che in5 ciò ch’ella dà vita al corpo dell’uomo, e appellata anima. Per ciò che ha6 volontà d’alcuna cosa, si è appellata coraggio. E per ciò che ella giudica drittamente, ella è appellata ragione. E per ciò ch’ella spira, ella è appellata spirito7. E per ciò ch’ella sente, ella è appellata senso. Ma per ciò ch’ella ha sapienza, si è appellata intendimento. E al vero dire l’intendimento è la più alta parte dell’anima, che per lui noi avemo ragione e conoscimento, e per lui l’uomo è [p. 48 modifica]appellato imagine di Dio. Ragione è un movimento dell’anima, che assottiglia la veduta dello intendimento, e sceglie il vero dal falso.

Ma il corpo ha cinque altri sensi, cioè vedere, udire, odorare, gustare, e toccare. E sì come l’uno avanza l’altro e ha orranza di stallo8; così avanza l’uno l’altro per virtude. Chè odorare sormonta il gustare e di luogo e di virtude, ch’egli è più in alto e opera sua virtù più dalla lunga. Altresì udire sormonta l’odorare, chè noi udiamo più dalla lunga che non odoriamo. Ma lo vedere sormonta tutti gli altri di luogo e di virtude. Ma tutte queste cose sormonta l’anima, la quale è assisa nella mastra9 fortezza del capo, e sì guarda per suo intendimento10 ciò che il suo corpo non tocca, e che non viene infino agli altri sensi del corpo.

Per ciò dicono li savi, che ’l capo, ch’è magione dell’anima, ha tre celle, una dinnanzi per imprendere11, l’altra nel mezzo per conoscere, e la [p. 49 modifica]terza drieto por memoria. Per ciò sono molte cose nella intenzione dell’uomo, che non le potrebbe dire lingua. E questa è la ragione perchè li fanciulli sono innocenti del fare, e non del pensare. Per ciò che non hanno potere di compire il movimento del suo coraggio; e così hanno essi fralezza per etade, ma non per intenzione.


  1. Il t Des offices, et Des nons de l’ame, et don cors. La stampa leggeva dell’ufficio, e posponeva l’anima al corpo.
  2. Il sens, erroneamente tradotto seno, in luogo di senno, nel capitolo I, qui erroneamente e tradotto senno in luogo di senso, come è chiaro dal contesto.
  3. Ma alle cose non corporali è mestiere la ragione dell’anima manca al t.
  4. Leggevano le stampe e l’anima per molti offici è appellata per tal nome. Corretto col t et l’ame a maint office. Et por chascun office est apelléc etc. Concorda colla correzione il ms. Bergamasco.
  5. In ciò ch’ella dà vita al corpo dell’nomo è appellata anima. Aggiunto col t en ce que eie done vie au cors de l’ome, est apelée ame. Concorda il ms. Bergamasco.
  6. Che è corretto che ha, col t que ele a.
  7. E per ciò che ella spira, ella è appellata spirito. Manca al t. Forse questa aggiunta qualunque ne sia stata la cagione, tien luogo dell’ommissione poco sopra notata alla nota 3.
  8. E ha orranza di stallo: il t avance l’autre pur honorableté de son estage.
  9. La mastra fortezza. Il t la maistre forteresce. Così anche al cap. XXXII, ed altrove.
  10. La lezione della stampa senza ch’ella il corpo non tocca, non ha senso. Corressi col t neis ce que son cors ne touche.
  11. Imprendere per apprendere, come altrove. Il t aprendre.