Il Tesoro (Latini)/Libro I/Capitolo XVI

Capitolo XVI. Della memoria e della ragione

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Brunetto Latini - Il Tesoro (XIII secolo)
Traduzione dalla lingua d'oïl di Bono Giamboni (XIII secolo)
Capitolo XVI. Della memoria e della ragione
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Capitolo XVI.


Della memoria e della ragione.


Memoria è tesoriera di tutte cose, e guardatrice di tutto quello che l’uomo truova novellamente per sottigliezza d’ingegno1, o che l’uomo imprenda d’altrui. Chè tutto ciò che noi sappiamo si è per queste due maniere, o che noi troviamo di novello, o che ci sia insegnato.

La memoria è sì tenente, che se alcuna cosa si leva dinnanzi del corpo, ella serra in sè la similitudine di quella cotal cosa2. Ma della [p. 50 modifica]beatitudine non si3 sovviene ella per imagine, come delle altre cose, ma per sè medesimo4: se non fosse per sè medesimo5, ella si dimenticarebbe.

La memoria è comune agli uomini e6 agli altri animali, ma intendimento di ragione non è in niuno altro animale che nell’uomo; che in tutti gli altri animali è un pensiero pe’ sensi del corpo, non per intendimento di ragione7. Per ciò fece Domenedio l’uomo in tal maniera, che la sua veduta isguardi tuttavia in alto, per [p. 51 modifica]significanza della sua nobiltade. Ma gli altri animali fece egli tutti chinati inverso la terra, per mostrare bassanza di lor condizione8, che non fanno altrochè seguire la loro volontà senza niuno sguardo di ragione.



Note

  1. Per sottigliezza d’ingegno. Il t ha solo par engin.
  2. Bono ha migliorato il t elle laissera en la memoire la semblance de soi. Nel periodo del t prima la memoria è soggetto, e poi è soggetto cosa.
  3. L’errata lezione ma della beatitudine si sovviene ella per imagine, e d’altre cose per sè medesima, è corretta col t mais de la beatitude ne se sovient par ymage comme des antres choses, mais per li (alias lui) mesmes. Brunetto ripete poi la dottrina di Aristotile, nel libro VI cap. LIV. Così insegna Aristotile, secondo la traduzione del Segni, lib. VI. Cap. VIII. Leggono così anche i migliori codici. La correzione è del Sorio.
  4. Il t di più autressi comme de leesce.
  5. Per sè medesimo, cioè per sè medesima, al modo del neutro dei latini persemelipsum; in francese par soi même. Nota del Nannucci.
  6. Il t et us bestes, et as autres animaus. Bono ommise le bestie.
  7. Il t en touz autres animaus est une pensée par les sens dou cors, non mie par intendement de raison. La lezione delle stampe tutti gli altri animali sono quasi una consa e’ sensi del corpo, ma non hanno nulla per intendimento di ragione, manca di senso. Il ms. Berg. concorda col t.
  8. Il t l’abaissance de lor condition. Corressi la errata stampa podere di sua condizione. Abaissance è contrapposto a noblesse. La sentenza è di Cicerone: Quum coeteros animantes, abiecisset (baissance) ad pastum, solum hominem, erexit, et ad coeli, quasi cognationis domiciliique pristini conspectum excitavit (I De legibus). Il Sorio suggerisce viltà, senza autorità di manoscritto. Preferii bassanza, perchè traduce letteralmente il t, ed è il vocabolo usato da Brunetto nel Tesoretto cap. XVI, ove ripete la medesima sentenza.