Il Tesoro (Latini)/Illustrazioni al Libro II/Capitolo XXIX
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Traduzione dalla lingua d'oïl di Bono Giamboni (XIII secolo)
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Capitolo XXIX.
Manfredi è dipinto colle tinte più nere dal guelfo Brunetto, che fu da esso esigliato. È trattato meglio da Bono, che per amore di esso vien meno al debito di fedele traduttore. Dall’Allighieri è registrato nel Purgatorio, al canto terzo, con versi di Paradiso. Da tutte le circostanze storiche più sfavorevoli, il divino poeta sa trarre partito a crearne un personaggio de’ più interessanti.
Orribil furon li peccati miei,
deplora Manfredi medesimo: morì scomunicato: fu sepolto a lume spento: ma confessa le sue colpe con tanta generosità, li suoi infortunii con tanto affetto, e si raccomanda alle preghiere dei viventi con tanta pietà, che bisogna commuoversi fino alle lagrime. Se il maestro Brunetto avesse letto questo canto del suo discepolo, avrebbe pianto anch’egli, e commiserando in Manfredi lo sventurato, avrebbe dimenticato il nemico
Ancora sul Capitolo XXIX.
In alcuni codici francesi ritroviamo parecchie aggiunte alla storia narrata in questo secondo libro del Tesoro, dettate secondo il sentimento dei ghibellini. Il Chabaille, il Perrin, ed il Fauriel suppongono, che Brunetto dopo del suo ritorno alla patria co’ suoi guelfi, possa aver fatta una nuova edizione del suo Tesoro, aggiungendovi questi capitoli, che dovevano essere grati ai ghibellini vittoriosi. Il Chabaille non li sequestra fra le aggiunte spurie, nell’appendice; sibbene gli inserisce nel Testo, come dettatura d’incontrastabile autenticità del Latini.
In alcuni mss. italiani (cioè in quelli che il Mussafia registrò nella seconda famiglia, come altrove esponemmo), trovansi queste aggiunte, ma variamente compendiate, ampliate, più o meno rimaneggiate. Alcune conducono il racconto storico molto più innanzi di quello che Brunetto nel Tesoro facesse. Alcune poi narrano gli avvenimenti in senso affatto ghibellino, cotalchè il Tesoro sembra il campo aperto, nel quale ogni menante a suo libito seminare e piantare potesse.
È meritevole di peculiare osservazione la giunta storica del Laur. 23, per quanto riguarda la storia antica sacra e profana. Dove il t ha una linea, quel ms. ha un capitolo, in ispecie nella storia romana, ed in quella dei biblici patriarchi.
Questa giunta storica del ms. Visiani, fu pubblicata nel Brano di storia italiana tratto da un codice scritto nel buon secolo della lingua (Padova, 1859).
Nel 1858 fu stampato a Lucca da Leone del Prete un Fioretto di croniche degli imperatori, il quale si legge in alcuni codici di Firenze, ed è molto somigliante alla giunta storica del Tesoro, della quale parliamo. Questo Fioretto fa più incerti i giudici intorno all’origine, potendone essere la sorgente, ed anche un compendio.
Il Mussafia nel citato suo Studio del Tesoro, confronta le varie lezioni della giunta, per quanto spetta alla diversità del racconto, ed alle varianti.
Qui basti farne cenno, avvegnachè cotal giunta non sia nell’edizione del Volgarizzamento del Tesoro, che sul Testo e sui mss. ora si illustra e corregge.