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Purgatorio, al canto terzo, con versi di Paradiso. Da tutte le circostanze storiche più sfavorevoli, il divino poeta sa trarre partito a crearne un personaggio de’ più interessanti.


Orribil furon li peccati miei,


deplora Manfredi medesimo: morì scomunicato: fu sepolto a lume spento: ma confessa le sue colpe con tanta generosità, li suoi infortunii con tanto affetto, e si raccomanda alle preghiere dei viventi con tanta pietà, che bisogna commuoversi fino alle lagrime. Se il maestro Brunetto avesse letto questo canto del suo discepolo, avrebbe pianto anch’egli, e commiserando in Manfredi lo sventurato, avrebbe dimenticato il nemico


Ancora sul Capitolo XXIX.


In alcuni codici francesi ritroviamo parecchie aggiunte alla storia narrata in questo secondo libro del Tesoro, dettate secondo il sentimento dei ghibellini. Il Chabaille, il Perrin, ed il Fauriel suppongono, che Brunetto dopo del suo ritorno alla patria co’ suoi guelfi, possa aver fatta una nuova edizione del suo Tesoro, aggiungendovi questi capitoli, che dovevano essere grati ai ghibellini vittoriosi. Il Chabaille non li sequestra fra le aggiunte spurie, nell’appendice;