Il Novellino/Parte quinta/Novella L

Novella L - Uno cavaliere castigliano serve al Re
de Francia, la figliola del Conte de Armignaca se innamora de lui, il quale refutandola, il Re gli la fa dare per moglie

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Novella L - Uno cavaliere castigliano serve al Re
de Francia, la figliola del Conte de Armignaca se innamora de lui, il quale refutandola, il Re gli la fa dare per moglie
Parte quinta - Novella XLIX Parlamento
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NOVELLA L.

ED ULTIMA.




ARGOMENTO.


Uno cavaliere castigliano dal Conte d'Armignaca favorito serve el Re di Francia: deventa gran maestro: la figliola del Conte se ne innamora de lui, e la sua persona gli offere: el Cavaliere per propria virtù refuta l'invito: el Conte el sente, e per gratitudine gli la dà per mogliere: el Re il fa gran Signore devenire.


AL MAGNIFICO E DE VIRTUTI ACCOMPAGNATO SIGNOR BUFFILLO DE LO JUDICE NOBILISSIMO PARTENOPEO1.


ESORDIO.


Reducome a memoria, generoso e magnifico Buffillo, che tu non solo fusti principe del mio [p. 520 modifica]addormito ingegno svegliare, ma potissima cagione de farmi quasi, scrivendo, immortale tra mortali cognoscere e connumerare. Per che avendo io in questa postrema parte del mio Novellino della virtuosissima gratitudine trattato, me pare assai debita cosa che de' frutti colti dal tuo fertile giardino a te grato mostrandome, al numero de gli ingrati non possa del tutto essere ascritto. Pigliarai dunque in sì longa absentia questa mia ultima novella de virtuosi oltramontani gesti fabricata, a tale che tu che di nobilissimo Partenopeo voluntario oltramontano ti se' fatto, con alcuno ocio leggendola, te sia cagione de farte de lo da te un tempo tanto amato Masuccio alquanto recordare. Vale.


NARRAZIONE.


Cercando ultimamente tra virtuosi gesti, de prossimo me è già stato da uno nobile oltramontano per autentico recontato, che è ben tempo passato che in Toleto cita notevole de Castiglia fu un cavaliero d’antiqua e generosa famiglia chiamato misser Piero Lopes d'Aiala, il quale avendo un suo unico figliolo molto leggiadro e bello e de gran core, Aries nominato, come de giovini sole spesso avvenire, con [p. 521 modifica]altri soi compagni con non ordinato proposito introrno in una notturna zuffa, ove convenendogli menare le mani se ritrovò avere un nobilissimo giovine orlato e favorito del Re de soa mano già morto. Per el che porgendoli molto più timore l'ira del Re, che la qualità del non voluntario caso li permettesse insurgere a la sua defesa, non volendose a sì extremo de fortuna ponere, per ultimo partito già prese in altri regni andare a trovare soa ventura; e dal patre con doi cavalli e pochi famigli e quelli denari che da la pressa gli furo conceduti avere, senza saper dove s'andasse, tolse commiato, e se partì. E sentendo che nel Reame di Franza mortal guerra se faceva tra loro e gli Englesi, propose del tutto ivi se condurre per possere de soa virtù experientia fare: e nell’oste del Re de Franza gionto, come volse la soa sorte, se acconciò per omo d'arme con el Conte d’Armignaca, che parente del Re, e generale capitano de l'exercito era. El quale avuti quelli pochi denari che da la sua povera condutta gli erano toccati, con li portati insieme lo meno male che possette postose in arnese, s'incominciò sì fiero e virtuosamente adoperare così nelle folte e sanguinose battaglie come nell'espugnare di città e castella, e in ogni altra cosa che a la militare disciplina, se rechiedeva, e in maniera tale accrebbe la soa laudevole fama, che non meno a li Francesi exempio de soa virtù e prodezza donava, che agli inimici timore e continua fuga si donasse. Per la cui cagione non solo in tanta grazia del suo Capitaneo venne che un altro sè lo stimava, ma l'amore del Re in lui augmentò che de' primi onorati e favoriti di tutto el suo potentissimo esercito era da lui: [p. 522 modifica]per el che cavaliero e Menato del campo2 con grandissimo onore fattolo, e de condutta de provvisione mirabilmente cresciutogli, in tanta estimatione dal Re era tenuto che li parea che nè inimici in battaglia nè avversarie fortezze se potessero o sapessero senza el suo Ariete nè vincere nè debellare. Ed in sì fatta altura e gloria per propria virtù acquistata dimorando, avvicinato già el verno, il Re per la stagione che el richiedeva a le usate stanzie le soe genti reduce, e Lui con la maggiore parte dei soi commilitoni e cavalieri, e con il novo relevato3 a Parigi se ne venne. Dopo alcuni dì volendo fare de l’avuta vittoria alcuna demostratione d'allegrezza, mandò quivi a convocare gran parte de soi baroni che con loro donne insieme alla prestata festa ne venessero: tra' quali dei primi onorevolmente accompagnato il Conte d'Armignaca con la soa unica figlia vi venne. Ed essendo la lieta e suntuosa festa incominciata, e per molti dì con generale piacere continuata, avvenne che come la figliola del detto Conte tra le altre di senno e di bellezza la palma portava, così ne lo eleggere d'uno valoroso amante volse el suo ingegno dimostrare; e avendo viste e considerate con la gioventù e bellezza insieme le virtù e mirabile fama de l'ispano cavaliere, sì fieramente de lui s'innamorò, che qual ora el dì non lo vedìa o de lui non sentia ragionare, la notte non avria possuto senza grandissima noia e inquiete di animo trapassare. El perchè non avendo cui cautamente de tanta fiera passione se fidare, con molti [p. 523 modifica]diversi e occulti e quasi manifesti signi gli fe' intendere de lui tutta se struggere e consumare; lo che da lui, che espertissimo nelle amorose battaglie era, facilmente inteso, ancora che bella a maraviglia li paresse, nondimeno avendo negli occhi de la fronte di continuo scolpiti li ricevuti benefìcii dal signore suo patre, propose in tutto a quelli de l'amante in tutto a ciò 4 ogni e presente e futura sensualità con perpetuo esilio discacciare. E in tale virtuosa deliberatione firmatose, con mirabile arte de continuo fingea la passionata guardatura e gli altri vagheggiamenti de la innamorata donna non intendere, per el che de crudo pianto e dolore ogni dì le dava de novo cagione; e tale ora poco provisto e tale crudelissimo estimandolo, con seco medesima deliberò con più securo e curto camino farlo a le palestre d'amore voluntario venire: e presa una carta, una lettera li scrisse sì ornata e ancora de tanta passione fabricata che non che el nobile spirito de l'amato giovine, ma un cuore de marmo averia a pietà commosso, terminando el suo elegante dire in uno che o la gran5 soa violenta morte avea per ultimo supplicio già eletta; e quella serrata a un piccolo fantino suo camerero datala, li impose a chi e in quale maniera la doveva dare. El messo che di tenera età e de ingegno maturo era, estimando in quella non se possere se non cose di cattiva natura trattare, cambiato l'ordine, al Conte suo signore prestissimo se n'andò, e della lettera e ambasciata li fe' presente; dal quale presa e letta, [p. 524 modifica]e il disordinato e biasimevole appetito de soa unica figliola inteso, quanto e quale fosse el suo fiero6 simile gustato dolore, ciascuno nobile cuore de viltà e infamia inimico ne potrà dare giudicio. E intorno a sì duro partito avendo varie e diverse cose trascorse, come a la condigna punitione della scelerata figliola potesse cautamente venire: e prima che a nissuno deliberato pensiero se fosse affitto7 propose, come la malignità de quella oltra el suo credere con intollerabile dolore cognosciuta, così della virtù e finezza del bon cavaliere ultima esperienza vedere, e secondo le cose procedeano se governare; e cautamente riserrata la lettera, al caro paggio rendutala, l'impose che con l'ordine da la donna datoli a messer Ariete la portasse, dal quale recevuta risposta da lui la ritornasse. El che con diligenza fatto, fu dal cavaliero benignamente ricevuta, e di quella letto el tenore, ancora che dal primo assalto insino allora quanto di bene o di male gliene possea sequire avesse con discreta consideratione esaminato, pure con incommutabile proposito deliberò solo la virtù avere di continuo fermo per obietto; e de quella forte armato, la carta prese, e dopo che a le parti de soa littera con onestà grande ebbe acconciamente risposto, li concludea che prima ogni natura de violenta morte più presto eletta avrebbe, che l'onore del suo Signore Conte né con fatti né con pensiero offeso, o in parte alcuna maculato. Nondimeno de' pravi e naturali costumi del vile femineo sesso dubitando, non la volse del tutto esasperare, attento che quando [p. 525 modifica]tali gran maestre se vedeno da lor amanti refulate e schernite sogliono con tale rabbia fiere e mortali botte donare; ma con qualche fredda speranza, e impossibile a riuscire, la confortare: e ciò fu che se a lei dava il cuore con el suo padre medesimo, e non con altro mezzo, ottenere averlo per sposo, come che abastanza cognoscesse la disequanza di loro sorte, con il consentire con quello solo se averla il suo desiderio possuto satisfare, altramente si togliesse del tutto dal capo tale fantasia, chè a li ricevuti onori e comodi dal patre pensando, niuna soperchia bellezza nè conditione de grande stato, né quantità di tesori sariano bastevoli la sua virtù nè molto nè poco ammacchiare. E quella serrata al savio fantino datala, con non piccoli travagli e inquiete d'animo, pensieri, e timore aspettava a che loco de mala qualità dovesse riuscire. El paggio la risposta al signore gli ritorna, e da lui con sagacità intesa, non fu tanto nè sì fiero el primiero conceputo sdegno e interno dolore per lui preso, che per la sopra venuta della cognosciuta virtù da lui tanto amato cavaliero non fosse maggiore e in maniera tale e tanta forza vince8 che non solo di memorarlo9 il fè bramoso restarlo, ma dal petto ogni rigida deliberata punitione cacciargli, e verso l'amata figliuola benigno e pio clemente e liberale farlo divenire. E in tal laudevole pensiero firmatose, senza parola né con la figliola né con altri farne, rattissimo al Re [p. 526 modifica]se ne andò; e doppo che el fatto come era dal principio insino a la fine successo, con la soa nova deliberatione insieme, gli ebbe intieramente recontato, de grazia gii chiese che el parere suo col volere parimente insieme benignamente gli scoprisse. El Re che savio e prudentissimo principe era, non gli parve che la defettiva natura de femine avesse cosa alcuna nova strana adoperata; ma se maravigliò forte e quasi for de sé rimase de la gran costanza e fortezza de animo del cavaliero con tanta mirabile esperienza dimostrata, de maggiore excellenza le soe virtù e conditione estimando che per adrieto stimate avea. E dopo che insieme ebbero sopra di ciò molte e diverse cose trascorse, gii persuase e comandò che la soa ultima e laudevole deliberatione fosse senz'altro intervallo ad intiero effetto mandata: e per el cavaliero mandato, e a loro de continente venuto, e in camera tutti tre serratisi, el Re così cominciò a dire: Carissimo nostro Ariete, avendone dal principio che sotto la protetione del Conte a servire ne venisti gran parte de toa virtù corporale con tanta animosità, ordine e prudenza, e con diverse e memorevoli operationi dimostrata, non te restava altro a farte per unico al mondo intiero e perfetto cognoscere se non la fortezza occulta e sincera virtù dell’animo tuo ne dimostrare; quale avendo tu e l'una e l'altra con tanta approvata esperienza fatta intendere, oltra che in perpetuo con quanto tenemo ne hai obligati, ne pare che non solo dal dovere e da la onestà ne sia concesso, ma dalle toe immortali virtù e nella guerra e nella pace usate siamo forzati a farte guidardone tale che da presenti e da posteri sia nostra gratitudine commendata, e tu per esempio [p. 527 modifica]de virtuosi con eterna memoria celebrato. E ciò detto, dopo che quanto per la lettera de la figliola del Conte e per la soa era stato proposto e risposto, e ogni altra cosa sopra di ciò per loro intesa gli ebbe pontualmente recontata, gli disse: Come che noi con el Conte insieme abbiamo ottimamente inteso e cognosciuto che l'ultimo partito della toccata parentela che a la donna per finale risposta donasti, non da altro che da timore per non lassarla del tutto sdegnata fu causata, come colui che per la non piccola disuguaglianza di sangue che nol permettea, cognoscevi impossibile a riuscire; non di meno se la natura nobile e la fortuna ricco come lei te avesse prodotto con le altre toe degne parti accompagnato, molto maggiore donna che lei per sposa saria promessa. Dunque avendo tu negli opportuni tempi a noi gran parte della avuta vittoria e al nostro molto amato Conte tutto l'onore a un tratto donato, tra noi insieme è con decreto incommutabile firmato, per recompensa de toe tante celebrate virtù, a tutti li detti mancamenti satisfacendo, la illustre e liggiadra damizella, come lei unicamente desidera e tu per impossibile tenisti, per moglie te sia concessa. E dato fine al suo parlare, doppo che el Conte con assai ornate parole quello ebbe interamente confirmato, per tenerezza quasi lacrimando lo abbracciò e basciò, e per genero e unico figliuolo il battezzò. Il prudente cavaliere non meno ammirato che contento de tanta impensata felicità rimasto, non gli occorse altra risposta se non: Signor mio, quantunque chiaro cognosca che l'autorità de toa Maiestà grande, e la virtù del Conte mio antiquo signore e novo patre si estende a tanto che in [p. 528 modifica]maggiore stato onore e gloria reporre me potrestivo, lo cognoscimento de me stesso ave in sé tanta forza, che come el rendervi de debite grazie lo esprimere non me è concesso, così lo accettare de tanto eccelso loco non me pare che da niuna onestà o dovere me debba essere permesso: e però a la discreta consideratione de toa Maestà, e de soa Signoria se remanga, e all'uno e all'altro mancamento supplendo satisfare; e io nè dalla fortuna nè da veruna mea operatione, se non dalla benignità de toa Maiestà, non meritato ma per liberalità donato tenendo, per tuo recomperato servo e del Conte minimo servo in eterno m'appellerò. E al Re el piede baciato, di più oltra intorno a ciò parlare se restarno. El Re magnificentissimo per non porre el fatto en longo, anzi per mandarlo con celerità ad intiero compimento, comandò subito che el sequente dì al suo regale palagio suntuosa e grandissima festa fosse apparecchiata; e così fu fatto: dove raunata la gran caterva dei baroni e cavalieri, de donne assai e d'altra molta nobile gente, senza nè per la donzella nè per altri di ciò le cagione sentirse, come el Re volse, fu la lieta festa cominciata. Nel colmo de la quale fatta la figliola del Conte venire non meno de natura che de arte fatta bella, in maniera che de non altro che lei mirare dava a ciascuno cagione, doppo che da gli araldi fu messer Aries per generale capitaneo de l’esercito, e per Conte de Foes bandito e devolgato, per el contado che senza signore era rimasto, in tanto memorevole spettaculo fè la gentil damizella dal novello Conte per moglie sposare: per la cui cagione fu la raddoppiata festa continuata, e l’allegrezza de ciascuna fatta maggiore. E non dopo [p. 529 modifica]molto, saputase de tale novo accidente da varii la cagione, el Re, el Conte, la Donna, el Cavaliero furono con diverse lode ognuno da per sé e tutti insieme mirabilmente da ciascuno commendati. Fornita per molti dì la gran festa, al Conte parve tempo con li novelli sposi al suo dominio se retornare: e dal Re con suntuosi doni commiato avuto, se parterono; e a casa giunti, e da sudditi con grandissimi augurii feste e triunfi raccolti, ognuno de tale digno avvenimento se tenea oltra modo contento. Per el che el capitaneo de la pietà paterna e ossequio filiale astretto, gli parve messere Lopes suo padre a tanta altura e gloria chiamare10, e per lui onorevole compagnia mandata, e ivi con convenevole tempo condotto, quanta e quale fosse la lietezza e allegrezza d'amore e carità ripiena fra tutti tre recomenzata e fatta maggiore, ciascuno el pò considerare. I quali in tanta felicità lassando, de lo scrivere e del mio più oltra novellare del tutto me remango.


MASUCCIO.


Per esserne oggi le virtù prostrate a terra, e da li principi poco o niente appregiate, e per premio se sogliono de ingratitudine remunerarse, me pare che sentendo alcuna antiqua gratitudine recontare non solo per virtuosa ma per cosa sopra naturale pote e meritamente essere ascritta e annotata; sì come quella che per el Re di Francia e per el Conte d'Armignaca verso el bon cavaliero castigliano con li [p. 530 modifica]fruttuosi effetti dimostrata ne pò rendere aperto testimonio. Ma perchè li prestati e ricevuti beneficii sono de la seconda virtù principio, e a la gratitudine aprono e dimostrano il camino, giudico che el cominciatore deve con maggiore lode essere esaltato; poi a la discreta consideratione di chi legge e ascolta se remanga quale de le usate virtù se deve a l'altra preporre e preferire. Pur non se pò tacere che ancora che al cavaliere di sgrato11 gli fosse donata cagione, nondimeno mirabile fu la esperienza di soa fortezza e costantia dimostrata, il quale con la propria virtù vincendo sè stesso, sì alto invito refutando, al Conte suo signore tutto l'onore un tratto volse donare, come de l'uno e dell'altro è stato a bastanza parlato. Tuttavia essendo omai tempo a la mia inquietata mente dare alcun reposo per a le promesse cinquanta novelle aver dato ultimo fine, solo me resta al mio molto amato Novellino dare commiato, lo che brievemente eseguito, me sforzarò per el corso naufragio al porto l'ancore fermare, e de li silvani e senza pecore pastori imitare li costumi. Vale.

  1. Nella Istoria del Costanzo libro XX in fine trovo queste parole: «Per tante virtù di questo Principe (Duca Giovanni d'Angiò) si mossero molti Cavalieri del Regno a seguire la fortuna sua e andare con lui in Francia: tra i quali i più illustri furo il Conte Nicola di Campobasso, Giacomo Galeoto, e Roffallo del Giodice. Ma questi duoi saliro in tanta reputazione di guerra che il Galeoto fu generale del Re di Francia a la battaglia di Santo Albino dove ebbe una gran vittoria; e Roffallo in la guerra del Contado di Rossiglione fu generale del medesimo Re in quella frontiera contra il Re d'Aragona, dove fece molte onorate fazioni, e il Re li diede il titolo di Conte Castrense.» Il cognome del Giodice, l'essere voluntario oltramontano, e la dignità di Conte Castrense, o Maestro del Campo, mi fanno credere che Roffallo del Giodice, sia costui che da Masuccio è detto Buffillo. Nell'istoria del Summonte lib. V. pag. 277 parlandosi de' molti baroni che si ribellarono a Ferdinando d’Aragona e seguirono il Duca Giovanni d'Angiò sono queste altre parole «Ne la qual turba s'accoppiò anche Boffilo del Giudice Napolitano, de origine amalfitano, governatore de Benevento e de Montefuscolo per il Re, il quale volle ma non potè dar quei luoghi in poter di Giovanni.» A me pare dunque che il Roffallo del Costanzo sia 11 Boffilo del Summonte, e di Masuccio.
  2. Menato del campo. Secondo che dicesi nell'Argomento sarebbe maestro del campo.
  3. Relevato, col giovane a nuova dignità sollevato.
  4. A quelli dell'amante in tutto a ciò: è un guasto che non so restaurare.
  5. Qui certamente manca o ci è guasto.
  6. Aggiungi: e non mai.
  7. Affitto, da affiggere, fermarsi.
  8. È un luogo disperato. Io lo correggerei così: «che la sopravenuta della conosciuta virtù del da lui tanto amato cavaliere non fosse maggiore, e in maniera tale e tanta forza gli fece ec.» Quel vince potrebbe essere fince, nce fice del dial. cioè gli fece.
  9. Questo memorarlo neppure è chiaro, forse potrebbe dire di onorar lui.
  10. Bello questo chiamare il padre. Masuccio non senza arte lo nomina in principio della novella, dove pare soverchio, e qui si vede necessario.
  11. sgrato, non rispondente ad amore, nongrato. È modo napoletano.