per el che cavaliero e Menato del campo1 con grandissimo onore fattolo, e de condutta de provvisione mirabilmente cresciutogli, in tanta estimatione dal Re era tenuto che li parea che nè inimici in battaglia nè avversarie fortezze se potessero o sapessero senza el suo Ariete nè vincere nè debellare. Ed in sì fatta altura e gloria per propria virtù acquistata dimorando, avvicinato già el verno, il Re per la stagione che el richiedeva a le usate stanzie le soe genti reduce, e Lui con la maggiore parte dei soi commilitoni e cavalieri, e con il novo relevato2 a Parigi se ne venne. Dopo alcuni dì volendo fare de l’avuta vittoria alcuna demostratione d'allegrezza, mandò quivi a convocare gran parte de soi baroni che con loro donne insieme alla prestata festa ne venessero: tra' quali dei primi onorevolmente accompagnato il Conte d'Armignaca con la soa unica figlia vi venne. Ed essendo la lieta e suntuosa festa incominciata, e per molti dì con generale piacere continuata, avvenne che come la figliola del detto Conte tra le altre di senno e di bellezza la palma portava, così ne lo eleggere d'uno valoroso amante volse el suo ingegno dimostrare; e avendo viste e considerate con la gioventù e bellezza insieme le virtù e mirabile fama de l'ispano cavaliere, sì fieramente de lui s'innamorò, che qual ora el dì non lo vedìa o de lui non sentia ragionare, la notte non avria possuto senza grandissima noia e inquiete di animo trapassare. El perchè non avendo cui cautamente de tanta fiera passione se fidare, con molti
- ↑ Menato del campo. Secondo che dicesi nell'Argomento sarebbe maestro del campo.
- ↑ Relevato, col giovane a nuova dignità sollevato.