Il Favolello (1817)

Brunetto Latini

XIII secolo Indice:Raccolta di rime antiche toscane - Volume primo.djvu letteratura duecento Il Favolello Intestazione 10 dicembre 2023 100% Letteratura


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qui comincia il favolello, che mandò
mastro brunetto a rustico di filippo.

XXX.

Forse lo spron ti muove,
     Che discritte ti prove
Di far difesa, e scudo
     *     *     *     *     *
 *     *     *     *     *
     Ma sei ’n tutto sicuro,
Che tue difensïone
     *     *     *     *     *
E fallati drittura.
     Una propia natura
Ha dritta benvoglienza;
     Che riceve ’ncrescenza
D’amare ogne fiata,
     E lunga dimorata.
Nè paese lontano
     Di monte, nè di piano
Non mette oscuritade
     In verace amistade.
Dunqua pecca, e disvia

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     Chi buon amico obblia.
E tra li buon’ amici
     Sono li dritti offici
Volere, e non volere:
     Ciascun è da tenere
Quello, che l’altro vuole
     In fatto, et ’n parole.
Quest’amistà è certa:
     Ma de la sua coverta
Va alcuno ammantato,
     Come rame ’ndorato.
Così in molte guise
     Son l’amistà divise,
Perchè la gente ’nvizia
     La verace amicizia.
S’amico, ch’è maggiore
     Vuol essere a tutt’ore
Per te come lëone;
     Amor bassa, e dispone:
Perchè in fina amanza
     Non cape maggioranza,
Dunque riceve ’nganno
     Non certo sanza danno
Amico (ciò mi pare)
     Ch’è di minor affare.
Ch’ama veracemente,
     E serve lungamente:
Donde si membra rado
     Quelli, ch’è ’n alto grado.
Ben sono amici tali,
     Che saettano strali,
E danno grande lode,
     Quando l’amico l’ode:
Ma null’altro piacere

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     Si può da loro avere.
Così fa l’usignuolo,
     Che serve al verso solo,
Ma già d’altro mistero
     Sai, che non vale guero.


XXXI.


In amici i’ m’abbatto,
     Che m’amon pur a patto;
E serve buonamente,
     Se vede apertamente
Com’ io riserva lui
     D’altrettanto, e di pui.
Altrettal ti ridico
     De lo ritroso amico,
Che da la ’ncomincianza
     Mostra grand’abbondanza;
Po’ a poco a poco allenta,
     Tanto, che anneenta:
E di detto, e di fatto
     Già non osserva patto.
Così ha posto cura;
     Ch’amico di Ventura,
Come rota si gira,
     Che lo pur guarda, e mira;
Come Ventura corre.
     E se mi vede porre
In glorïoso stato,
     Servemi di buon grato:
Ma se cado ’n angosce
     Già non mi riconosce.
Così face l’augello,
     Ch’al tempo dolce, e bello

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Con noi gajo dimora,
     E canta a ciascun’ora:
Ma quando vien la ghiaccia,
     Che par, che non gli piaccia,
Da voi fugge, e diparte.
     Ond’ io ne prendo un’arte,
Che come la fornace
     Prova l’oro verace,
E la nave lo mare;
     Così le cose amare
Mostrammi veramente
     Chi ama lëalmente.
Certo l’amico avaro
     È com’ lo giocolaro;
Mi loda grandemente,
     Quando di me ben sente:
Ma quando non gli dono,
     Portami laido suono.
Questi davante m’unge,
     E di dietro mi punge:
E come l’ape, in seno
     Mi dà mele, e veleno.
E l’amico di vetro
     L’amor gitta di dietro
Per poco offendimento,
     E pur per pensamento
E’ rompe, e parte tutto,
     Come lo vetro rutto:
Ma l’amico di ferro
     Mai non dice diserro
Infin, che può ’ttrappare:
     Ma e’ non vorria dare
Di molt’erbe una cima:
     Natura de la lima.

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Ma l’amico di fatto
     È teco ad ogne patto;
E persona, et avere
     Può tutto tuo tenere;
E nel bene, e nel male
     Lo troverai lëale.
E se fallir ti vide,
     Unque non se ne ride:
Ma te spesso riprende,
     E d’altrui ti difende.
Se fai cosa valente,
     La spande fra la gente;
E ’l tuo pregio raddoppia:
     Cotal’ è buona coppia.
E amico di parole
     Mi serve quanto vuole;
E non ha fermamento,
     Se non come lo vento.


XXXII.


Ora, ch’i’ penso, e dico,
     A te mi torno, Amico
Rustico di Filippo,
     Di cui faccio mio cippo.
Se teco mi ragiono,
     Non ti chero perdono,
Che non credo potere
     A te mai dispiacere;
Che la gran canoscenza,
     Che ’n te fa risidenza
Fermata a lunga usanza,
     Mi dona sicuranza,
Com’ i’ ti possa dire

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     Per detto proferire;
E ciò, che scritto mando
     È cagione, e dimando,
Che ti piaccia dittare,
     E me scritto mandare
Del tuo trovato adesso,
     Che ’l buon Palamidesso
Dice, et hol creduto
     *     *     *     *     *
 *     *   che se in cima
     *     *     *     *     *
Ond’io m’allegrai.
     Qui ti saluto omai;
E quel tuo di Latino
     Tien per amico fino
A tutte le carate,
     Che voi oro pesate.


finisce il tesoretto.