Capitolo XXVIII

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Gaio Sallustio Crispo - Il Catilinario (I secolo a.C.)
Traduzione dal latino di Bartolomeo da San Concordio (XIV secolo)
Capitolo XXVIII
XXVII XXIX
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CAPITOLO XXVIII.


Come ambasciadori franceschi manifestarono de’ congiurati.


In que’ tempi a Roma Lentulo, siccome Catilina avea comandato, sollecitava, o per sè o per altrui, chiunque gli parea o per costumi o per disavventura fosse acconcio a novità fare; e non solamente i cittadini, ma eziandio qualunque altra gente d’uomini ch’a battaglia potesse valere1. Onde egli impose a uno, ch’avea nome P. Umbreno, che dovesse richiedere certi legati (a)2 nominati Allobrogi, ch’erano in Roma, e che, s’egli potesse, gli recasse a loro compagnia. Questo fece Lenlulo, estimando quegli che erano in comune e in speciale gravati di molto debito, anche perocchè la francesca gente di sua natura è da battaglia3, pensò che eglino leggermente potrebbono essere recati a tal consiglio. E Umbreno avea trattata mercatanzia in Francia, ed era conto a molti de’ baroni franceschi4, e conoscea loro. Egli senza dimoro5, quando prima vide gli ambasciadori6 franceschi andare per la piazza, domandógli un poco dello stato della lor città, e7, quasi dolendosi di loro sciagure, li cominciò a domandare che fine sperassono di tanti mali: e, poichè vide che si lamentavano dell’avarizia degli ufficiali di Roma, e diceano male del senato; che in loro non si trovava niente di buono ajuto, e ch’egli aspettavano la morte in rimedio della lor miseria; disse loro così: Se voi volete essere uomini, io vi mostrerò ben via, onde voi scamperete di tanti mali. [p. 44 modifica]Detto questo, gli ambasciadori, levati in molto grande speranza, cominciarono a pregare Umbreno ch’avesse misericordia di loro, e che niuna cosa potrebbe essere si dura nè sì malagevole, ch’egli non facessono con gran desiderio, quando per quel fatto fosse liberata lor città dal suo gran debito e tributo. Allora Umbreno gli menò a casa di D. Bruto, ch’era quivi appresso, e che non era straniero da quel consiglio8 per cagione di Sempronia (a)9; ma Bruto allora non era a Roma. Anche fece il detto Umbreno venire là Gabinio, acciocchè le parole sue fossono più di autorità; e, lui presente, aperse loro tutto il fatto della congiurazione, e nominò gli loro compagni; anche nominò molti altri di ciascuna generazione, che non erano colpevoli: questo fece acciocchè ne crescesse più l’animo a detti ambasciadori10. Sicchè feciono promessa di aoperarsi con loro; e a questo si partirono11. E, in sè medesimi pensando, assai stettero incerti qual consiglio dovessono prendere12: chè dalla parte di Catilina era il debito grande, lo studio della battaglia; lo gran guiderdone sì era solamente nella speranza ch’aveano nella vittoria. Dall’altra parte (b)13 erano maggiori ricchezze e potenzia, sicuri consigli: e, per la incerta speranza di Catilina14, erano certi de’ guiderdoni promessi per gli decreti che fatti erano. Onde, queste cose rivolgendo e ripensando eglino, alla perfine vinse la ventura della repubblica: sicchè gli ambasciadori parlarono a Q. Fabio Sanga, il quale avea gran luogo nella città15, e manifestarongli tutto il fatto siccome eglino aveano inteso. Quando Cicerone ebbe inteso da Sanga queste cose, disse agli ambasciadori che eglino fortemente s’nfingessono d’avere studio16 della congiurazione; e che [p. 45 modifica]

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sono agli altri congiurali, e dessono buono promesse, e che avessono studio di sapere e d’avere manifestamente chi fossono17.

Note

  1. qualunque altra gente d’uomini ch’a battaglia potesse valere) Così traduce ii latino: cujusque modi genus hominum, quod modo bello usui foret. E gente è stato qui adoperato per genere, generazione: ma guardino i giovani che in questo sentimenlo è registrato nel Vocabolario della Crusca con solo questo esempio, ed oggi non si vuol punto usare.
  2. (cioè ambasciadori franceschi).
  3. di sua natura e da battaglia) Facciamo prima osservare che di natura sta qui adoperato avverbialmente, e vale naturalmente. Appresso vogliamo che si ponga ben mente al bellissimo uso che qui è fatto della particella da, il quale, oltre a’ tanti eleganti modi in che si adopera, che si possono vedere nel vocabolario e che forse ci cadrà in concio di qui dichiarare in appresso, esprime pure attitudine, convenevolezza, abilità; e così e non altrimenti vuolsi intendere in questo luogo. Onde il Boccaccio nella Nov. 99 disse: Fattesi venire per ciascuno due paja di robe ec, non mica cittadine, nè da mercatanti, ma da signore, e tre giubbe di zendado ec.
  4. avea trattata mercatanzia in Francia, ed era conto ec.) Si noti questo singolare uso del verbo trattare, il quale sta qui per esercitare, ed è stato aggiunto nel vocabolario del Manuzzi con un esempio della Gerusalemme del Tasso, e sarebbevi da allogare anche quest’altro, il quale è del trecento e di prosa. Conto, il quale, quando e adjettivo, come in questo luogo, va pronunziato col primo o largo, è lo stesso che noto, conosciuto; e barone qui sta per signore generalmente, come anticamente si adoperava.
  5. dimoro è voce antica, ed è lo stesso che dimora; e qui è usata questa voce in sentimento d’indugio, tardanza.
  6. quando prima vide gli ambasciadori ec.) Prima, con la particella come avanti, vale subito che; e quando prima, in questo luogo, sta invece di come prima, e sarebbe da aggiungere al Vocabolario.
  7. Con l’autorità del testo lat. abbiamo aggiunto un’e.
  8. e che non era straniero da quel consiglio) Così traduce il latino neque aliena consilii, riferendo aliena a Bruto, e non alla casa. E si noti che straniero, non altrimenti che alienus latino, qui vale ignaro, inconsapevole; e sarebbe da aggiungere al Vocabolario della Crusca, nel quale si trova solo la frase farsi straniero d’alcuna cosa, che vale farsi nuovo di alcuna cosa, mostrarsene ignorante.
  9. (e puotesi qui intendere che la detta Sempronia era moglie del detto Bruto )
  10. acciocchè ne crescesse più l’animo a detti ambasciadori) Animo ha più significazioni, tra le quali quella di coraggio, in cui è stato qui adoperato. Onde dicesi uomo di poco o di grande animo, per uomo timido o ardito, d’animo rimesso o di molto cuore.
  11. feciono promessa d’aoperarsi con loro; e a questo si partirono) Aoperarsi è lo stesso che adoperarsi, e qui sta per affaticarsi. Si noti pure che la particella a talvolta ha la forza di dopo, come in questo luogo: onde a questo è lo stesso che dopo questo.
  12. assai stettono incerti qual consiglio dovessano prendere) Consiglio qui sta per risoluzione, deliberazione: nel qual sentimento con molta eleganza può adoperarsi questa voce, e si unisce per lo più a’ verbi prendere e pigliare. Così il Boccaccio nella Nov. 25: E, da quella ajutato, prese nuovo consiglio. E Nov. 29: Non sapendo che altro consiglio pigliarsi, se ne tornò a casa sua.
  13. (cioè del senato).
  14. e, per la incerta speranza ec.) Questo per ha qui la forza di invece, in iscambio, in luogo, come il pro de’ Latini; ed è registrato, ma non con convenienti e chiari esempli.
  15. il quale avea gran luogo nella città)Il latino ha: cujus patrocinio civitas plurimum utebatur; che con molta brevità è stato dal nostro frate voltato con aver gran luogo: chè questa frase, come bene fu avvertito da’ compilatori del vocabolario di Napoli, si dice di chi, o per istima che si ha di lui, o per ricchezza, o per ufficio, è di gran potere. Ed il Boccaccio nella Nov. 16 l’usò anche a modo di superlativo, aver grandissimo luogo:— Non dubito punto che, tornando in Cicilia, io non vi avessi ancora grandissimo luogo.
  16. studio risponde qui al moderno impegno.
  17. e che avessono studio di sapere e di avere manifestamente chi fossono) Avere studio qui sia per dare opera, attendere con sollecitudine. E vogliamo altresì far nota e che il verbo avere si usa pure in sentimento di sapere, come è stato qui fatto dal nostro autore, il quale ha detto sapere e avere manifestamente, cioè saper con certezza.