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il catilinario 45

sono agli altri congiurali, e dessono buono promesse, e che avessono studio di sapere e d’avere manifestamente chi fossono1.


CAPITOLO XXIX.


Come si portavano in diversi luoghi quegli di Catilina, e com’era ordinato di fare in Roma.


Quasi in quelli medesimi tempi nella Gallia di qua (a)2 e in quella di là (b)3 e nella Marca e in Calabria e Puglia era molta commozione4. Perocchè quegli, che Catilina avea mandati, isconsigliatamente e quasi come matti tutti insieme lor cose faceano: e, per gli consigli di notte, e portamento d’arme e di dardi, affrettando e commovendo tutte le cose, più aveano fatto la paura che il pericolo5. Di quella gente Q. Metello Celere pretore sì avea presi e messi in prigione molti, de’ quali avea saputo che erano de’ compagni della congiurazione6. Quel medesimo avea fatto nella Francia di qua7 G. Murena, il quale era stato mandato a quella provincia. Ma in Roma Lentulo con gli altri che erano principi8 della congiurazione, avendo apparecchiata, secondo gli parea, grande copia di gente, avea ordinato che, venuto Catilina nelle contrade di Fiesole con l’oste, L. Bestia tribuno (c)9 dovesse fare lamento e richiamo delle opere di Cicerone10, e movesse grande e grave odio del popolo a fare battaglia contra l’ottimo consolo11; e, fatto ciò, quasi per segno, la notte vegnente, tutta la moltitudine de’ congiurali facessono ciascuno il loro officio. E diceasi ch’aveano diviso così: che Statilio e Gabinio con buona compagnia

  1. e che avessono studio di sapere e di avere manifestamente chi fossono) Avere studio qui sia per dare opera, attendere con sollecitudine. E vogliamo altresì far nota e che il verbo avere si usa pure in sentimento di sapere, come è stato qui fatto dal nostro autore, il quale ha detto sapere e avere manifestamente, cioè saper con certezza.
  2. (cioè in Lombardia ).
  3. (cioè in Francia ).
  4. era molta commozione) Commozione vale sollevamento, tumulto di popolo.
  5. più aveano fatto la paura che il pericolo) Più è un avverbio, che, unito co’ nomi sustantivi, si cambia in adjettivo, e vale molto o maggiore: onde qui più aveano fatto la paura che il pericolo, è da intendere aveano fatto la paura maggiore del pericolo. Onde nel Firenzuola, As. 120, si legge: Baciandola con quella più tenerezza ch’ello poteva.
  6. erano de’ compagni della congiurazione) La particella di, sola, o unita con l’articolo, vale fra, del o nel numero di; e però in questo luogo erano de’ compagni ec . vale erano tra’ compagni, erano del numero de’ compagni ec.
  7. nella Francia di qua) Il nostro volgarizzatore traduce così, seguitandola lezione degli antichi codici: il Corzio e le più nuove edizioni pongono in ulteriore Gallia.
  8. principi qui sta alla lat. per principali.
  9. (cioè capitano e difeuditore del popolo ).
  10. dovesse fare lamento e richiamo delle opere di Cicerone) Richiamo, oltre agli altri suoi significati, ha quello pure di lamento, lamentanza, doglianza; ma propriamente doglianza che si fa a magistrato perchè ci faccia ristorare d’ingiuria o danno ricevuto. E proprio in questo sentimento lo troviamo adoperato da M. Villani, il quale dice: Della quale tirannia spesso veniva richiamo a’ priori di Firenze.
  11. e movesse grande e grave odio del popolo a fare battaglia contro l’ottimo consolo ) Non possiamo passarci tacitamente di un fallo del traduttore in questo luogo, dove pare ch’ei non abbia inteso Sallustio, il quale dice così: uti ...L. Bestia tribunus plebis, conclone habita, quererelur de actionibus Ciceronis, bellique gravissimi invidiam optumo consuli imponeret