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il catilinario 43

vea nome Fulvio, flgliuolo d’uno senatore; il quale il padre fece ritrar della via, e comandò che fosse morto.


CAPITOLO XXVIII.


Come ambasciadori franceschi manifestarono de’ congiurati.


In que’ tempi a Roma Lentulo, siccome Catilina avea comandato, sollecitava, o per sè o per altrui, chiunque gli parea o per costumi o per disavventura fosse acconcio a novità fare; e non solamente i cittadini, ma eziandio qualunque altra gente d’uomini ch’a battaglia potesse valere1. Onde egli impose a uno, ch’avea nome P. Umbreno, che dovesse richiedere certi legati (a)2 nominati Allobrogi, ch’erano in Roma, e che, s’egli potesse, gli recasse a loro compagnia. Questo fece Lenlulo, estimando quegli che erano in comune e in speciale gravati di molto debito, anche perocchè la francesca gente di sua natura è da battaglia3, pensò che eglino leggermente potrebbono essere recati a tal consiglio. E Umbreno avea trattata mercatanzia in Francia, ed era conto a molti de’ baroni franceschi4, e conoscea loro. Egli senza dimoro5, quando prima vide gli ambasciadori6 franceschi andare per la piazza, domandógli un poco dello stato della lor città, e7, quasi dolendosi di loro sciagure, li cominciò a domandare che fine sperassono di tanti mali: e, poichè vide che si lamentavano dell’avarizia degli ufficiali di Roma, e diceano male del senato; che in loro non si trovava niente di buono ajuto, e ch’egli aspettavano la morte in rimedio della lor miseria; disse loro così: Se voi volete essere uomini, io vi mostrerò ben via, onde voi scamperete di tanti mali.

  1. qualunque altra gente d’uomini ch’a battaglia potesse valere) Così traduce ii latino: cujusque modi genus hominum, quod modo bello usui foret. E gente è stato qui adoperato per genere, generazione: ma guardino i giovani che in questo sentimenlo è registrato nel Vocabolario della Crusca con solo questo esempio, ed oggi non si vuol punto usare.
  2. (cioè ambasciadori franceschi).
  3. di sua natura e da battaglia) Facciamo prima osservare che di natura sta qui adoperato avverbialmente, e vale naturalmente. Appresso vogliamo che si ponga ben mente al bellissimo uso che qui è fatto della particella da, il quale, oltre a’ tanti eleganti modi in che si adopera, che si possono vedere nel vocabolario e che forse ci cadrà in concio di qui dichiarare in appresso, esprime pure attitudine, convenevolezza, abilità; e così e non altrimenti vuolsi intendere in questo luogo. Onde il Boccaccio nella Nov. 99 disse: Fattesi venire per ciascuno due paja di robe ec, non mica cittadine, nè da mercatanti, ma da signore, e tre giubbe di zendado ec.
  4. avea trattata mercatanzia in Francia, ed era conto ec.) Si noti questo singolare uso del verbo trattare, il quale sta qui per esercitare, ed è stato aggiunto nel vocabolario del Manuzzi con un esempio della Gerusalemme del Tasso, e sarebbevi da allogare anche quest’altro, il quale è del trecento e di prosa. Conto, il quale, quando e adjettivo, come in questo luogo, va pronunziato col primo o largo, è lo stesso che noto, conosciuto; e barone qui sta per signore generalmente, come anticamente si adoperava.
  5. dimoro è voce antica, ed è lo stesso che dimora; e qui è usata questa voce in sentimento d’indugio, tardanza.
  6. quando prima vide gli ambasciadori ec.) Prima, con la particella come avanti, vale subito che; e quando prima, in questo luogo, sta invece di come prima, e sarebbe da aggiungere al Vocabolario.
  7. Con l’autorità del testo lat. abbiamo aggiunto un’e.