Il Catilinario/XXVII
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Traduzione dal latino di Bartolomeo da San Concordio (XIV secolo)
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CAPITOLO XXVII.
Delle antiche discordie rinnovellate in Roma.
Perciò l’antico male dopo più anni era rivenuto nella città, siccome era suto al tempo di Gn. Pompeo: chè, poichè a lui e a M. Crasso, che erano consoli, fu restituita la podestà tribunizia (a)1, eglino, essendo giovani, e avendo acquistato così somma signoria2, per età e per animo feroce, cominciarono a dir male de’ senatori, e commuovere il popolo contra di loro; e poi, donando e promettendo molte cose, sempre più gli accendeano, e in questo modo cominciarono ad essere famosi e potenti. Contra li quali molti nobili s’opponeano con tutto loro studio e forza, sotto specie di volere la grandezza del senato3; ma ciò era pur per la grandezza loro. Chè, a dire la verità in poche parole, da quel tempo in qua tutti quegli che hanno commossa la repubblica, l’hanno fatto sotto alcuna specie di giustizia e di virtù. Alcuni siccome per difendere la ragione del popolo, alcuni perchè l’autorita del senato fosse somma, infingendo di volere il ben del comune, contendea ciascuno per la sua propria potenzia. Della qual contenzione nè temperanza v’era, nè moderamento niuno: l’una parte e l’altra si portava crudelmente, avendo alcuna cosa di vittoria4. Ma, poichè Gn. Pompeo fu mandato a far la battaglia marina con Pirro e la mitridatica con Mitridate5, allora la potenza del popolo mancò molto6, e quella de’ grandi crebbe molto. Sicchè allora si teneano gli officii, le provincie e tulte altre cose, e stavanosi non facendo molto di male, essendo in grande fiore, e vivendo senza paura: l’altra gente giudicavano non crudelmente, acciocchè, in lor dignita stando, potessono dolcemente trattare il popolo. Ma, poichè fu venuta al popolo la speranza di rinnovare le cose dubbiose della briga, allora l’antico loro contendimento7 risospese li loro animi in tal modo, che, se della prima battaglia Catilina fosse uscito vincitore oppure iguale, grande pistolenzia8 e gran miseria avrebbe atterrata la repubblica; e quegli, ch’avessono avuta la vittoria, non l’avrebbono potuta lungo tempo usare; chè sarebbe suto mestieri che a loro, siccome a uomini stanchi e senza virtù, altri, che più potuto avesse, la signoria e la libertà avesse tolta. Furono impertanto più uomini di fuor della congiurazione, li quali dal cominciamento della manifestazione andarono a Catilina: fra li quali fu uno, ch’avea nome Fulvio, flgliuolo d’uno senatore; il quale il padre fece ritrar della via, e comandò che fosse morto.
Note
- ↑ (cioè la capitaneria e la difensione del popolo).
- ↑ avendo acquistato così somma signoria) Qui si vede un superlativo sommo congiunto con un avverbio di comparazione: e questo è un modo proprio di nostra lingua, ma che si dee usare parcamente e convenientemente.
- ↑ sotto specie di volere la grandezza del senato) Sotto specie è bel modo di nostra lingua, che vale sotto pretesto; e volere qui sta per cercare.
- ↑ l’una parte e l’altra si portava crudelmente, avendo alcuna cosa di vittoria) Portarsi qui vale procedere, comportarsi; onde leggesi nel Guicciardini, Stor. 18: Aggiungnendogli di poi, il suo re essersi portato bruttamente a mancargli della fede data. Alcuna cosa qui sta per alcun poco, come si è pure avvertito a pag. 14, n. 4.
- ↑ Così traduce bellum maritimum atque mithridaticum: e vogliamo si avverta che battaglia è stata qui dal nostro Frate usata per guerra, nè è registrata nel vocabolario. Ancora si noti che marino è lo stesso che marittimo.
- ↑ la potenza del popolo mancò molto) Mancare propriamente vale esser senza, non avere; ma si usa pure, come in questo luogo, per iscemarsi, diminuire, menomare.
- ↑ contendimento è voce antica, ed è lo stesso che contesa.
- ↑ pistotenzia, che anche si disse pestilenzia, son voci antiche, ed oggi si ha a dire pestilenza: e qui pistolenzia è adoperato figuratamente, e vale danno, rovina, calamità.