Il Catilinario/XXIX
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Traduzione dal latino di Bartolomeo da San Concordio (XIV secolo)
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CAPITOLO XXIX.
Come si portavano in diversi luoghi quegli di Catilina, e com’era ordinato di fare in Roma.
Quasi in quelli medesimi tempi nella Gallia di qua (a)1 e in quella di là (b)2 e nella Marca e in Calabria e Puglia era molta commozione3. Perocchè quegli, che Catilina avea mandati, isconsigliatamente e quasi come matti tutti insieme lor cose faceano: e, per gli consigli di notte, e portamento d’arme e di dardi, affrettando e commovendo tutte le cose, più aveano fatto la paura che il pericolo4. Di quella gente Q. Metello Celere pretore sì avea presi e messi in prigione molti, de’ quali avea saputo che erano de’ compagni della congiurazione5. Quel medesimo avea fatto nella Francia di qua6 G. Murena, il quale era stato mandato a quella provincia. Ma in Roma Lentulo con gli altri che erano principi7 della congiurazione, avendo apparecchiata, secondo gli parea, grande copia di gente, avea ordinato che, venuto Catilina nelle contrade di Fiesole con l’oste, L. Bestia tribuno (c)8 dovesse fare lamento e richiamo delle opere di Cicerone9, e movesse grande e grave odio del popolo a fare battaglia contra l’ottimo consolo10; e, fatto ciò, quasi per segno, la notte vegnente, tutta la moltitudine de’ congiurali facessono ciascuno il loro officio. E diceasi ch’aveano diviso così: che Statilio e Gabinio con buona compagnia mettessono fuoco in dodici parti della citta, delle quali cadea in acconcio11, acciocchè in quello rumore più leggermente si potesse andare al consolo e agli altri a’ quali s’ordinava dar morte; Cetego dovesse occupare la porta di Cicerone, e assalirlo per forza; e altri ad altrui; e che gli figliuoli, li quali erano nobili molta gran parte, ne dovessono uccidere li loro padri: così, percossi tutti o per uccisione o per incendio, dovessono uscire, e venirsene a Catilina. In fra queste cose così apparecchiate e disposte, Celego sempre si lamentava della negligenza de’ compagni, e dicea come egli, dubitando e indugiando di dì in dì, perdeano sì grandi agi di venire al loro intendimento; e come in tal pericolo bisognava fatto, non consiglio; e che egli, se fossono pur alquanti che il volessono atare12, rimanendo gli altri in loro pigrizia, assalirebbe il consolo nella corte. Egli era feroce per natura e di molta volontà e a’fatti pronto; el sommo bene gli parea pur l’avacciare13 .
Note
- ↑ (cioè in Lombardia ).
- ↑ (cioè in Francia ).
- ↑ era molta commozione) Commozione vale sollevamento, tumulto di popolo.
- ↑ più aveano fatto la paura che il pericolo) Più è un avverbio, che, unito co’ nomi sustantivi, si cambia in adjettivo, e vale molto o maggiore: onde qui più aveano fatto la paura che il pericolo, è da intendere aveano fatto la paura maggiore del pericolo. Onde nel Firenzuola, As. 120, si legge: Baciandola con quella più tenerezza ch’ello poteva.
- ↑ erano de’ compagni della congiurazione) La particella di, sola, o unita con l’articolo, vale fra, del o nel numero di; e però in questo luogo erano de’ compagni ec . vale erano tra’ compagni, erano del numero de’ compagni ec.
- ↑ nella Francia di qua) Il nostro volgarizzatore traduce così, seguitandola lezione degli antichi codici: il Corzio e le più nuove edizioni pongono in ulteriore Gallia.
- ↑ principi qui sta alla lat. per principali.
- ↑ (cioè capitano e difeuditore del popolo ).
- ↑ dovesse fare lamento e richiamo delle opere di Cicerone) Richiamo, oltre agli altri suoi significati, ha quello pure di lamento, lamentanza, doglianza; ma propriamente doglianza che si fa a magistrato perchè ci faccia ristorare d’ingiuria o danno ricevuto. E proprio in questo sentimento lo troviamo adoperato da M. Villani, il quale dice: Della quale tirannia spesso veniva richiamo a’ priori di Firenze.
- ↑ e movesse grande e grave odio del popolo a fare battaglia contro l’ottimo consolo ) Non possiamo passarci tacitamente di un fallo del traduttore in questo luogo, dove pare ch’ei non abbia inteso Sallustio, il quale dice così: uti ...L. Bestia tribunus plebis, conclone habita, quererelur de actionibus Ciceronis, bellique gravissimi invidiam optumo consuli imponeret
- ↑ delle quali cadea inacconcio: cioè cadea in acconcio di fare così, ovvero era utile dimettervi fuoco.
- ↑ che il volessono atare) Atare è voce antica e non più in uso, ed è lo stesso che ajutare.
- ↑ avacciare è pur voce antica, ed oggi vuolsi in iscambio usare affrettare, sollecitare.