Detto questo, gli ambasciadori, levati in molto grande speranza, cominciarono a pregare Umbreno ch’avesse misericordia di loro, e che niuna cosa potrebbe essere si dura nè sì malagevole, ch’egli non facessono con gran desiderio, quando per quel fatto fosse liberata lor città dal suo gran debito e tributo. Allora Umbreno gli menò a casa di D. Bruto, ch’era quivi appresso, e che non era straniero da quel consiglio1 per cagione di Sempronia (a)2; ma Bruto allora non era a Roma. Anche fece il detto Umbreno venire là Gabinio, acciocchè le parole sue fossono più di autorità; e, lui presente, aperse loro tutto il fatto della congiurazione, e nominò gli loro compagni; anche nominò molti altri di ciascuna generazione, che non erano colpevoli: questo fece acciocchè ne crescesse più l’animo a detti ambasciadori3. Sicchè feciono promessa di aoperarsi con loro; e a questo si partirono4. E, in sè medesimi pensando, assai stettero incerti qual consiglio dovessono prendere5: chè dalla parte di Catilina era il debito grande, lo studio della battaglia; lo gran guiderdone sì era solamente nella speranza ch’aveano nella vittoria. Dall’altra parte (b)6 erano maggiori ricchezze e potenzia, sicuri consigli: e, per la incerta speranza di Catilina7, erano certi de’ guiderdoni promessi per gli decreti che fatti erano. Onde, queste cose rivolgendo e ripensando eglino, alla perfine vinse la ventura della repubblica: sicchè gli ambasciadori parlarono a Q. Fabio Sanga, il quale avea gran luogo nella città8, e manifestarongli tutto il fatto siccome eglino aveano inteso. Quando Cicerone ebbe inteso da Sanga queste cose, disse agli ambasciadori che eglino fortemente s’nfingessono d’avere studio9 della congiurazione; e che andas-
- ↑ e che non era straniero da quel consiglio) Così traduce il latino neque aliena consilii, riferendo aliena a Bruto, e non alla casa. E si noti che straniero, non altrimenti che alienus latino, qui vale ignaro, inconsapevole; e sarebbe da aggiungere al Vocabolario della Crusca, nel quale si trova solo la frase farsi straniero d’alcuna cosa, che vale farsi nuovo di alcuna cosa, mostrarsene ignorante.
- ↑ (e puotesi qui intendere che la detta Sempronia era moglie del detto Bruto )
- ↑ acciocchè ne crescesse più l’animo a detti ambasciadori) Animo ha più significazioni, tra le quali quella di coraggio, in cui è stato qui adoperato. Onde dicesi uomo di poco o di grande animo, per uomo timido o ardito, d’animo rimesso o di molto cuore.
- ↑ feciono promessa d’aoperarsi con loro; e a questo si partirono) Aoperarsi è lo stesso che adoperarsi, e qui sta per affaticarsi. Si noti pure che la particella a talvolta ha la forza di dopo, come in questo luogo: onde a questo è lo stesso che dopo questo.
- ↑ assai stettono incerti qual consiglio dovessano prendere) Consiglio qui sta per risoluzione, deliberazione: nel qual sentimento con molta eleganza può adoperarsi questa voce, e si unisce per lo più a’ verbi prendere e pigliare. Così il Boccaccio nella Nov. 25: E, da quella ajutato, prese nuovo consiglio. E Nov. 29: Non sapendo che altro consiglio pigliarsi, se ne tornò a casa sua.
- ↑ (cioè del senato).
- ↑ e, per la incerta speranza ec.) Questo per ha qui la forza di invece, in iscambio, in luogo, come il pro de’ Latini; ed è registrato, ma non con convenienti e chiari esempli.
- ↑ il quale avea gran luogo nella città)Il latino ha: cujus patrocinio civitas plurimum utebatur; che con molta brevità è stato dal nostro frate voltato con aver gran luogo: chè questa frase, come bene fu avvertito da’ compilatori del vocabolario di Napoli, si dice di chi, o per istima che si ha di lui, o per ricchezza, o per ufficio, è di gran potere. Ed il Boccaccio nella Nov. 16 l’usò anche a modo di superlativo, aver grandissimo luogo:— Non dubito punto che, tornando in Cicilia, io non vi avessi ancora grandissimo luogo.
- ↑ studio risponde qui al moderno impegno.