Il Canzoniere (Bandello)/Alcuni Fragmenti delle Rime/XCII - Or son pur giunto al fin del mio vïaggio
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XCII.
Il viaggio volge alla fine. Il poeta dice la commozione, la gioia del ritorno in riva al Mencio, presso alla Mencia amata.
Or son pur giunto al fin del mio viaggio,
Che tanto tempo m’ha tenuto lunge
Dal vago lume il cui splendor aggiunge
4Anzi del sol sormonta il chiaro raggio.
Caldo, vivace, altier senza paraggio
Lume, ond’Amor mai sempre il cor mi punge,
Poichè si poco spazio mi disgiunge
8Da te, ragion di sospirar non haggio.
Che del chiar Mencio solco le bell’acque,
E già propinquo sono al sacro loco
11Ove la figlia di Tiresia giacque.
E sento de’ begli occhi il vivo fuoco,
Per cui d’arder al mondo sol mi piacque,
14E più m’allegro quanto più m’infuoco.
Note
V. 2. Lunge, l’assenza fu lunga.
V. 3. Aggiunge e cioè raggiunge e supera lo splendore del sole, il fulgido lume, l’occhio della Mencia, detto caldo, vivace, altiero.
V. 5. Senza paraggio, senza paragone. Si noti l’uso delle forme arcaiche paraggio, haggio per ho, e più sotto il latinismo propinquo per vicino.
V. 10. Sacro loco, Mantova dov’è sepolta la figlia dell’indovino Tiresia, Manto, anch’essa indovina tebana. Dante, Purg., XX, vv. 52-95, narra la di lei fuga da Tebe e la morte nel luogo ove poi sorse Mantova.
V. 13. Sol, soltanto. Parrebbe dunque questo per la Mencia il solo, o almeno se non nel senso di unico, il suo vero e maggiore amore.