Il Canzoniere (Bandello)/Alcuni Fragmenti delle Rime/XCIII - Pure fontane, e voi fioriti campi

XCIII - Pure fontane, e voi fioriti campi

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XCIII - Pure fontane, e voi fioriti campi
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XCIII.

Inno di gioia del poeta reduce. Sonetto descrittivo delle bellezze naturali tra le quali vive la Mencia.
        Lo stampo petrarchesco è nettamente palese.


Pure fontane, e voi fioriti campi,
     Amene piagge, ombrose rive e quete,
     Riposti luoghi, ch’oggi qui vedete
     4De’ begli occhi soavi i chiari lampi;
Erbetta molle che ’l vestigio stampi
     Del schietto piede all’ombre più secrete,
     Quercia, olmo, faggio, cerro, pino, abete
     8Ove zeffiro par ch’ognor s’accampi;
Felice Villa, ov’il mio sol alberga,
     Anzi la luce pur di tutto ’l mondo
     11Cui tante carte la mia mano verga:
Quando sarà che ’l viso almo e giocondo
     Le mie ferite di sua grazia asperga,
     14E tempri il mio dolor aspro e profondo?

Note

V. 5. Il vestigio, solo usato al plurale, le vestigia.

V. 6. Schietto, puro, perfetto piede.

V. 7. La consueta enumerazione di sostantivi già avvertita e avvalorata da copiosi esempi petrarcheschi nella nota al v. 11, [p. 147 modifica]son. LXXII. Altro bell’esempio offertoci dal Petrarca e che qui s’attaglia è il seguente: «Non edra, abete, pin, faggio o genebro», Canz., CXLVIII, v. 5.

V. 8. S’accampi, ponga campo e domini.

V. 9. Felice Villa, mantovana, in riva al Mencio; nel senso di città — oggi sarebbe un gallicismo — e quindi Mantova detta città della Mencia per antonomasia. Esempi non mancano nè in Dante: «Sovra ’l bel fiume d’Arno alla gran villa», Inf., XXIII, 95; nè in Petrarca: «Ov’io sia in qualche villa», Canz., CCCLX, 67.

V. 11. Carte, il Petr.: «E benedette sien tutte le carte», ivi, LXI, V. 12.