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146 | Matteo Bandello |
V. 5. Senza paraggio, senza paragone. Si noti l’uso delle forme arcaiche paraggio, haggio per ho, e più sotto il latinismo propinquo per vicino.
V. 10. Sacro loco, Mantova dov’è sepolta la figlia dell’indovino Tiresia, Manto, anch’essa indovina tebana. Dante, Purg., XX, vv. 52-95, narra la di lei fuga da Tebe e la morte nel luogo ove poi sorse Mantova.
V. 13. Sol, soltanto. Parrebbe dunque questo per la Mencia il solo, o almeno se non nel senso di unico, il suo vero e maggiore amore.
XCIII.
Inno di gioia del poeta reduce. Sonetto descrittivo delle bellezze naturali tra le quali vive la Mencia.
Lo stampo petrarchesco è nettamente palese.
Pure fontane, e voi fioriti campi,
Amene piagge, ombrose rive e quete,
Riposti luoghi, ch’oggi qui vedete
4De’ begli occhi soavi i chiari lampi;
Erbetta molle che ’l vestigio stampi
Del schietto piede all’ombre più secrete,
Quercia, olmo, faggio, cerro, pino, abete
8Ove zeffiro par ch’ognor s’accampi;
Felice Villa, ov’il mio sol alberga,
Anzi la luce pur di tutto ’l mondo
11Cui tante carte la mia mano verga:
Quando sarà che ’l viso almo e giocondo
Le mie ferite di sua grazia asperga,
14E tempri il mio dolor aspro e profondo?
V. 5. Il vestigio, solo usato al plurale, le vestigia.
V. 6. Schietto, puro, perfetto piede.
V. 7. La consueta enumerazione di sostantivi già avvertita e avvalorata da copiosi esempi petrarcheschi nella nota al v. 11,