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Il Canzoniere | 147 |
son. LXXII. Altro bell’esempio offertoci dal Petrarca e che qui s’attaglia è il seguente: «Non edra, abete, pin, faggio o genebro», Canz., CXLVIII, v. 5.
V. 8. S’accampi, ponga campo e domini.
V. 9. Felice Villa, mantovana, in riva al Mencio; nel senso di città — oggi sarebbe un gallicismo — e quindi Mantova detta città della Mencia per antonomasia. Esempi non mancano nè in Dante: «Sovra ’l bel fiume d’Arno alla gran villa», Inf., XXIII, 95; nè in Petrarca: «Ov’io sia in qualche villa», Canz., CCCLX, 67.
V. 11. Carte, il Petr.: «E benedette sien tutte le carte», ivi, LXI, V. 12.
XCIV.
Udì, al ritorno del suo viaggio, cantar d’amore la sua Donna al terzo dì d’aprile: ne descrive a lungo gli effetti e intorno ad essa, e nel suo cuore.
È Canzone ben costrutta, con agili trapassi di pensiero e di stile, tra le migliori sue, pur non difettando delle consuete reminiscenze petrarchesche.
Dolce cantar d’Amore
Il terzo dì d’aprile
Udii la bella e altiera Donna mia.
Ma qual potrà di fore
5Mostrar ingegno o stile
L’angelico concento, e l’armonia?
Che tra mortali, o sia
Là su nel paradiso,
Un cantar più soave
10O simil già non s’have,
Ch’ogni aspro pianto può cangiar in riso,
E tirar l’alma dove
Tanta il ciel grazia piove.
Al suon delle parole
15Che sì soave usciva