Il Canzoniere (Bandello)/Alcuni Fragmenti delle Rime/CXXVIII - Di campo in campo e d'una in altra piaggia

CXXVIII - Di campo in campo e d'una in altra piaggia

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CXXVIII - Di campo in campo e d'una in altra piaggia
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CXXVIII.

Imagina di abbattersi, nelle sue peregrinazioni, in un pastore che, in riva al Mincio, celebri con altissime lodi e il Mincio stesso, e i poeti antichi e contemporanei fioriti sulle sue rive e, sopra tutti, la bellissima Mencia mantovana. Il pastore, evidentemente, è lo stesso poeta, nei panni di Delio (cfr. son. LVII e sgg.), che noi già conosciamo: il «debile stile» e altre particolarità che si convengono al Bandello ce ne fan persuasi; lo sdoppiamento della sua personalità non è da considerarsi che quale poetico artificio.
        Sestina.


Di campo in campo, e d’una in altra piaggia1
     Giva piangendo il mio perduto tempo,2
     Quando nuovo pastor in ripa all’acque
     Del figlio di Benaco in dolce stile3
     5Udii cantar, ond’io lungo il bel fiume
     Assiso stetti, ed egli disse i versi.
O biondo Apollo, che celesti versi
     All’ombra d’un bel lauro in quella piaggia,
     Ove l’Eurota4 corre altiero fiume,
     10Cantasti, se rammenti di quel tempo,
     Alza5, ti prego, il mio debile stile,
     Tal che ’l suon ne rimbombi6 per quest’acque.
E voi, qual vetro pure e lucid’acque,
     U’ nacque il buon testor7 di tanti versi,
     15Che dalle gregge e campi alza lo stile
     Alle fiere armi8, questa verde piaggia

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     Di varii fior vestite, nè sia tempo
     Che manchi vostra vena al dotto fiume.
Qual rivo, stagno, fonte, mare o fiume9
     20Sparge di voi più cristalline l’acque?
     Al più cocente, e al più gelato tempo10
     Chi ode di voi più dotte Muse e versi?
     Qual arbor11 è, che ’n quest’antica piaggia
     Non senta novi carmi, e novo stile?
25Ch’al gran Gonzaga12 innalza altri lo stile,
     Altri13 dispiega d’eloquenza un fiume
     Cantando l’alma Elisa in bosco, e ’n piaggia.
     Altri poi sparge d’Elicona l’acque,
     E loda l’arboscel con alti versi,
     30Che venne di Damasco è già gran tempo.
Così per me finchè fia moto e tempo.
     Se nulla ponno insieme col mio stile
     Tant’intagliati in mille pioppe versi,
     Eterna14 fia Madonna, e tu, chiar fiume,
     35Pomposo te n’andrai gonfiando l’acque,
     E sempre avrai poeti in questa piaggia.
Ceda di Tempe15 la fiorita piaggia,
     Che presso a Pindo16 è verde in ogni tempo,
     A questi campi, ceda a voi, bell’acque,
     40Il chiar Peneo17, o qual si trova in stile
     Cantato lago, o più superbo fiume,
     Ed a Costei le18 più lodate in versi.
Quant’ho mai messo in prosa, o scritto in versi19
     Di quest’allegra, e avventurosa piaggia,
     45E del corrente, e limpido bel fiume,
     E di Costei, ch’onora il nostro tempo,
     È breve stilla d’infinito stile20:
     Tai son. Madonna, il Mencio, il luogo e l’acque.
Qual meraviglia, dunque, se dell’acque,

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     50Che sorgon qui d’intorno gli miei versi
     Parlan mai sempre, n’altro21 nel mio stile
     Rimbomba, ed ho cangiato in questa piaggia
     Il nido mio natìo per ogni tempo22.
     Bramando far mia vita in mezzo ’l fiume?
55Tranquillo, chiaro ed onorato fiume,
     Che quinci e quindi spargi le bell’acque,
     Perchè non ti conobbi io più per tempo?
     Perchè non ho sonori ed alti versi,
     Che ’l nome di Madonna in ogni piaggia
     60Facesser noto con soave stile?
So ben che non agguaglio col mio stile
     Tante tue lode, o glorioso fiume,
     Nè dell’aprica, e ognor ridente piaggia,
     U’ così fresche, e chiare corron l’acque,23
     65Nè di Madonna ponno cetre o versi,
     La gran virtù cantar in alcun tempo.
Sacri Poeti che per ogni tempo
     Immortali vi fate con lo stile,
     Gli alti24 e sottili vostri ornati versi
     70A tanta Donna, a sì famoso fiume
     Lieti sacrate, e meco di quest’acque
     Cantate in questa al ciel sì cara piaggia.
Qui ’l pastor tacque, e la piaggia in quel tempo
     E l’acque segno fer25, che ’l novo stile
     75Gradiva al fiume dei cantati versi.

Note

  1. V. 1. La mossa è petrarchesca: «Di pensier in pensier, di monte in monte», Canz., CXXIX, v. 1. Il senso: dall’una all’altra località, per campagne, per colli e monti, ecc.
  2. V. 2. Anche questo verso è plasmato sul petrachesco: «I’ vo piangendo i miei passati tempi», Canz., CCCLXV, v. 1.
  3. V. 4. Dolce stile, lirica pastorale.
  4. V. 9. Eurota, accenna al passo virgiliano, Egl. VI, vv. 82-84, dove è narrato che Apollo s’aggirò lungo le sponde, folte di lauri, dell’Eurota, fiume della Laconia, cantando la morte del giovane Giacinto, da lui involontariamente ucciso giuocando col disco.
  5. V. 11. Alza, innalza la mia inspirazione.
  6. V. 12. Rimbombi, risuoni fortemente; cfr. più avanti v. 52; cfr. Dante, Inf., VI, v. 99; Petrarca, Canz., LXXXI, v. 9.
  7. V. 14. Testor, tessitore, compositore, Virgilio, di cui già disse più volte. È il petrarchesco: «Al buon testor de gli amorosi detti», Canz., XXVI, v. 10.
  8. Vv. 15-16. Canta poesia bucolica nelle Egloghe ed eroica nell’Eneide.
  9. V. 19. Consueto procedimento retorico, per enumerazione; cfr. Petrarca: «O poggi, o valli, o fiumi, o selve, o campi», Canz., LXXI, v. 37.
  10. V. 21. Tempo, stagione estiva, invernale.
  11. V. 23. Arbor, poesia agreste che canta la natura, e perciò i fiumi, gli alberi, ecc.
  12. V. 25. Al gran Gonzaga Francesco di cui vanta la liberalità da lui stesso sperimentata (nov. I-28).
  13. V. 26. Altri, un altro invece canta le lodi di Elisa.
  14. V. 34. Eterna sarà la fama della Mencia e ne gioirà il Mincio gonfiando con orgoglio le sue acque.
  15. V. 37. Tempe, valle della Tessaglia cantata spesso dai poeti per la sua deliziosa freschezza.
  16. V. 38. Pindo, monte prossimo a detta valle, sacro alle Muse.
  17. V. 40. Peneo, fiume della Tessaglia formante la detta valle di Tempe.
  18. V. 42. Le, sottinteso, donne più lodate.
  19. V. 43. In prosa, nelle Novelle. — In versi, in questo Canzoniere, nei Canti XI, nelle Tre Parche.
  20. V. 47. Stilla, stile, allitterazione un po’ forzata; è breve elogio in confronto di quanto ella si meriterebbe. Petrarca ha: «Fu breve stilla d’infiniti abissi», Canz., CCCXXXIX, v. 11.
  21. V. 51. N’altro, nè altro.
  22. Vv. 51-52. Cangiato con questa riva e per sempre il nido natale, la dimora. Già disse d’aver, egli nativo di Castelnuovo Scrivia, cambiato la Schirmia nel Mincio, cfr. Canz., XCVIII, vv. 25-35.
  23. V. 63. U’, dove; è sempre il consueto richiamo al Petrarca: «Chiare, fresche e dolci acque», Canz., CXXVI, v. 1.
  24. V. 68. Gli alti, nel testo del Costa atti per evidente errore di stampa; sottili, ingegnosi.
  25. V. 73. Segno fer, diedero segno che al fiume tornava gradito quello stile, quel nuovo modo di cantare.