Idilli (Teocrito - Pagnini)/V
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I VIANDANTI,
OVVERO I CANTORI BUCCOLICI
Idillio V
Comata e Lacone.
comata
Lontane da Lacon, caprette mie,
Da quel ch’è mandrian del Sibarita.
Ei m’involò testè la mia pelliccia.
lacone
E non partite ancor dalla fontana,
Agnelle? non vedete là Comata
Che dianzi mi rubò la mia sampogna!
comata
Quale sampogna? quando avestù mai
Servo del Sibarita, una sampogna?
Forse non basta a te con Coridone
Soffiar stridendo in un cannel di paglia?
lacone
Quella, che Licon diemmi, o gentiluomo.
Ma qual pelliccia ti furò Lacone,
Dimmi, Comata, se neppur Enmara
Tuo Padron n’avev’una ove dormire?
comata
Quella vaja, che Crocilo donommi,
Quando alle Ninfe egli immolò una capra;
E tu, maligno, d’aschio ti struggevi
Ed hai voluto alfin vedermi ignudo.
lacone
Per Pan del lido a te Lacone figlio
Del buon Caleti non rubò pelliccia.
Se il fei, buon uomo, i’possa in furor vôlto
Giù da quel sasso fare un salto in Crati.
comata
Per le palustri Ninfe (e ben propizie,
E amiche ognor le bramo), a te Comata
Non tolse, o galantuom, la tua sampogna.
lacone
S’io ti do fede, che poss’io di Dafni
Tutti i mali soffrir. Ma se un capretto
(Giacchè nulla evvi sacro) or vuoi deporre
Io ti sfido a cantar, finchè tu cagli.
comata
Giusto: anche il porco un dì sfidò Minerva.
Ecco il capretto. Or a te sta deporre
Un ben pasciuto agnello.
lacone
È giusto il patto,
Volpe? E chi mai per lana tosò peli?
E chi mugner vorrà presso una capra
Di primo parto una distrutta cagna?,
comata
Chiunque come tu sicuro tiensi
Di vincere il vicin, vespa che ronza
Rimpetto a una cicala. Or non è giusto
Un capretto: ecco un capro; e tu, comincia.
lacone
Aspetta un po’, se non hai dietro il foco.
Ben canterai con più diletto assiso
Sotto quell’oleastro in que’ boschetti,
Là zampilla acqua fresca, e l’erba adulta
Fa letto, e s’ode il cicalar de’ grilli.
comata
Io non ho fretta; ma mi punge troppo,
Che tu pur osi fissar gli occhi in faccia
A me; che da fanciul t’ammaestrai.
Ecco il far ben che frutta. Alleva cani,
Alleva lupicin, perchè ti mangino.
lacone
Quando sovviemmi aver nulla di buono
Da te imparato, oppur sol anche udito,
Omicciattol da nulla invidioso?
comata
Quand’io... Ben mi capiscì, e tu strillavi
Belando sotto il becco le caprette.
lacone
Non possi mai tu, gobbo, andar più al fondo
Di quel che andasti allor. Ma tu quà vieni,
E poscia canterai.
Comata
Non vo’ venire.
Qui son ciperi e querce, e qui le pecchie
Fan presso gli alveari un grato ronzo:
Qui due fontane son di gelid’acqua:
Garriscon su per l’arbore gli augelli,
Nè paragon con questa ha cotest’ombra.
E là d’alto quel pin le pine scaglia.
lacone
Sovra pelli d’agnello e sovra lane
T’adagerai più soffici del sonno,
Se tu vien qua da me, dove le tue
Di becco olezzan peggio di te stesso.
E alle Ninfe porrò di bianco latte
Una gran tazza, e d’olio grato un’altra
Comata
E se tu vien da me, t’adagerai
Su molle felce, e florido puleggio,
E su pelli di capre delicate
Più quattro volte delle tue d’agnello.
Ben otto secchie a Pan porrò di latte
E otto conche di favi pien di mele.
lacone
Tu meco di costà gareggia e canta.
Sul tuo ti resta, e le tue querce tienti.
Ma chi deciderà fra noi la lite?
Qua il bifolco Licopa almen venisse.
Comata
Per me non n’ho bisogno. E, se a te piace
Chiamiam quell’uom, che scheggia colla scure
Vicino a te le querce. Egli è Morsone.
lacone
Chiamiamlo.
Comata
Chiamal tu.
lacone
Qua, galantuomo.
Ascolta un po’. Noi disputiam chi sappia
Meglio cantar. Non abbi a me rispetto,
Caro Morson, nè favorir costui.
comata
Sì per le Ninfe, sì; nè far vantaggio
A Comata, o Morson, nė a lui favore.
Ve’ quel gregge è di Turio Sibarita,
Le capre son del Sibarita Eumara.
lacone
E chi per Giove ti chiedea, s’è il gregge
Del Sibarita, o mio, ciarlon malvagio?
comata
O dabbenissim’uomo, io parlo schietto,
Non mi millanto. Oh tu sei pur rissoso!
lacone
Di’, se vuoi dire, e costui lascia ir vivo
Alla Città. Gran Febo! Affè tu secchi.
comata
Le Muse aman più me, che il cantor Dafni;
Ed io lor dianzi due caprette uccisi.
lacone
Febo vuolmi assai bene; ed io gli pasco
Per le Carnee vicine un bel montone.
comata
Mungo ogni capra fuor di due, e la bella
Mi guata, e dice: o poverin, tu mugni?
lacone
Ah, ah! venti panieri empio di latte,
E poi tra’ fiori un bel fanciullo ho a lato.
comata
Clearista al caprar, che innanzi caccia
Le capre, scaglia pomi, e dolce fischia.
lacone
Cratida liscio innanzi viemmi, e in furia
Mi mette, e i tersi crin sul collo scote.
comata
Non son rovo, nè anemone da porre
Con le rose fiorenti appo le siepi.
lacone
Nè le montane mele con le ghiande,
Quelle melate, e queste legno e scorza.
comata
Voglio ir per mia fanciulla un bel palom
A prender sul ginepro, ov’egli cova.
lacone
E quand’io toserò l’agnella nera,
Darò la molle lana in vesta a Cratida.
comata
Lungi dall’oleastro, o belatrici:
Venite qua al pendio fra i tamarisci.
lacone
Via dalla quercia, Conaro e Cineta:
Non pascete a levante, ov’è Falaro?
comata
Di Prassitele un secchio, ed una tazza
Fatti in cipresso alla mia bella serbo.
lacone
Guardian del gregge un can, che i lupi strozza,
Al mio garzon darò per cacciar fiere.
comata
Locuste, che saltate entro i recinti,
Le mie tenere viti rispettate.
lacone
Cicale, com’aizzo ora il caprajo,
Sì voi sempre aizzate i mietitori.
comata
Odio le volpi di pelosa coda,
Che a sera spoglian di Milon le viti.
lacone
Ed io gli scarafaggi odio, che in alto
A roder vanno di Filonda i fichi.
comata
Non ti sovvien, quand’io scoteați, e dietro
La quercia t’agitavi a denti stretti?
lacone
No. Ma sovviemmi ben d’allor, ch’Eumara
Qui ti legava, e ti pulìa le spalle.
comata
Ve’ chi l’amaro ha in bocca. Il sai, Morsone?
Va, svelli d’un sepolcro antiche scille.
lacone
Io frugo un non so chi. Morson, tel vedi,
Va, sbarba presso Alente il pan porcino.
comata
Latte per acqua Imera corra, e Crati
Di vin rosseggi, e il giunco metta frutti.
lacone
Corra anche mel la Sibariti, e favi
Doman per acqua la donzella attinga.
comata
Mangia citiso, ed egilo il mio gregge,
Sul corbezzolo posa, e pesta il giunco.
lacone
Mie pecore gran pasto han di melissa;
E come rose l’edra alta fiorisce.
comata
Non amo Alcippa, a cui donai il palombo,
Nè mi pigliò le orecchie per baciarmi.
lacone
Ed io molt’amo Eumede, che di baci
Largo mi fu, quand’io gli diedi il flauto.
comata
Le putte agli usignuoi, l’upupe ai cigni
Mal fanno guerra: e tu le liti compri.
morsone
Silenzio impongo al pecorajo; e l’agna,
Comata, a te dona Morson. Sì tosto
Che alle Ninfe avrai fatto sacrificio,
Manda a Morsone un bel pezzo di carne.
comata
A fè di Pan l’avrai. Tutto or di gioja,
Branco d’irchi, stiamazza. Io mi sganascio
Per Lacon pecorajo, a cui buscato
Sonmi l’agnello al fin. Do salti al Cielo.
Fate pur core, o mie cornute capre.
Tutte doman vi laverò nel fonte
Di Sibariti. Cozzator bianchetto,
Ve’, se pria che svenato abbia alle Muse
L’agnel, monti qualcuna, i’ ti fracasso.
O va pur là. S’io non ti fiacco l’ossa,
Possa Comata diventar Melantio.