Pagina:Callimaco Anacreonte Saffo Teocrito Mosco Bione, Milano, Niccolò Bettoni, 1827.djvu/124

114 idilli

Comata
                                             Non vo’ venire.
     Qui son ciperi e querce, e qui le pecchie
     Fan presso gli alveari un grato ronzo:
     Qui due fontane son di gelid’acqua:
     Garriscon su per l’arbore gli augelli,
     Nè paragon con questa ha cotest’ombra.
     E là d’alto quel pin le pine scaglia.
lacone
Sovra pelli d’agnello e sovra lane
     T’adagerai più soffici del sonno,
     Se tu vien qua da me, dove le tue
     Di becco olezzan peggio di te stesso.
     E alle Ninfe porrò di bianco latte
     Una gran tazza, e d’olio grato un’altra
Comata
E se tu vien da me, t’adagerai
     Su molle felce, e florido puleggio,
     E su pelli di capre delicate
     Più quattro volte delle tue d’agnello.
     Ben otto secchie a Pan porrò di latte
     E otto conche di favi pien di mele.
lacone
Tu meco di costà gareggia e canta.
     Sul tuo ti resta, e le tue querce tienti.
     Ma chi deciderà fra noi la lite?
     Qua il bifolco Licopa almen venisse.
Comata
Per me non n’ho bisogno. E, se a te piace
     Chiamiam quell’uom, che scheggia colla scure
     Vicino a te le querce. Egli è Morsone.
lacone
Chiamiamlo.
Comata
                              Chiamal tu.