Comata
Non vo’ venire.
Qui son ciperi e querce, e qui le pecchie
Fan presso gli alveari un grato ronzo:
Qui due fontane son di gelid’acqua:
Garriscon su per l’arbore gli augelli,
Nè paragon con questa ha cotest’ombra.
E là d’alto quel pin le pine scaglia.
lacone
Sovra pelli d’agnello e sovra lane
T’adagerai più soffici del sonno,
Se tu vien qua da me, dove le tue
Di becco olezzan peggio di te stesso.
E alle Ninfe porrò di bianco latte
Una gran tazza, e d’olio grato un’altra
Comata
E se tu vien da me, t’adagerai
Su molle felce, e florido puleggio,
E su pelli di capre delicate
Più quattro volte delle tue d’agnello.
Ben otto secchie a Pan porrò di latte
E otto conche di favi pien di mele.
lacone
Tu meco di costà gareggia e canta.
Sul tuo ti resta, e le tue querce tienti.
Ma chi deciderà fra noi la lite?
Qua il bifolco Licopa almen venisse.
Comata
Per me non n’ho bisogno. E, se a te piace
Chiamiam quell’uom, che scheggia colla scure
Vicino a te le querce. Egli è Morsone.
lacone
Chiamiamlo.
Comata
Chiamal tu.