I sette a Tebe/Primo canto intorno all'ara
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PRIMO CANTO INTORNO ALL’ARA
Continuano le evoluzioni danzate, ma con carattere piú calmo.
Strofe I.
Dei della patria, qui tutti volgetevi,
e questa schiera mirate di vergini,
che del servaggio da voi schermo implorano.
Un flutto d’uomini, d’elmi che ondeggiano
di Marte ai soffî, precipita e mugghia.
Deh!, Giove signore, che l’esito
concedi, fa’ tu che nei vincoli
non piombi d’infesto dominio!
Gli uomini argivi s’aggirano ai valli
di Tebe attorno. Dall’armi sanguinëe
spira terror: dalle fauci a’ cavalli
i freni strage stridono.
E sette duci, nell’armi cospicui,
disposti come li elesse la sorte,
crollan le lancie di Tebe alle porte.
Antistrofe I.
Figlia di Giove, tu volgi, deh, Pàllade,
Tebe a salvare, tua possa belligera.
Equestre sire del mare, Posídone,
col tuo tridente di squali sterminio,
da questo orrore tu affrancaci affrancaci!
Tu Marte — oh noi miseri, oh miseri! —
da cui questa rocca si nomina1,
tu veglia su noi, tu soccorrici.
Tu, che a noi sei genitrice remota,
stornali, o Diva di Cipro2: ché origine
da te traggiamo; e con prece devota
presso il tuo Nume or vedici.
E lupo adesso, re Licio3, a lor móstrati,
dei miei lamenti sii vindice. Affretta,
figlia di Lato, su lor la saetta.
Strofe II
Ahi, ahi, ahi, ahi!
D’intorno ai muri fragore di cocchi
odo, Era venerabile!
Degli assi onusti odi stridere i mozzi,
dilettissima Artemide!
Infuria l’etra squassato dai cuspidi!
Qual doglia incombe su la mia città?
A quale esito il Dio la condurrà?
Ahi, ahi, ahi, ahi!
Antistrofe II
Ahi, ahi, ahi, ahi!
Verberan sassi gli spalti alla cima,
o Apollo dilettissimo!
Di bronzei scudi alle porte è lo squillo!
Onca, di Giove figlia
beata4, a cui concesso è nella mischia
de la guerra guidar la sacra sorte,
tu salva Tebe dalle sette porte!
Ahi, ahi, ahi, ahi!
Strofe III
Ahimè, potentissimi Superi,
O Divi, o Giove, custodi ben vigili
di queste mura, deh, preda non giaccia
la città nostra cui guerra flagella
di questa turba ch’estrania favella.
Udite, è giusto, la prece che levano
queste fanciulle, alte al cielo le braccia.
Antistrofe III
Ahimè, dilettissimi Dèmoni,
voi che la rocca cingete, a difenderla,
mostrate adesso che Tebe v’è cara.
Voi proteggete l’altare ed il tempio,
lunge da loro tenete lo scempio.
E vi sovvenga che a voi tante vittime
ne l’orge sacre spruzzarono l’ara.
Note
- ↑ [p. 353 modifica]Mi allontano dalla lezione dei codici: ἐπώνυμον Κάδμου πόλιν, per ragioni metriche; e traduco un po’ a senso, tenendo conto dello scolio al verso 102.: τιμᾶται γὰρ παρὰ Θηβαίοις ὁ Ἄρης καὶ Ἄρειον τεῖχος καί Ἀρητιὰς κρήνη παρὰ αὐτοῖς.
- ↑ [p. 353 modifica]Cipride era in certo modo progenitrice dei Tebani, perché madre di Armonia, che fu sposa di Cadmo, mitico fondatore di Tebe.
- ↑ [p. 353 modifica]Il re Licio è Apollo. Nel testo è un intraducibile giuoco di parole fondato sopra una arbitraria etimologia dell’epiteto Λύκειος, fatto derivare da λύκος = lupo, anziché da Λυκία = Licia.
- ↑ [p. 353 modifica]Onca era epiteto di Atena presso i Tebani. Derivava dal Fenicio; e questa coincidenza è addotta da Pausania (IX, 12) come prova dell’origine fenicia di Cadmo, contro quelli che lo volevano egiziano.