I monumenti e le opere d'arte della città di Benevento/Del teatro antico/Erroneamente fu ritenuto anfiteatro

I. Erroneamente fu ritenuto anfiteatro. Donde il nome Grottoni di Mappa?

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I. Erroneamente fu ritenuto anfiteatro. Donde il nome Grottoni di Mappa?
Del teatro antico Del teatro antico - Descrizione del monumento
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i. erroneamente fu ritenuto anfiteatro.
donde il nome grottoni di mappa?


Racconta Tacito1 che Nerone, dopo la rovina del teatro di Napoli, la quale fu degno coronamento delle follie di lui, avviatosi alla volta dell’Adriatico, si fermò in Benevento, ove il famoso Vatinio, di lui amico, diede gli spettacoli gladiatorii2: petiturusque maris Hadriae traiectus, apud Beneventum interim consedit: ubi gliadiatorium munus a Vatinio celebre edebatur. Questo passo storico è servito di base a tutti gli scrittori patrii beneventani per sostenere che questa città abbia avuto il suo anfiteatro, e alla maggior parte di loro per ritenere che a quest’edificio si debbano riferire i grandiosi vestigii del teatro. Della Vipera3, Giordano de Nicastro4, De Vita5, Isernia6 (quest’ultimo più calorosamente [p. 338 modifica]degli altri) hanno sostenuto ambo le tesi; solo de Blasio7, pur attribuendo alla sua patria l’anfiteatro, ha asserito che gli avanzi che studieremo fossero quelli di un teatro. L’Abate Casselli nella sua Topografia della Pontificia città di Benevento8 segnava quei ruderi come appartenenti ad un teatro. Nulladimeno questi due ultimi autori non hanno avuta autorità bastevole a fare scomparire un pregiudizio così grave e manifesto di per sè, siccome non ne ebbero nemmeno Garrucci e Rossi i quali pure affermarono questo edifizio fosse un teatro9.

Questo pregiudizio, comune a molti scrittori di storie locali10, è derivato dall’aver voluto ad ogni costo attribuire alla città natale l’esistenza dell’anfiteatro11, dall’avere errato intorno alla forma, scambiando quella del teatro con quella dell’anfiteatro12, e dall’aver creduto falsamente che sempre gli spettacoli gladiatorii si fossero dati in anfiteatri di pietra. È provato che molte città, pure avendo avuta una grande importanza, non ebbero anfiteatro, tra le quali Maffei13 cita Napoli. E nei primi tempi dell’impero, quando gli spettacoli gladiatorii cominciarono ad introdursi, questi si facevano negli stadii, negli steccati, nei teatri stessi, e più tardi negli anfiteatri di legno14. Tacito ci ha tramandato che sotto Vespasiano s’incendiò il bellissimo anfiteatro di legno di Piacenza15, e che Nerone, il quale amava moltissimo siffatti spettacoli, costruì in Campo Marzio un anfiteatro di legno16. Si andrebbe troppo per le lunghe, se si volesse riportare altri esempii ricavati dagli storici. Il primo anfiteatro di fabbrica [p. - modifica]


Tav. XLVI
Icnografia del Teatro Antico di Benevento

Rapporto 1:400

N.B. Le parti bianche rappresentano le vie attuali.

Le parti leggermente ombrate rappresentano le moderne costruzioni sovrapposte alle antiche.

Le parti attintate quasi in nero rappresentano le costruzioni proprie del teatro antico.


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Tav. XLVII.


Particolari delle arcate del pianterreno dell’antico teatro

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fu quello che Statilio Tauro eresse in Roma per omaggio ad Augusto17; ma era assai picciolo e disadatto18, e con i gradini di legno, tanto che sotto Nerone si bruciò19.

Per conseguenza Roma non ebbe un completo anfiteatro di pietra prima del Colosseo o Flavio.

Premesse le quali considerazioni, è egli presumibile che Benevento abbia avuto un anfiteatro di pietra ai tempi di Nerone? Devesi convenire che o Vatinio abbia improvvisato uno steccato di legno, o si sia servito di altro recinto. Ed è importante notare che Tacito, il quale accenna a molti anfiteatri, non avrebbe taciuto questo di Benevento, ove fosse esistito, allorquando fece parola degli spettacoli gladiatorii di Vatinio; invece egli limitossi ad accennare solo questi spettacoli. Nè Lipsio fa cenno dell’anfiteatro di Benevento, nè in questa città alcuna iscrizione si è rinvenuta che ne faccia menzione.

Sembrami che tra i primi sia stato Della Vipera a cadere in inganno, avendo scritto: «neque minimum est Beneventanae Urbis excellentiae argumentum, eiusdem Amphitheatrum pro ludis coram Imperatore Nerone celebrandis a Vatinio fuisse electum20»; e poi, riferendosi al rinvenimento di un tesoretto: Nummi argentei inventi prope ruinas Amphitheatri Beneventanae Urbis21.

Nello stesso errore incorse Vergerio, il quale, secondo ne rapporta Alfonso De Blasio22, avrebbe scritto che Beneventi Amphitheatrum prope Dianae templum persistebat et bifarorum turrem, ex cuius ruinis campanilis et prospectus cathedralis fuerunt erecti. Gli scrittori patrii posteriori, invece di affidarsi ai proprii occhi, e di eseguire più esatti studii sui ruderi del monumento, hanno ricalcate le orme di quei primi, paghi delle loro vaghe affermazioni. E gli errori degli scrittori locali hanno ripetuto altri storici italiani, fra i quali il Selvatico23, che sembra aver copiato dal nostro De Vita. [p. 342 modifica]

Rossi, tra i pochi, nella sua bell’opera sull’Arco Traiano, toccando per incidente di questo teatro, seppe splendidamente confutare De Vita. Non devo privare il lettore delle parole di lui: »il superbo teatro sostenuto da portici amplii e maestosi, il quale serba ancor le vestigia delle soprapposte volte, delle scalinate, dei ripiani o precinsioni, dei corridori o vomitorii, delle scalette e nicchie corrispondenti, non che del luogo dell’orchestra, sedili e portici superiori; e non l’anfiteatro colle cavee partim ad cloacarum usum, partim ad receptum et custodiam ferarum immaginato dal De Vita; poichè, oltre all’essere ignoto agli antichi un tale anfiteatro lapideo in Benevento, ed all’essere le cavee anche proprie dei teatri, come in occasione di quel di Nicea ci fa saper Plinio: huic theatro… multa debentur, ut basilicae circa, ut porticus supra caveam; il niun vestigio di figura ovale riserbata per gli anfiteatri, ma l’emisferica propria dei teatri, l’ampiezza delle volte interiori, la libertà dell’ingresso e dell’uscita non impedita da traccia alcuna di ferrata o cancelli, la libera comunicazione dei portici niente applicabile alla custodia e separazione delle fiere diverse, il seliciato delle vie, l’entrata, le basi e le colonne marmoree della semicircolare facciata orientale, lo fan toccar con mano per vero teatro coi suoi portici da mettervisi gli spettatori al coperto delle piogge grandi ed improvvise, i quali sono uno dei tre essenziali pezzi dell’antico teatro, sebbene nel nostro pro maxima parte superiecta humo iacent consepulta24

»Ma una tale opinione, dice Isernia, riferendosi ad un parere di Garrucci, uniforme a questo di Rossi, non è stata mai avvalorata da oculari osservazioni o da qualche pianta dell’edifizio fatta levare in altri tempi da coloro che erano al governo della città, o da privati cittadini studiosi di cose patrie25». Io ho appagato il desiderio dell’amico, avendo fatta elevare con non lieve fatica e dispendio la pianta che qui dono al lettore (Tav. XLVI), e sulla quale ci intratterremo nel seguente paragrafo.

Non devo omettere di spiegare la etimologia del nome Grottoni di Mappa che ha accompagnato un lungo periodo di tempo [p. 343 modifica]i ruderi di questo grandioso edifizio, imperocchè potrà avvenire di imbattersi in esso leggendo gli scritti antichi o di sentirlo dalla bocca del popolo. La cosa è assai semplice: siccome la estinta famiglia dei signori Mappa di questa città aveva la sua casa (rovinata col tremuoto del 1688 e poi ricostruita26) dal lato di mezzodì, accosto i ruderi di questo edifizio, e si serviva dei corridoi e dei vani di questo per uso di cantine o grotte, così dal loro casato quei sotterranei e quei ruderi trassero il nome, ancor rimasto in bocca al popolo, di Grottoni di Mappa.

Al termine del Capo IV accennai ad alcuni pregiudizi del volgo intorno ai sudetti Grottoni di Mappa ed ai ruderi de I Santi Quaranta27; sventuramente sono stati avvalorati dalla penna di patrii scrittori. Così il citato Prof. Saverio Sorda nella relazione alla Commissione Archeologica di Benevento, nella tornata del 26 Ottobre 1871, discorrendo dell’edifizio de I Santi Quaranta, oltre a diverse altre inesattezze, aggiungeva: «… se oltre il crittoportico pel verno, Benevento avesse potuto averne anche un altro per la està, quest’altro, sull’esempio del sotterraneo di Plinio nel Laurentino, io congetturo dover essere stato quel sotterraneo tutt’ora esistente, e chiamato volgarmente il Grottone di Mappa»28.

Nientedimeno adunque che il Prof. Sorda scambiava i maestosi ambulacri del teatro per quelli di un crittoportico! Così come lui, pochi essendosi presa cura di esaminare diligentemente ogni avanzo di antico edifizio, e di scriverne con cognizione di cause, non deve recar meraviglia se dei nostri Monumenti, in Italia e fuori, nessuno abbia avuta piena conoscenza.

Note

  1. Annali, lib. XV. capit. XXXIII e XXXIV.
  2. Chi sia stato questo Vatinio ce lo dice Tacito stesso nel luogo sopra citato: uno dei più infami mostri della corte di Nerone, discepolo d’un sarto, deforme del corpo, buffone volgare; il quale, pria accolto per ischerno, da indi, calunniando gli ottimi, tanto si estolse che in favori, ricchezze e potenza di nuocere sorpassò i più tristi.
  3. Chronologia Episcoporum et Archiep. Metrop. Ecclesiae Beneventanae, Neapoli, Typis Dominici Montanari, MDCXXXVI. pag. 4 e 206.
  4. Op. ined. cit. lib. II. capo III. pag. 300 e seg.
  5. Op. cit. pag. 283 e seg.
  6. Op. cit. vol. I. pag. 292 e seg.
  7. Manoscritto citato, lib. I. cap. XVII.
  8. È la pianta di Benevento dell’Abate M. Saverio Casselli, dedicata a Papa Pio VI dai Consoli della città. Non porta data; dal Municipio se ne conserva il rame.
  9. Garrucci, le antiche iscrizioni di Benevento, op. cit. pag. 83, n. 79
    Rossi, Dall’Arco Traiano, op. cit. tom. I. pag. LXVI, n. 58.
  10. Maffei, De gli anfiteatri, Verona, MDCCXXVIII, pag. 58 e 59.
  11. Id. pag. 87.
  12. Id. pag. 96.
  13. Id. pag. 85.
  14. Id. pag. 69, 89.
  15. Le Storie, lib. 2. cap. XXI.
  16. Annali, lib. 13., cap. XXXI.
  17. Dione, lib. 51; Maffei op. cit. pag. 18.
  18. Maffei, op. cit. pag. 19.
  19. Sifilino, compendio di Dione; Maffei, op. cit. pag. 20.
  20. Op. cit. pag. 4.
  21. Op. cit. pag. 206, in fine.
  22. Manoscritto citato.
  23. Op. cit. parte 1. pag. 363, tra le Aggiunte e Rettificazioni. Per Benevento non l’avesse mai fatte; si avrebbe risparmiato uno sproposito.
  24. Rossi, op. cit. tom. I. num. 58, pag. LXVI e seg.
  25. Op. cit vol. I. pag. 295.
  26. Giord. De Nicastro, Memorie storiche, ecc.... lib. II. pag. 307.
  27. Pag. 336.
  28. Vedi il periodico «La Gioventù Sannitica anno II., numeri 8 e 9 (5 Luglio e 5 Agosto 1878), Benevento.