I monumenti e le opere d'arte della città di Benevento/Dei Santi Quaranta/Età dell'edifizio

4. Età dell’edifizio

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Dei Santi Quaranta - Destinazione dell'edifizio Del teatro antico
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4. età dell’edifizio


Mancando ogni documento storico, non puossi indagare l’epoca, nella quale questo edifizio potè sorgere, se non prendendo a base la sua struttura murale. Tra i varii generi delle strutture [p. 335 modifica]Vitruvio segna per primo l’opus reticulatum, il quale, ei dice, si usava allora da tutti1. In tal caso si era obbligati di mettere alle cantonate delle mura delle pietre quadrangolari dell’altezza corrispondente alla diagonale dei quadrucci del reticolato, non potendo ripiegare questi sullo spigolo estremo2. Però avverte Canina3: «Nel tempo in cui la potenza dei Romani era giunta a molta grandezza, e principalmente sotto il governo di Traiano e di Adriano, rendendosi il meteriale laterizio cotto assai comune, si fece frequentemente uso di questo per collegare l’opera reticolata nelle svoltate ed estremità delle pareti e nelle arcuazioni, invece della pietra tagliata a forma di mattoni, come si praticava negli ultimi anni della repubblica e nel principio dell’impero, e come si è poc’anzi osservato. Ma, onde collegare meglio l’opera reticolata colla laterizia, si praticò comunemente di frapporre ad ogni nove in undici ordini di quadrelli del reticolato circa cinque in sette strati orizzontali di materiale laterizio, dal che ne nacque una bella specie di costruzione reticolata mista con la laterizia, e nei monumenti eretti in tale epoca in Roma, e specialmente in Tivoli nella vastissima villa di Adriano, se ne ammirano molti ben ordinati esempii».

Ora, essendo il genere di muratura adoperato nel nostro monumento affatto identico a questo descritto da Canina ed assegnato all’epoca di Traiano e di Adriano, e prendendo a guida una notizia così preziosa di scrittore tanto accurato nello studio degli antichi monumenti, devesi ritenere che l’edifizio del quale ci stiamo occupando non possa rimontare al massimo che a qualche predecessore di Traiano, e che le aggiunzioni, gli ampliamenti ed i restauri non possano essere avvenuti che sotto l’impero dei sudetti due principi. E ne conforta in questa opinione il pensare che questi furono larghi di opere pubbliche nelle nostre contrade, segnatamente intorno Benevento, e che il primo in particolar modo provvide sempre e con paterne cure all’annona ed ai commerci4. Del resto, nel silenzio della storia e nella [p. 336 modifica]mancanza di qualsiasi epigrafe, è giuocoforza accontentarsi di questi elementi.

Prima di chiudere questo paragrafo, non voglio trasandare di combattere un pregiudizio popolare: tutto il popolo qui crede e ripete che questo edifizio dei Santi Quaranta abbia sotterranee comunicazioni con il teatro romano, del quale ci occuperemo nel seguente capitolo. Il pregiudizio o errore, secondo me, è derivato dal fatto seguente: il primo ordine dell’antico teatro è tutto interrato, ed è interrato per l’altezza di parecchi metri tutto il tratto di via che corre da porta S. Lorenzo a Cellarulo, colmando la via Latina sin sopra l’estradosso delle volte dell’edifizio dei Santi Quaranta; ora, supponendo il volgo che lo stato attuale di quei luoghi sia esistito sempre ad un modo, anche in antico tempo, che il primo ordine del teatro sia stato costituito di sotterranei, che sotterranei sieno stati anche i corridoi dei Santi Quaranta, e vedendo che anche presso le antiche terme5 nella proprietà Mucci e Palmieri esistono antichi vuoti, ha pensato che tutti questi dal teatro ai Santi Quaranta siensi collegati. Ad avvalorare tale credenza si è potuto prestare ancora il fatto che i corridoi del teatro, girando in curva, nell’oscurità son potuti sembrare distendersi per lungo, ed avere maggiore lunghezza di quella che in effetti essi hanno.

Parmi che io abbia detto molto intorno a questo edifizio dei Santi Quaranta, e che altro non possa dirsi senza che vi sieno praticati degli scavi razionali in alcuni punti più importanti6. Termino con un augurio, che lo Stato, la Provincia e il Comune vogliano prendere a cuore questi avanzi importanti, così come tutti i monumenti beneventani.

Note

  1. Op. cit. lib. 2. pag. 39.
  2. Canina, op. cit. tom. 8. pag. 117.
  3. Op. cit. tom. 8. pag. 128.
  4. Vedi a pag. 78 di quest’opera.
  5. Vedi a pag. 286 di quest’opora.
  6. Anni sono, mi pare nel 1877, da questa Commissione Conservatrice dei Monumenti si fecero eseguire alcuni scavi, ma pare che non abbiano menato a pratici risultati, non essendosene, forse, saputo precisare la estensione e il fine.