I Nibelunghi (1889)/Avventura Sesta

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Anonimo - I Nibelunghi (XIII secolo)
Traduzione dal tedesco di Italo Pizzi (1889)
Avventura Sesta
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Avventura Sesta

In che modo Gunthero andò in Islanda per Brünhilde


     Nuovi racconti levansi sul Reno,
E si dicea che v’erano leggiadre
Fanciulle assai. Di queste una pensava
Di far sua donna il buon prence Gunthero,
5Sì che al prode signor l’anima tutta
Esaltavasi. E inver, di là dal mare,
Una regina fea soggiorno, e niuno
Altra che l’uguagliasse, in nessun loco
Vedea giammai. Più in là che da misura
10Era leggiadra, grande il vigor suo,

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Ch’ella solea con agili guerrieri,
Accesi in lei d’amor, dardi e saette
Lungi avventar. Lungi le pietre ancora
Ella scagliava, e dietro poi gittavasi
15A le pietre d’un balzo. Or, chi l’amore
Di tal donna si ambìa, vincer tre giochi
Senza fallo dovea su cotal donna
D’inclito nascimento, e il capo suo
Perdea l’audace, se in un sol de’ giochi
20Fallìa la prova. Ma ciò fatto avea
Molte fïate la fanciulla, quante
Contar non si potean. Ciò seppe ancora
Là presso al Reno un cavalier valente1
Che volse l’amor suo ver la fanciulla
25Vaga e leggiadra. E per costei la vita
Perder dovean dipoi molti gagliardi.
     Disse il prence del Reno: Io giuso al mare
Discender vo’ fino a Brünhilde, avvenga
Ciò che avvenir mi può. Per l’amor suo
30Vo’ rischiar la mia vita; e perderolla,

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Se quella non si fa la donna mia.
     Io da ciò vi sconsiglio, rispondea
Prence Sifrido. Sì crudel costume
Ha la regina, che chi cerca e ambisce
35L’amor di lei, grave n’ha poi la pena.
Tal vïaggio evitar, prence, v’è d’uopo.
     Questo i’ consiglio a voi, Hàgen soggiunse,
Che il grave carco a sostener preghiate
Prence Sifrido. Il mio consiglio è questo,
40Da che ben noto gli è come van cose
Appo Brünhilde. — E vuoi tu darmi aita,
Nobil Sifrido, disse il re, la donna
Amorosa a cercar? Se ciò mi fai
Di che ti prego, e se di me amante
45Si fa per te l’innamorata donna,
Pel tuo dolce piacer l’onor, la vita,
Io rischierò. — Di Sigemundo il figlio,
Sifrido, rispondea: Se tu mi dai
La tua sirocchia, ben farò cotesto,
50La tua sirocchia, l’inclita regina,
Kriemhilde bella. Per la mia fatica
Più in là di questa altra mercè non bramo.

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     Sifrido, in la tua man, disse Gunthero,
Io ti prometto; e se Brünhilde adorna
55In questa terra a me verrà, la mia
Sirocchia a te darò per donna tua.
Con lei, sì vaga, possa tu per sempre
Viver beato! — E fean lor sacramento
Ambo gli eroi molto prestanti. Allora
60Ben più d’assai maggior fu lor travaglio
Pria di menar del Ren fino a le sponde
La fiera donna; i giovani gagliardi
Grave a portarsi in cor n’ebber la cura.
E Sifrido recar dovea la cappa
65Con sè, qual già l’eroe, prestante, ardito,
A un nano tolta avea con gran travaglio,
Quale Alberico si dicea. Ma intanto
Al vïaggio apprestavansi gli eroi
Possenti, ardimentosi. Allor che seco
70La cappa avea Sifrido valoroso,
In essa avvolto, tanta forza avea,
Oltre al suo corpo ancor, quanta pur n’hanno
Dodici prodi. E fu però ch’ei vinse
L’inclita donna con molt’arte. Ancora

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75Di tal foggia composta era la veste,
Che ogn’uom ravvolto in lei fea quante cose
Ei più bramava, e niun vedealo. Intanto
Così vinse Brünhilde il valoroso,
Onde gl’incolse poi grave sventura.
     80Eroe Sifrido, pria che avvenga questo
Vïaggio mio, perchè possiam discendere
Là fino al mare con perfetto onore,
Dimmi tu se dobbiam nosco menarne
Alquanti eroi di Brünhilde alla terra.
85Trentamila campioni in breve tempo
Qui chiamati saranno. — E sia qualunque
La schiera che vogliam nosco menarne,
Sifrido rispondea, tale ha costume
La regina e selvaggio e paventoso,
90Che per sua tracotanza ognun de’ nostri
Perir dovrà. Degg’io cosa migliore
Consigliarvi però, buono e prestante
Campione in guerra. Scendere da noi
Si dee pel Reno, costume serbando
95Di cavalieri, ed io dirò pur anco
Chi nosco esser dovrà. Giù fino al mare

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Quattro discenderem valenti e prodi,
Conquisterem, qualunque cosa poi
Accader voglia, la fanciulla. Uno
100Io sarò de’ compagni; esser tu dêi
L’altro ed Hàgene il terzo (oh n’usciremo
Incolumi!) e Dancwàrt, l’uom prode assai,
Il quarto sia. Davver! che non potranno
Altri mille resisterci in battaglia!
     105Io volentieri apprenderei, soggiunse
Prence Gunthero, pria che là ne andiamo
(E ben lieto n’andrei), quali dinanzi
A Brünhilde avrem noi che ben si addicano,
Le vestimenta. Ciò ridir dovete
110A re Gunthero. — Vesti che fra tutte
Rinvengonsi migliori, ad ogni tempo
Di Brünhilde in la terra usa la gente.
Ricche vesti perciò dinanzi a lei
Recar dobbiam, sì che disdoro alcuno,
115Quando s’udrà narrar cotesta istoria,
Noi non ne abbiamo. — Il buon guerrier soggiunse:
     Così vogl’io dalla mia dolce madre

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Andarne tosto, se poss’io da lei
Tanto ottener che ci porgano aita
120Sue vaghe ancelle in apprestar le vesti,
Quali recar vogliam con molto onore
Per l’inclita fanciulla. In cortese atto
Hàgene di Tronèga allor dicea:
     Perchè vorreste di cotal servigio
125Vostra madre pregar? Fate che intenda
Ciò che bramate la sorella vostra,
E tal servigio in buon punto vi fia
Per che n’andiate a quella corte. — Allora
Alla sirocchia sua fe’ dir quel prence
130Ch’ei di vederla avea desìo, che ancora
Ciò disïava principe Sifrido.
E quella, prima che cotesto fosse,
Avvenente e leggiadra, erasi ornata
Con arte molta. Oh! fu per lei di doglia
135Parca il venir di questi ardimentosi!2

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     Le compagne di lei, qual s’addiceva,
Erano ornate; e come quella intese
Che ambo i prenci venìan, ratto levossi
In piè dal seggio, e con atto cortese
140La s’avanzò ’ve nell’ospite illustre
E nel fratello s’incontrò. Deh! sia
Benvenuto il fratello e il suo compagno,
Disse la giovinetta. Io volentieri
Intendere vorrei ciò che da voi,
145Prenci, si brama, da che andar volete
Ad altra corte. Udir mi fate adunque
Di voi, nobili eroi, che son novelle.
     O donna, io vel dirò, prence Gunthero
Allor rispose. Ben che grande sia
150Animo in noi, è d’uopo a noi ben grave
Una cura portar. Lungi, a una terra
Straniera andremo noi, vaghe fanciulle
A corteggiar. Per tal vïaggio è d’uopo
Che vesti abbiamo noi pompose e belle.
     155Dolce fratello mio, deh! v’assidete,
Disse colei, figlia di prenci, e fate
Ch’io bene ascolti quali son fanciulle

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Che bramate cercar, per l’amor vostro,
D’altri monarchi nella terra. — Intanto
160Ambo gli eletti cavalier per mano
La fanciulla prendea. Con essi al loco
Andava in che seduta ell’era in pria,
Su guanciali pomposi (io ben cotesto
Conoscer bramo), di leggiadre immagini
165Adorni tutti, e con bei fregi in oro.
Daccanto a la fanciulla ebbero i prodi
Gioia e sollazzo; e furono amorosi
Sguardi e un mirarsi con amor per gli occhi,
E fu cotesto in ambo i giovinetti
170Sovente assai. Recava lei nel core
Prence Sifrido, e qual la dolce vita
Kriemhilde era per lui. Fu da quel tempo
Donna eletta a Sifrido valoroso
La leggiadra Kriemhilde. Il re possente
175Le disse allor: Dolce sorella mia,
Senz’aita di te nulla da noi
Potrà compirsi. Aver sollazzi e feste
Vogliamo noi di Brünhilde in la terra,
E dinanzi a colei vesti pompose

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180Recar ci è d’uopo. — E a lui la giovinetta:
     Dolce fratello mio, quanto per l’opra
Di me può farsi in tale intento, a voi
Offro del core e a ciò pronta son’io;
S’altri vi niega alcuna cosa, grave
185Dolor saria per Krïemhilde. Voi,
Qual chi un affanno ha in cor, me non dovete
Pregar così, prestanti cavalieri,
Ma con atto cortese un cenno farmi
E comandar. Per ciò che piaccia a voi
190Nell’opra mia, per voi son pronta e farlo
Volentieri vogl’io. — Così dicea
L’avvenente fanciulla. — E vogliam noi,
Cara sorella mia, leggiadre nosco
Portar le vesti. In ciò compir, soccorso
195Porti la vostra man nobile e sperta;
Finiscan l’opra, sì che a noi le vesti
Leggiadramente stian, le ancelle vostre,
Chè di ritrarci da cotal vïaggio
Alcun desìo non abbiam noi. — Quel ch’io
200Or vi dirò, notate voi, rispose
La giovinetta. Serici broccati

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Ho qui con meco; or fate voi che targhe
Altri ci porti ricolme di gemme,
E noi le vesti comporrem. — Gunthero
205E Sifrido pur anco assentimento
Diero al desio de la fanciulla. E quali,
La regina dicea, sono i compagni
Che a quella corte in tali vesti ornate
Verranno vosco? — Ei disse: Il quarto io sono,
210E a quella corte due de’ miei verranno,
Hàgen, Dancwàrt, con me. Voi ben dovete,
Donna, ciò ch’io dirò, notarvi in mente.
Io quarto vo’ portar ne’ quattro giorni
Tre di vesti, e leggiadre sian le vesti,
215Mute diverse ad ogni dì, chè noi
Senza vergogna qui tornarci a dietro
Dalla terra vogliam ch’è di Brünhilde.
     Per cortese commiato ambo que’ prenci
Di là partian. E tosto fra le ancelle
220Trenta fanciulle da lor stanze interne
A se chiamò regina Krïemhilde,
Quante sì per tali opre aveano ingegno
E destrezza d’assai. Sì come neve

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Bianche sete d’Arabia e ben composte
225Sete di Zazamànc, d’un color verde
Qual di trifoglio, di lucenti gemme
Adornâr le fanciulle, indi fûr tratte
Buone le vestimenta, e Krïemhilde,
Essa medesma, l’inclita donzella,
230Tagliar le volle. I soppanni con arte
Composti in pelli di stranieri pesci,
Quali venian dal mar d’estranie genti,
Quante aversi potean, coprian le ancelle
Di rilucenti sete, e i cavalieri
235Tali dovean recarle. — Udite intanto
Meraviglie narrar d’este sì belle
Vestimenta da eroi. — Serici drappi,
I più belli che mai figli di regi
Possedessero un giorno, aveansi in copia,
240Di Marocco e di Libia; e ben lasciava
Krïemhilde apparir che buon volere
Ella pei prenci avea. Poi che bramato
Avean essi così l’alto vïaggio,
Indegne anche estimâr le bianche pelli
245Degli ermellini, e neri quanto è scheggia

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Di carbon fosco poser le fanciulle
Altri velli sui primi. Ai baldi eroi
Bene ciò s’addicea per tanta festa.
E d’Arabia su l’or molte brillavano
250Gemme lucenti, e non picciolo invero
Fu de le ancelle il faticar. Le vesti
Di sette settimane entro a lo spazio
Furon compiute e l’armi ancor fûr pronte,
Tutte, per questi eroi buoni e gagliardi.
     255Ratto ch’ei furon pronti, e fu costrutto
Subitamente a navigar sul Reno
Un forte navicel che fino al mare
Dovea recarli. Ma stanchezza molta
Alle nobili ancelle era venuta
260Per l’opra assidua. Ai cavalieri intanto
Altri dicea che le pompose vesti
Ch’elli recar dovean, eran compiute,
A lor desio conforme. Ei rimanersi
Più lungo tempo non volean sul Reno.
     265A’ lor compagni di vïaggio un messo
Fu allor mandato, s’elli mai le nuove
Lor vestimenta rimirar voleano,

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Sia che lunghe agli eroi fosser soverchio,
Sia di soverchio brevi. Oh! ma in perfetta
270Misura ell’eran tutte, e reser grazie
I valorosi a le fanciulle. A quanti
Per le vesti venian, d’uopo fu allora
Asseverar che miglior cosa in terra
Veduta ei non avean; però alla corte
275Volentieri potean recarle attorno,
Chè niuno favellar di più pompose
Vesti potea di cavalieri. Grazie
Grandi d’assai non fûr niegate allora,
E i baldi eroi chieser commiato, e questo
280In atto ei fean di cavalier ben degno.
Ma di pianto ad alcun torbidi e molli
Si fêr gli occhi lucenti, e Krïemhilde
Così dicea: Diletto fratel mio,
Deh! che potreste ancor quì rimanervi
285E altre donne cercar (questa i’ direi
Opra ben degna!), nè in sì gran distretta
Vostra vita saria. Ben più vicino
Nobil fanciulla ritrovar potreste.
     Io credo sì che lor diceva il core

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290Ciò che avvenne dipoi. Tutti e in eguale
Maniera elli piangean, per quante cose
Altri dicesse, e impallidia sul petto
A le lagrime lor l’auro lucente,
A le lagrime sì, che giù dagli occhi
295Cadeano in copia. Disse allor Kriemhilde:
     Prence Sifrido, e per fede e per grazia
Lasciate voi che a voi si raccomandi
Il caro fratel mio, perchè nol tocchi
Di Brünhilde in la terra alcuna offesa.
     300Ne fè promessa di Kriemhilde in mano
L’uom destro e baldo. Fin che il viver mio
Mi resti, favellò quel valoroso,
Donna, dovete voi libera e sciolta
D’ogni pensiero andar. Qui fino al Reno
305Incolume addurrollo ancora a voi;
Ciò per certo v’abbiate. — Ella inchinavasi,
L’avvenente fanciulla. E gli aurei scudi
Altri frattanto su le aperte arene
Andò recando e là portò le vesti,
310Tutte a quel loco. I palafreni ancora
Furono addotti, chè partir voleano

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Disïosi gli eroi, sì che da donne
Leggiadre allor si fè gran pianto assai.
     Le fanciulle amorose alle finestre
315Stavano intente, e ratto un’aura forte
Mosse la nave con la vela. Tutti
Posâr del Reno sovra l’onde insieme
I baldanzosi, e re Gunthero disse:
     Chi nocchiero sarà? — Vogl’io cotesto,
320Disse Sifrido, ch’io su l’onde posso
(Nobili eroi, questo sappiate) al loco
Addurvi ratto. Bene a me son note
Le dritte vie dell’acque. — Ecco! gioiosi
Elli partìan dalla burgundia terra.
     325Rapidamente un legno si pigliava
Prence Sifrido, e l’uom gagliardo e forte
A puntar cominciò sovra la sponda;
Gunthèr medesmo arditamente in mano
Si tolse un remo, e abbandonâr la spiaggia
330I cavalieri baldanzosi e forti,
Degni di laude. Elli recaron seco
Eletti cibi e vin gagliardo ancora,
II miglior vino che dal Reno intorno

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Rinvenir si potea. Lor palafreni
335Bene si stanno, ch’elli han tutti gli agi,
E lor nave sen va rapida e piana,
E niun travaglio han quelli. E di lor vele
Forti furono allor stese le sarte,
Ed essi andarno, pria che notte fosse,
340Con buon vento scendendo inverso al mare
Ben venti miglia. Ma cagion di duolo
Fu poscia il faticar per que’ gagliardi.
     Al mattin dodicesmo, in quella guisa
Che udimmo raccontar, laggiù recaronli
345Rapide l’aure ad Isenstein di contro,
Di Brünhilde in la terra, e niun quel loco,
Se ne togli Sifrido, conoscea.
Ma re Gunthèr, quando il castello vide
E suoi ampi ricinti, oh! come e tosto
350Gridò: Mi dite voi, Sifrido amico,
Se pur v’è noto, di chi son le mura,
Ancora di chi son le ricche terre.
     Sifrido rispondea: Ciò mi è ben noto.
Genti son queste e terra di Brünhilde,
355Isenstein è il castel, quale soventi

[p. 114 modifica]

Mi udiste ricordar. Potrete voi,
Oggi pur’anco, rimirar leggiadre
Fanciulle assai. Un mio consiglio intanto,
Eroi, darovvi, perchè abbiate voi
360Un sol pensiero, perchè ognun di voi
Egual favelli. E buona cosa intanto
Parmi cotesta. Poi che andremci innanzi
Oggi a Brünhilde, alla regina illustre
Starci innanzi dovrem guardinghi e intenti.
365Ratto che vedrem noi co’ suoi consorti
L’amorosa fanciulla, un motto solo,
Incliti eroi, per voi si dica; e sia
Mio signore Gunthero, io suo vassallo.
Così, com’egli vuol, tutto farassi.
     370A prometter conforme ch’egli volle,
Essi fûr pronti, e d’assentir nessuno
Allor lasciò, benchè superbo; tutti,
Com’ei volea, disser concordi. Intanto
Bene ciò avvenne, e principe Gunthero
375Veder potè Brünhilde bella. Tanto,
Dicea Sifrido allor, nè fo nè dico
Per l’amor tuo, ma sol per la tua suora,

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L’avvenente fanciulla. A me colei
È qual l’anima mia, quale pur anco
380La mia persona. E volentieri in questo
Io vo’ servir, perch’ella sia mia donna.



Note

  1. Il re Gunthero.
  2. Detto con leggiera ironia. Essa ne ebbe gran dolore perchè il suo Sifrido stava per partire.